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Dialogo o contrapposizione?

Il papa nel cuore dell’Islam

Vescovo-Adriano-Tessarollo
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Quale il compito delle religioni? Costruire tra i popoli e le culture barriere o ponti? Il papa apre coraggiosamente un ‘processo’ che ha bisogno di essere accolto da tutte le religioni. Quale il contributo che le religioni possono dare alla pace? Difendendosi restando fermi in trincea o uscendo e proponendo itinerari concreti di pace e di riconciliazione?

Il primo passo per tutti è il rispetto della libertà personale perché ciascuno possa professare ovunque il proprio culto e sia contemporaneamente riconosciuto come fratello, membro della stessa umanità amata da Dio.

Per questa libertà e comune dignità umana nessuna istituzione umana può costringere la persona con la violenza ad abbracciare una religione. Il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” ci si augura che apra nuovi e forse inattesi rapporti di dialogo franco e sincero nei rapporti tra cristianesimo e islam.

È un grande atto di coraggio, un investimento di lungo respiro il fatto che il papa Francesco e l’imam capo sunnita di Al-Azhar dichiarino “di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio…” in nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, in nome dell’innocente anima umana che Dio ha proibito di uccidere, in nome dei poveri, degli orfani e delle vedove, dei rifugiati ed esiliati, di tutte le vittime delle guerre e delle persecuzioni.

Certo che tale documento deve essere stato preparato con lungo, paziente e intelligente lavoro da ambo le parti, come pure è stato scelto accuratamente il luogo dove farlo conoscere e firmarlo.

Di fronte al crescere dell’estremismo ateo e agnostico e del fondamentalismo cieco dell’integralismo religioso che spingono entrambi al terrorismo per fini economici e politici il Papa e il Grande Imam affermano che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. “Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione”. “Il terrorismo non è dovuto alla religione – anche se i terroristi la strumentalizzano – ma è dovuto alle accumulate interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, di povertà, di ingiustizia, di oppressione, di arroganza; per questo è necessario interrompere il sostegno ai movimenti terroristici attraverso il rifornimento di denaro, di armi, di piani o giustificazioni e anche la copertura mediatica, e considerare tutto ciò come crimini internazionali che minacciano la sicurezza e la pace mondiale”. Meditiamo.

+ Adriano Tessarollo