SGUARDO PASTORALE

Giovani coraggiosi

giovani-coraggiosi
Facebooktwitterpinterestmail

Si chiama Silvia Costanza Romano la ragazza di 23 anni rapita il 21 novembre scorso nel sud est del Kenya, a Chakama. La ragazza è originaria di Milano e lavora come volontaria per Africa Milele Onlus, con sede a Fano, nelle Marche: l’associazione si occupa di progetti di sostegno all’infanzia nel paese africano. Sul suo profilo Facebook si legge che ha studiato presso la Unimed CIELS di Milano e ha lavorato come istruttrice di ginnastica artistica presso la S. G. Pro Patria, sempre a Milano. Ad agosto ha pubblicato un post in cui scriveva di trovarsi in Kenya come volontaria in un orfanotrofio.

Alcuni uomini armati hanno fatto irruzione nel villaggio in cui la ragazza viveva aprendo il fuoco contro i residenti. 5 persone, tra cui 2 bambini di 10 e 12 anni, sono rimaste ferite nell’attacco terminato con il sequestro della volontaria italiana. Si sta parlando molto di lei in questi giorni, per lo più con trepidazione per la sorte che potrebbe toccarle in mano com’è ad un commando di 8 rapitori che volevano ottenere, senza riuscirci, un veloce riscatto.

Ma nei social non mancano anche veri e propri insulti: se l’è cercata, doveva sapere che i rischi ci sarebbero stati; quanto ci costerà farla tornare a casa? Lasciatela lì se è lì che è voluta andare. Ormai anche tra i nostri cittadini sono prevalenti l’odio, o quanto meno il disinteresse, sui gesti di carità cristiana.

È senz’altro frutto di quella deriva che stanno prendendo la vita sociale, la cultura dominante, lo stesso istituto familiare: la deriva della ricerca egoistica e miope dei propri interessi materiali, a scapito dei valori spirituali e della ricchezza delle relazioni umane. Essa non risparmia neppure i giovani, turbati come sono dalla fatica a intraprendere un progetto per la loro vita.

A volte è determinata dalla mancanza di prospettive, ma spesso dalla mancanza di idealità. Le loro prospettive sono per lo più di carattere materiale, riguardano il lavoro, la casa, la sicurezza economica. Non possiamo negare che esse sono di grande importanza, ma l’idealità pesca più in profondità nell’animo umano, ha a che fare con il “perché” piuttosto che con il “che cosa”.

Questa ragazza è da ammirare perché mette a servizio di chi soffre la propria giovinezza. Ella rappresenta il meglio della nostra società perché con la sua scelta si è messa a servizio di un ideale di fraternità universale pagando anche di persona.

C’è ancora chi crede che la propria vita possa essere offerta per una causa. Esistono ancora giovani che sognano di essere servi d’amore, progettano per loro e per i fratelli un mondo migliore, e sono disposti a lasciare le comodità e il benessere nella ricerca di un appagamento più intenso, quello di dare uno scopo alla propria vicenda umana. Il loro esempio è un inno alla vita e all’amore che colora il futuro di ottimismo e di speranza; è il risveglio della coscienza che riesce ad orientare il cammino anche quando intorno è buio; è la ricerca della verità che si snoda in un susseguirsi di pensieri che, giorno dopo giorno, scavano nel profondo e incoraggiano a puntare sulla forza della giustizia e della carità, dell’amicizia e della lealtà.

E sono tanti i giovani che hanno il coraggio di dare ai loro sogni un corpo, una storia, una fedeltà, che seguono una vocazione. Va detto, va riconosciuto, va imitato.

Perché il “cielo dentro” è per chi sa volare alto. Non è poesia, è rischio di parole che dovrebbero essere ordinario bagaglio di chi fa del Vangelo il proprio linguaggio.

don Francesco Zenna