La processione del Corpus Domini

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LA STORICA SOLLENITA’ EUCARISTICA

Ricordi d’infanzia della celebrazione popolare a Chioggia negli anni ‘50

La processione del Corpus Domini

Premesso che, fino a qualche anno fa, la festa del Corpus Domini era considerata, oltre che festa mobile, festa di precetto nonché solennità civile per lo stato italiano, essa cadeva (e cade) il giovedì successivo alla festa della SS. Trinità, cioè 12 giorni dopo la Pentecoste. Oggi si tende a celebrarla la domenica successiva oppure sempre di giovedì, che però non è più considerato giorno festivo (nel 2018 questa domenica 3 giugno). Fulcro della Festa del Corpus Domini era ed è la processione con la SS. Eucaristia, che solitamente si faceva a Chioggia il giovedì di buon mattino (oggi, in città, di sera per evitare la coincidenza con il mercato del giovedì). La processione usciva dalla cattedrale alle 7, dopo che il vescovo (negli anni ’50 del secolo scorso l’indimenticabile mons. Giacinto Ambrosi) aveva celebrato la Messa solenne della festa. Il sole era già alto e sfavillava in un cielo quasi sempre sereno, mentre una leggera brezza mattutina spirava a rinfrescare l’aria che più tardi sarebbe diventata calda.

Per prima usciva dal duomo la lunga croce astile, sostenuta da un seminarista, affiancato da altri due ceriferi con i ceri accesi. Seguivano poi i canonici della cattedrale con cappa rossa in due file, poi l’interminabile schiera dei seminaristi in cotta bianca e subito dopo, sempre in doppia fila, i ragazzi che avevano, la domenica precedente, ricevuto la prima Comunione e in contemporanea anche la Cresima (allora i due sacramenti si ricevevano lo stesso giorno, di domenica, il primo in Cattedrale e il secondo nel salone dell’Episcopio). Tutti biancovestiti, gettavano a terra petali di rose, in un’atmosfera devota ma al tempo stesso carica di suggestione. Seguiva il vescovo con il piviale delle grandi occasioni: sorreggeva con ambo le mani l’ostensorio ben visibile ed era affiancato da due canonici più anziani, che tenevano ciascuno un lembo del piviale in modo che risultasse sempre aperto, e da altri monsignori del capitolo. Con la sua barba bianca fluente “francescana” e il passo un po’ affaticato, dava alla processione un tono quasi irreale. Ogni tanto s’intonava qualche canto, mentre la processione procedeva, “disturbata” soltanto dal rumore dei mercanti intenti ad allestire i loro banchi per il mercato del giovedì. Al passaggio della processione, tuttavia, sospendevano il tutto, mentre qualcuno, ai lati, si inginocchiava al passaggio della SS. Eucaristia e i pochi clienti dei caffè lungo il Corso si alzavano in piedi o si facevano il segno della croce. Il vescovo camminava a passo lento sotto il baldacchino, sostenuto ai quattro lati da quattro uomini in guanti bianchi, mentre un seminarista spandeva, ondulando il turibolo, il profumo dell’incenso. Era pure affiancato dai “paggetti”, impersonati da noi ragazzi indossanti un’apposita uniforme. Dietro seguivano le autorità cittadine e le altre autorità e quindi una grande folla compita e salmodiante. Capitava a volte che la processione precedesse di qualche giorno quella dei SS. Patroni, dal tono (passi il termine) lievemente festaiolo, che si svolgeva in un clima da sagra paesana. Giunta in piazzetta Vigo, la processione sostava qualche minuto per permettere al vescovo di impartire la classica benedizione al mare, alzando a mo’ di segno di croce l’ostensorio. Poi si ritornava sostando davanti alla chiesa di S. Andrea, davanti alla cui porta era allestito un altarino di fortuna. Qui si intonava il classico “Pange lingua” o l’altrettanto classico “Tantum ergo”, inni cantati con molta devozione dai presenti. Poi si procedeva verso la basilica di S. Giacomo, dove vi era un altro altarino, davanti al quale si faceva una seconda breve sosta di preghiera. Infine la processione si concludeva in duomo, tra il suono festoso e assordante di tutte le campane delle chiese cittadine.

La processione del Corpus Domini era la più devota e la più suggestiva delle quattro che annualmente si svolgevano allora in città e il suo ricordo mi è rimasto impresso nella memoria. La devozione dei chioggiotti a questa processione dev’essere stata molto sentita nel passato: lo testimonia una vecchia foto, scattata nel 1926: il corteo, giunto a Vigo, deve allora aver scavalcato il ponte omonimo, girando attorno alla piazzetta antistante l’attuale sede della Guardia costiera (piazzetta Marinai d’Italia) per tornare poi nuovamente in piazzetta Vigo e quindi nel Corso. 

Angelo Padoan

(La foto è tratta dal libro di G. Scarpa “Chioggia terra tra le acque”, Ed. Il Leggio, Chioggia, 1994, pag. 76).

 

Nuova Scintilla n.22 – 03 giugno 2018