SGUARDO PASTORALE

Storytelling

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Entrati nella Basilica di San Petronio, a Bologna, la nostra attenzione è subito attratta dalla meridiana del Cassini, completata fra il 1655 e il 1657, che con le sue misure rimane la meridiana più grande al mondo. Questo strumento astronomico permise nuove importanti misurazioni sulla rifrazione della luce o ad esempio sul percorso apparente del sole attorno alla terra. Non posso fare a meno di pensare ai Magi che guardando al cielo, con scienza, riconoscono i segni della presenza del Messia e, trovatolo, lo adorano, perché questa meridiana mi racconta dell’infinita sete dell’uomo di cercare la misura del suo tempo e il senso di ciò che lo circonda nella ciclicità degli eventi e delle stagioni, misura che solo in Cristo trova un punto di unità.

Passiamo, così, velocemente davanti alle cappelle laterali di destra perché riservate alla preghiera e ci fermiamo davanti allo stupendo ciborio dell’altare maggiore dal quale pende un’imponente croce. Per poco sto per cedere alla tentazione di scattarmi un selfie con alle spalle quella croce, così come vedo fare da dei turisti orientali, ma poi guardando quell’altare e la croce penso: “Ecco, questo è il punto da cui prende la misura la nostra vita di cristiani” e, invece del selfie, mi fermo solo a guardare come se mi aspettassi una rifrazione della luce che viene dal mistero dell’altare.

Quando giro lo sguardo i ragazzi sono già avanti e li raggiungo in una delle cappelle laterali di sinistra, dove trovo installata una riproduzione tridimensionale dell’uomo della Sindone posata su un telo che penzola ai lati dei piedistalli. Guardo questa statua e mi soffermo sui lineamenti del volto in maniera più insistente e la ripasso tutta dalla testa ai piedi più volte forse perché cerco di darmi una misura umana di quell’Amore divino che si è donato anche a me, anche a questi ragazzi che sto accompagnando. Si fa strada così il pensiero che, in tre tempi, ci è stata raccontata una storia nella quale scienza e fede, umano e divino, trovano luce l’uno nell’altro e Cristo rimane la presenza “fotografata” della via nella quale ad ogni uomo si rivela la verità della vita.

Ma il racconto delle storie non finisce qui. Usciti dalla cappella vedo che i ragazzi si parlano e presto mi chiedono: “Don, non hai visto che c’era Rudy Zerbi?”, e io: “Chi?”. Si capisce al volo che non ho visto gli ultimi programmi di Talent show e non so chi sia quest’uomo. Sparito il vip dal nostro orizzonte, in poco tempo i ragazzi lo “rintracciano” seguendo la storia postata sul profilo Instagram del noto conduttore e produttore discografico, il quale continuava a pubblicare e commentare la sua visita alla città di Bologna. Mi sono chiesto come mai ci sia stata questa improvvisa deviazione dal racconto di una storia, quella tra Cristo e gli uomini, ad un’altra qualsiasi, su un altro piano di interessi, e che non ero stato pronto a capire.

Anche se resto un po’ spiazzato, il fatto non mi inquieta perché penso e credo che: anche se molte sono le “storie” che ci sono raccontate, che possiamo seguire o che ci possono distrarre per un qualche tempo della vita, la storia più significativa rimarrà sempre quella che ci avrà coinvolto in un rapporto vero e l’avremo sentita nostra, non semplicemente come followers ma più realisticamente come testimoni. Su questo piano il racconto della storia di Cristo non perde il suo fascino e misteriosamente sa coinvolgere il cuore, la mente e la volontà di chiunque non si accontenta di cliccare un like per credere di aver cambiato il mondo.

don Simone Zocca