RIFLETTENDO SUL VANGELO - II DOMENICA DI AVVENTO - ANNO C

Un cammino attraverso la conversione del cuore

LETTURE:  Bar 5,1-9; Sal 125; Fil 1,4-6,8-11;  Lc 3,1-6

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Sono due le figure significative in questo periodo dell’Avvento e la Chiesa sapientemente ci mette alla loro scuola: Maria e Giovanni Battista. L’8 dicembre, nella solennità dell’Immacolata, contempliamo l’accoglienza di Gesù da parte di una ragazza di Nazareth e in lei cogliamo l’atteggiamento da vivere nell’attesa del Signore che viene; in questa 2ª domenica di Avvento, poi, è la figura di Giovanni il Battista e la sua missione che si svolge nella valle del fiume Giordano. Due grandi figure che nell’Avvento illuminano e motivano l’impegno per vivere più intensamente questo cammino e nello stesso tempo offrono quella luce necessaria che supporta le scelte di ogni giorno per vivere il tempo della vita interrogandoci su come impostare il nostro agire. San Luca, nel brano di oggi (Lc 3, 1-6), inquadra l’inizio della predicazione del Battista in un preciso contesto storico: ci dice dove si svolge (la regione del Giordano), dice il quando (l’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare) e dice il che cosa (predicare un battesimo di conversione per il perdono dei peccati). L’agire di Dio è davvero concreto e la vicenda umana di Gesù si colloca dentro una precisa cornice storica facendoci intravvedere come la nostra storia diventi il campo di azione in cui l’uomo è chiamato a collaborare con Dio. In questo contesto Luca presenta Giovanni Battista con una formula solenne: “La Parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto” (v. 2).  La Parola di Dio interviene in Giovanni nel deserto. Nella sacra Scrittura il deserto più che un luogo geografico è sinonimo della necessità che deve animare ogni uomo perché si guardi in faccia senza mentirsi, è sinonimo della necessità di non sfuggire a se stessi, non è evasione, non è fuga nella solitudine; è, in definitiva, una dimensione necessaria della vita. Accogliere anche noi la Parola è come dire: là dove non ho nulla, posso affidarmi solo e unicamente, nella verità, al Signore, che può dare vita e offrire salvezza. San Luca, poi, distingue in maniera accurata i due luoghi della missione del Battista: il deserto dove, appunto, in lui scende la Parola, e il Giordano dove egli, attraverso la predicazione, donava questa Parola a quanti lo ascoltavano proponendo il perdono, la conversione, la preparazione vera all’incontro con Dio: “Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati” (v. 3).

Allora la Parola di Dio con cui continuamente veniamo invitati a nutrire la nostra vita di cristiani non ci toglie dalla storia, dalla vita quotidiana che a volte viviamo con fatica, ma ci rende capaci di intraprendere, anche con altri uomini di fede, un cammino nuovo. Un cammino nuovo che passa inevitabilmente attraverso la conversione del cuore che il Battista annuncia ispirandosi alla grande predicazione di Isaia: raddrizzare i sentieri, riempire ogni burrone, abbassare ogni monte e ogni colle… Il compito è quello di vedere, nella nostra vita, come possiamo ripartire spianando le montagne dell’egoismo, riempiendo i burroni delle paure e raddrizzando i sentieri dei nostri comportamenti. Non basta accontentarci di un qualche ritocco, non c’è spazio, nella nostra vita spirituale, per il compromesso o le mezze misure.

Lo stile dell’attesa che il Battista propone guidandoci verso l’incontro con Cristo è quello di un impegno non indifferente perché anche per noi accada l’evento che ci cambia la vita: Cristo è una persona precisa venuta nella storia, desiderata dall’umanità, preannunciata dai profeti, indicata da Giovanni il Battista, che ha dato se stesso fino alla morte, è risuscitato per poter incontrare ogni uomo nello scorrere del tempo e donargli il suo Spirito.

don Danilo Marin