SGUARDO PASTORALE

Le due ali della pastorale

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È ora di tornare a spiegare le vele. La visita ufficiale del Vescovo alle comunità della Diocesi sta per concludersi. Per Pasqua cominceremo a tirare qualche somma, a fare qualche bilancio. Ma è proprio necessario aspettare la Pasqua? Lo spunto del Pastore nella celebrazione di inizio del nuovo anno ha risposto in qualche modo a questa domanda. No, è già tempo di discernimento.

Due dinamiche e due attenzioni. Una prima dinamica interessa la comunità cristiana nello sviluppo della sua identità. E qui la pastorale è chiamata a prendersi cura di chi vive la fede con regolarità e impegno, di quanti rendono viva la parrocchia con la loro presenza e svolgono al suo interno particolari servizi.

La chiamata è a rendere attuale quel volto che viene descritto dagli Atti degli Apostoli: un cuor solo e un’anima sola, preghiera assidua, pane spezzato, insegnamento e solidarietà.

Una seconda dinamica spinge in missione verso il mare aperto, dove si muovono in libertà tanti figli di Dio, che, magari dopo averlo incontrato nei sacramenti, non lo riconoscono più, l’hanno dimenticato e vivono come se non esistesse. Qui la pastorale è chiamata a ristabilire l’esperienza della fede o a farla nascere in chi non l’ha mai sperimentata. La chiamata è a testimoniare quell’accoglienza, quello sguardo di misericordia, quella passione per l’umanità che muoveva Gesù sulle strade della Palestina.

Così si struttura la visita pastorale che il Vescovo sta attuando: confermare nella fede e nell’esperienza della vita cristiana i fedeli delle nostre comunità e spingerli a incontrare tutte le realtà del territorio, pronti anche a collaborare nella ricerca e nella costruzione del bene comune con i mezzi che sono propri della stessa società civile.

E le attenzioni? La prima va rivolta agli adolescenti e ai giovani, a quanti cioè hanno percorso il cammino di iniziazione cristiana fino alla celebrazione dei sacramenti, e attendono a scoprire le esigenze concrete della scelta fatta, strutturando così la propria maturità cristiana di fede testimoniata, di gioiosa speranza e di carità operosa.

È la pastorale intra-ecclesiale ad essere interpellata sul fronte degli animatori e della loro formazione, sul fronte delle famiglie e del loro coinvolgimento, sul fronte delle strutture di aggregazione e della loro disponibilità all’ascolto, sul fronte dei ragazzi stessi resi partecipi e protagonisti. La seconda attenzione va rivolta all’intero universo giovanile, alle sue manifestazioni più disparate, da quelle impegnate sul fronte della ricerca di un possibile futuro a quelle ripiegate piuttosto su se stesse, a sprecare inutilmente le proprie energie.

È la pastorale missionaria ad essere interpellata sul fronte della testimonianza prima di tutto, ma anche del coraggio all’azione. Non un’azione di giudizio e di conquista, ma un’azione di vicinanza e di simpatia, di disponibilità anche al cambiamento delle idee e dei metodi, dei linguaggi e delle stesse regole per guadagnare, come dice Paolo, ad ogni costo qualcuno. Guadagnarlo a Cristo, ovviamente, e questa, e solo questa, è la discriminante che rende autentica l’azione pastorale che invia, che abita la vita, che fa fiorire l’azione forte dello Spirito che soffia ovunque, anche se non si vede e non fa rumore. Identità da maturare sempre più e missione da osare con creatività: queste le due ali di una pastorale aggiornata.

don Francesco Zenna