Questione di cuore

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SGUARDO PASTORALE

Questione di cuore

Ha preso le mosse dal capitolo 31 del Libro del profeta Geremia la riflessione conclusiva del percorso quaresimale condiviso in una unità pastorale della Diocesi. Dio promette di scrivere la sua legge nel cuore dell’uomo. Non più soltanto nella natura, di cui siamo chiamati ad essere custodi, come Noè. Neppure soltanto nella nostra storia personale, dentro alla quale siamo chiamati a stare con spirito di fede, come Abramo. E neppure solo sulle tavole di pietra del Sinai che Mosè ricevette a nome di tutto il popolo. La nuova alleanza viene sancita da un rapporto d’amore. Quell’amore che è stato espresso da Dio nel dono del proprio Figlio e che attende corrispondenza per rivelarci tutta la sua efficacia. Tra qualche settimana inizierò il corso sui principi della morale alla scuola di formazione teologica e riprenderò proprio questo concetto fondamentale. Termini come coscienza, etica, atto morale, grazia e peccato vengono illuminati proprio da questa consapevolezza che può diventare esperienza.

La consapevolezza riguarda l’amore di Dio per noi. Per attingervi in maniera costante ed efficace abbiamo a disposizione i sacramenti, la Parola, la preghiera, la memoria delle sue manifestazioni nella storia personale e comunitaria. Vengono così descritti i nostri doveri di cristiani, che non suonano più come imposizioni, obblighi, pregiudizi o negazioni, ma come esigenze vitali. E l’esperienza? Un giorno ti svegli e non sai perché devi andare al lavoro. Magari non sei andato affatto a dormire perché fai assistenza al padre malato. Nel bel mezzo di una piazza tutti corrono affannati e tu non hai una meta, sei uscito solo per non intristire nella solitudine. Oppure una casa non ce l’hai, è gravata da un mutuo che non riesci più a pagare, la condividi con l’uomo che non ti vuole più. Il figlio a scuola non è un esempio di impegno o di sane relazioni, i genitori ti scaricano addosso tutte le loro tensioni o l’insoddisfazione accumulata in anni di sacrifici mai accettati. Dove vai a parare? Il più delle volte nella distrazione di un momento, dietro il paravento del vittimismo sterile, dentro una bottiglia di alcool o una nuvola di fumo. Vorrei che la mia porta fosse aperta, la mia vita luminosa, la mia presenza attraente e il tono della mia voce assieme alla delicatezza dei miei gesti dicessero “vieni”. C’è un perché, c’è un riposo, c’è una dimora, ci sono persone che si prendono cura di te, che ti accolgono, che ti accompagnano. Pastorale non è l’insieme delle iniziative che si progettano nell’arco di un anno o nello spazio di un tempo liturgico. Pastorale è invio a quel cuore dove è incisa la legge magica dell’amore. Il mio, il tuo, quello della comunità cristiana cui apparteniamo e la voglia di farli battere all’unisono. Tutto lì, il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, la grazia e il peccato. Fuori di lì è tutto arbitrio se non addirittura bieco interesse. È tutta questione di cuore la mia alleanza con Dio e con i fratelli, col mondo e con la storia, con il mio presente e il futuro delle persone che mi vivono accanto.

Don Francesco Zenna