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Giornata mondiale del malato: regalare o donare?

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Lunedì 11 febbraio celebreremo la giornata mondiale del malato. Papa Francesco ha dato questo titolo: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Tale giornata si celebrerà in modo solenne a Calcutta, per ricordare, scrive il papa, “con gioia e ammirazione la figura di Santa Madre Teresa di Calcutta, un modello di carità che ha reso visibile l’amore di Dio per i poveri e i malati”. E, continua il papa, “Santa Madre Teresa ci aiuta a capire che l’unico criterio di azione dev’essere l’amore gratuito verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, etnia o religione. Il suo esempio continua a guidarci nell’aprire orizzonti di gioia e di speranza per l’umanità bisognosa di comprensione e di tenerezza, soprattutto per quanti soffrono”.

Mi piace sottolineare la distinzione che papa Francesco fa nel suo messaggio tra regalo e dono. “Il donare non si identifica con l’azione del regalare perché può dirsi tale solo se è dare sé stessi, non può ridursi a mero trasferimento di una proprietà o di qualche oggetto. Si differenzia dal regalare proprio perché contiene il dono di sé e suppone il desiderio di stabilire un legame. Il dono è, quindi, prima di tutto riconoscimento reciproco, che è il carattere indispensabile del legame sociale. Nel dono c’è il riflesso dell’amore di Dio, che culmina nell’incarnazione del Figlio Gesù e nella effusione dello Spirito Santo”.

È particolarmente rendersi conto di questa diversità quando abbiamo a che fare con i malati, sia da parte dei familiari come pure da parte di chi fa opera di volontariato e anche da parte di chi per professione si prende cura di loro. Me ne sto rendendo conto anche nell’esercizio della ‘Visita pastorale’, nella quale ho voluto dare particolare attenzione alla visita ai malati e anziani in casa. La logica del dono suppone il desiderio di stabilire un legame, non solo di dare un servizio, perché essa dà una qualità diversa al servizio stesso. Indicando Madre Teresa come modello, papa Francesco sottolinea come lei “in tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. […] Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini […] della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il “sale” che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere la loro povertà e sofferenza. Santa Madre Teresa ci aiuta a capire che l’unico criterio di azione dev’essere l’amore gratuito verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, etnia o religione. Il suo esempio continua a guidarci nell’aprire orizzonti di gioia e di speranza per l’umanità bisognosa di comprensione e di tenerezza, soprattutto per quanti soffrono”.

Questa giornata stimoli non solo gli operatori e volontari del mondo della salute, ma anche tutti noi sacerdoti e ministri dell’eucaristia alla qualità e quantità della nostra presenza e attenzione per quanti vivono l’esperienza della malattia, della vecchiaia che rende immobili e che isola dal rapporto con la stessa comunità cristiana.

+ Adriano Tessarollo