La missione e i tratti del catechista

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CATECHESI E COMUNITA’

La missione e i tratti del catechista

Iniziamo con questo numero una nuova rubrica, pensando possa essere utile in modo particolare per i catechisti e per gli operatori pastorali del grande mondo della catechesi.

Questi interventi tenteranno di dare qualche chiave interpretativa di quello che sta accadendo nel campo della catechesi e che già si sta facendo nelle nostre comunità cristiane.

Vorrei partire, prima di addentrarmi in alcuni temi particolari della catechesi, dal messaggio che papa Francesco ha inviato ai partecipanti al primo Simposio internazionale sulla catechesi che si è tenuto a Buenos Aires nel mese di luglio scorso.

Perché prima di parlare di tecniche, di progetti e contenuti, lo sguardo va rivolto innanzitutto ai catechisti che svolgono un compito oggi quanto mai importante per trasmettere la fede ma che anche presenta non poche difficoltà.

Il papa, rivolgendosi proprio ai catechisti, ne delineava con il suo modo semplice ma nello stesso tempo incisivo la missione e i tratti affermando che la catechesi non è un “lavoro” o un compito esterno alla persona del catechista, ma si “è” catechisti e tutta la vita gira attorno a questa missione. Di fatto, “essere” catechista è una vocazione di servizio nella Chiesa: ciò che è stato ricevuto come dono da parte del Signore si deve a sua volta trasmettere.

Più avanti, nel suo messaggio, papa Francesco diceva: “Il catechista non è una persona che parte dalle proprie idee e dai propri gusti, ma si lascia guardare da Lui, da quello sguardo che fa ardere il cuore. Quanto più Gesù occupa il centro della nostra vita, tanto più ci fa uscire da noi stessi, ci decentra e ci rende più vicini agli altri. Questo dinamismo dell’amore è come il movimento del cuore: “sistole e diastole”; si concentra per incontrare il Signore e subito si apre, uscendo da se stesso per amore, per rendere testimonianza a Gesù e parlare di Gesù, per predicare Gesù”.

E infine il catechista ricerca diversi mezzi e forme per annunciare Cristo: “Questa ricerca per far conoscere Gesù come somma bellezza ci porta a incontrare nuovi segni e forme per la trasmissione della fede. I mezzi possono essere diversi ma l’importante è tener presente lo stile di Gesù, che si adattava alle persone che aveva davanti a sé, per avvicinare loro l’amore di Dio. Bisogna saper “cambiare”, adattarsi, per rendere il messaggio più vicino, benché sia sempre lo stesso, perché Dio non cambia, ma rende nuove tutte le cose in lui”.

È stato proprio questo Messaggio a suggerirmi l’idea di condividere alcune riflessioni sulla catechesi e soprattutto a condividere alcune buone pratiche che tanti catechisti e comunità cristiane stanno sperimentando perché, a detta di qualcuno, se c’è un cantiere aperto e in movimento in Italia ed in Europa, è proprio quello della catechesi, in particolare quella della Iniziazione Cristiana.

Alla vigilia della visita pastorale del vescovo Adriano, questi semplici e brevi interventi possono essere di aiuto, a mio parere, per un confronto personale o di gruppo dei catechisti della nostra chiesa locale per fare di questo servizio qualcosa di bello e non lasciare “prive” le nuove generazioni del dono del vangelo, convinti che la fede non è un accessorio, ma un grande dono che aiuta a diventare umani e a stare al mondo con speranza e responsabilità.

don Danilo Marin

Da Nuova Scintilla n.38 – 8 ottobre 2017