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Natale: gioia o insoddisfazione? La lezione del presepio

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Il Natale si avvicina a grandi passi, passa presto, e tutto riprede come prima. La concentrazione dell’attenzione va tutta su acquisti di nuovi strumenti tecnologici, su possibili viaggi, sulle innumerevoli offerte di consumo. Scrive papa Francesco: “Tutto si riempie di parole, di piaceri epidermici, di rumori ad una velocità sempre crescente. Lì non regna la gioia ma l’insoddisfazione di chi non sa per che cosa vive… In qualche momento dovremmo guardare in faccia la verità di noi stessi, per lasciarla invadere dal Signore…” (Gaudete et exultate, 29).  Quanta solitudine si vive anche oggi pur in mezzo alla quantità immensa di distrazioni che ci vengono proposte come fuga da noi stessi! Al n. 108 dello stesso documento il papa scrive ancora: “Il consumismo edonista può giocarci un brutto tiro, perché nell’ossessione di divertirsi finiamo con l’essere eccessivamente concentrati su noi stessi, sui nostri diritti e nell’esasperazione di avere tempo libero per godersi la vita…”.

E non abbiamo il coraggio di fermarci per aprirci all’altro che ci sta sempre accanto e provare a guardare alla realtà con spirito disponibile e aperto. In mezzo a tutta questa affannosa congerie di distrazioni, il presepio potrebbe essere una opportunità offerta per aspirare e aprire gli occhi su una vita diversa, più sana, più felice.

Quanto sono banali le polemiche su presepio sì, presepio no! Personalmente le ritengo il segno di un impoverimento umano e spirituale anche di docenti che o per ideologia o per svuotamento personale non sanno più risalire dalle cose semplici che si mostrano ai sentimenti profondamente umani, semplici e universali cui rimandano.

E’ una opportunità che c’è e vive nella nostra cultura. Perché cancellarla? Per proporre che cosa? Perché togliere quei segni che rimandano all’interiorità dalla quale poi può scaturire anche un vero e libero impegno umanitario che spinge a coltivare i veri rapporti umani in famiglia e nella società.

Quanti sentimenti espressi nella poesia, nell’arte e nella musica ha suscitato e suscita ancora un semplice presepio! E anche quanta solidarietà! Concludo con altre parole di papa Francesco sempre a quel n. 108: “Sarà difficile che ci impegniamo e dedichiamo energie a dare una mano a chi sta male se non coltiviamo una certa austerità, se non lottiamo contro questa febbre che ci impone la società dei consumi per venderci cose, e che alla fine ci trasforma in poveri insoddisfatti che vogliono avere tutto e provare tutto.

Anche il consumo di informazione superficiale e le forme di comunicazione rapida e virtuale possono essere un fattore di stordimento che si porta via tutto il nostro tempo e ci allontana dalla carne sofferente dei fratelli”.

A questo proposito è stato proposto per questo tempo di Avvento a tutte le nostre parrocchie di invitare tutti ad un gesto di solidarietà per poter andare incontro ad una situazione di povertà da individuare in ogni parrocchia o unità pastorale. Le Caritas parrocchiali, con il loro parroco, dovrebbero essere in grado di riconoscere queste situazioni, almeno una in particolare, cui portare un aiuto frutto della solidarietà della gente che le vive vicino. O non ci sono più i poveri tra noi? Non perdiamo tempo in polemiche, segno di povertà culturale e valoriale, e concentriamoci sulle ‘gioie vere’, quelle che non passano e che riempiono il cuore.

+ Adriano Tessarollo