SGUARDO PASTORALE

Un tesoro da cui attingere

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Ciò che stupisce del Sinodo appena concluso è l’ascolto reale da parte della Chiesa di tanti giovani del mondo, credenti o no. È fondamentale questo andare “in uscita” verso i giovani, non per proporre loro qualcosa, ma per lasciarci interrogare da loro, dai loro bisogni e desideri. I giovani, poi, «non vogliono essere considerati come una categoria svantaggiata, ma come la risorsa più importante per un futuro migliore». Siamo chiamati ad un’autentica conversione pastorale!

Quante volte i nostri progetti partivano dalla domanda «cosa fare per i problemi dei giovani? Come aiutarli a superare le difficoltà legate alla loro età, condizione sociale?».

Qui i giovani ci stanno dicendo di guardarli con un occhio diverso: sono un tesoro da cui attingere per costruire il futuro. Hanno in sé una carica profetica che, se ben compresa e indirizzata, può aprire davvero vie nuove per la Chiesa e l’umanità. Emerge ancora come i giovani «soffrono per la mancanza di accompagnatori autentici e autorevoli che li aiutino a trovare la loro strada». Su questo punto siamo chiamati in causa tutti noi adulti, educatori, sacerdoti, religiose: come stiamo guidando i giovani che incontriamo? A volte ho l’impressione che siamo un po’ “in ritirata” su questa missione di accompagnatori. Infatti o ne diventiamo i “migliori amici” perdendo di vista il nostro compito di educatori e li ripieghiamo sul “come è bello stare insieme” e basta, o ne facciamo i “volontari” a cui chiedere una moltitudine di servizi e presenze per darci la soddisfazione che abbiamo un bel gruppo di giovani intorno a noi.

Ma quanto li ascoltiamo veramente? Quanto tempo “perdiamo” per parlare della loro vita, dei loro ideali, dei loro desideri?

Oggi i giovani hanno bisogno di un rapporto a tu per tu con qualcuno di reale che li faccia scoprire il tesoro che sono, che li tiri fuori dalla massa piatta delle reti digitali, li alzi dai divani della pigrizia e li accompagni nella vita vera. Cosa possono fare gli adulti, gli educatori, le parrocchie per i giovani? È importante riscoprire la vocazione di accompagnatori delle nuove generazioni. Ci si sforza di “rispondere ai problemi” dei giovani e non ci si pone nell’ottica di questo sinodo che chiede di guardare ai giovani come alla “risorsa” per trovare insieme le risposte alle domande sul nostro futuro.

Per noi adulti si aprono due prospettive interessanti. La prima è quella di affinare il nostro compito di accompagnatori. Molto spesso la buona volontà non basta e il rischio è quello di cadere nell’improvvisazione e nel pressapochismo sterile e dannoso. I giovani chiedono da noi adulti un impegno serio, degli accompagnatori preparati, perché ci affidano la loro vita quando ci chiedono questo servizio di aiuto e sostegno. La seconda è quella di condividere coi giovani le nostre domande sul futuro. Qualche volta ho provato a interrogarmi con loro su alcune preoccupazioni per il futuro della pastorale: Cosa ne pensate delle nostre iniziative? Come vedete noi sacerdoti ed educatori? Secondo voi cosa ci manca per essere “più incisivi”? Cosa ci suggerite per l’animazione giovanile e vocazionale? Dalle risposte è risultato che i giovani ci chiedono di parlar loro di noi, del concreto delle nostre esistenze, di chi siamo, dello spirito che anima le nostre scelte di vita e di fede. Che il risultato di questo Sinodo dia vita a un ascolto più ampio di come i giovani ci vedono, di come guardano alla chiesa, alla fede e di cosa essi ci chiedono a livello personale, di progetto catechistico, di parrocchia e di diocesi. Potrebbe essere la scoperta di un tesoro che non vediamo e che ci può aprire prospettive nuove per il futuro.

 don Francesco Zenna