Servizio della Chiesa verso le famiglie ferite

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FACOLTA’ DI DIRITTO CANONICO (ve) E FACOLTA’ TEOLOGICA  DEL TRIVENETO

Un corso per preparare persone disponibili all’accompagnamento e discernimento

Servizio della Chiesa verso le famiglie ferite

<<Invito i fedeli che stanno vivendo situazioni complesse ad accostarsi con fiducia a un colloquio con i loro pastori o con laici che vivono dediti al Signore. Non sempre troveranno in essi una conferma delle proprie idee e dei propri desideri, ma sicuramente riceveranno una luce che permetterà loro di comprendere meglio quello che sta succedendo e potranno scoprire un cammino di maturazione personale». Muove da qui – dall’“Amoris laetitia” di papa Francesco, al numero 312, capitolo ottavo – il nuovo corso di studi “Il servizio della chiesa verso le ‘famiglie ferite’” promosso dalla Facoltà di diritto canonico San Pio X di Venezia e dalla Facoltà teologica del Triveneto in collaborazione con il Tribunale ecclesiastico regionale Triveneto e l’Osservatorio giuridico legislativo della regione ecclesiastica triveneta. La proposta – che si rivolge a quanti, come singoli o coppia, offrono nella chiesa un servizio di accoglienza e accompagnamento verso i separati, divorziati e chi vive una nuova unione – si sviluppa in quattro giornate: 14 e 21 ottobre, 11 e 18 novembre; previsti, inoltre, due approfondimenti il 17 marzo e 14 aprile. Sede del corso è il centro pastorale Cardinale Urbani di Zelarino (via Visinoni 4/c).

«Il corso – spiega mons. Giuliano Brugnotto, preside della Facoltà di diritto canonico San Pio X – è nato dalla volontà di mettere a disposizione le competenze delle due facoltà. Quella di diritto canonico, che forma futuri giudici e avvocati nei tribunali ecclesiastici, ha aggiornato i propri corsi di diritto matrimoniale e processionale al fine di recepire la riforma in materia voluta da papa Francesco (con il motu proprio Mitis iudex Dominus Iesus). Ma la missione ecclesiale richiede un’attenzione pastorale più diffusa verso le persone che hanno fallito una relazione coniugale. Per questo si è pensato di qualificare quelli che vengono chiamati “operatori di pastorale familiare” (laici, preti, religiosi) per aiutarli ad andare incontro alle persone che portano spesso pesi nella propria coscienza e, insieme a loro, fare un cammino di discernimento, accompagnamento e integrazione nella comunità cristiana».

Il titolo del corso fa riferimento al “servizio della chiesa” alle famiglie ferite. In cosa consiste questo servizio? «L’Amoris laetitia parla di “discernimento spirituale” rispetto alle situazioni di famiglie ferite “carico di amore misericordioso” – evidenzia mons. Roberto Tommasi, preside della Facoltà teologica del Triveneto – Cioè un discernimento in cui la chiesa sia capace di comprendere, perdonare, accompagnare, sperare e integrare le persone che vivono queste situazioni. Ciò chiede da un lato che loro “si accostino con fiducia a un colloquio con i loro pastori o con laici”; dall’altro a questi ultimi, soprattutto agli animatori dei percorsi di pastorale familiare, chiede una capacità di ascolto carico di affetto e serenità, che possa entrare nel cuore del dramma che le persone sperimentano per aiutarle a vivere meglio la chiamata del Signore e a riconoscere il loro posto nella chiesa».

Nel programma dettagliato del percorso – scaricabile dai siti fttr.it e fdc.marcianum.it – torna e ritorna una parola chiave nel capitolo ottavo dell’“Amoris laetitia”: accompagnamento. «Certamente è il verbo chiave – puntualizza mons. Brugnotto – e verrà declinato insieme a un altro della vita secondo lo Spirito: discernere. Accompagnare significa farsi vicino, stare accanto con discrezione, porsi in ascolto del vissuto personale, riconoscere i segni di presenza del Signore, fare verità sugli errori compiuti, imparare a gestire la conflittualità specialmente con i figli. Con la luce della Scrittura, interpretata autorevolmente dal magistero, sarà possibile fare anche un cammino di discernimento che aiuti a comprendere quali scelte operare per vivere la gioia del vangelo anche in queste situazioni; quali forme di partecipazione alla vita della comunità cristiana nella celebrazione dei sacramenti, nei diversi servizi ministeriali e negli organismi di partecipazione».

La proposta, come dicevamo, mette in dialogo approccio pastorale e discernimento giuridico. «Il fatto che due facoltà, con competenze diverse, collaborino alla costruzione di questo corso – continua mons. Tommasi – dice l’esigenza, sia a livello accademico che di esperienza cristiana vissuta, di meglio mettere in dialogo due dimensioni altrettanto importanti nell’esperienza ecclesiale: quella della pastoralità e quella giuridica. Ciascuna ha a che fare con il tema del discernimento e in questo porta un proprio specifico apporto. Il dialogo fra le due istanze attorno al tema del discernimento – e, nel caso, del discernimento rispetto alle situazioni di fragilità familiare – dovrebbe portare a una maggiore capacità di accompagnare con misericordia e rispetto le persone che vivono queste situazioni, sapendo coniugare la libertà, la verità e l’amore non solo sul piano della teoria ma anche dei concreti vissuti personali e sociali».

In questo senso, conclude mons. Brugnotto, «il diritto canonico è una scienza pratica, ma è fondata su una realtà misterica qual è la chiesa voluta da Cristo. Vi è quindi una stretta relazione del diritto canonico con la teologia pastorale. Le norme, nella chiesa, non possono essere “semplicemente” applicate in maniera formale ed esteriormente. La giustizia nella chiesa non può essere in contrasto con la misericordia. La teologia pastorale potrà così aiutare la scienza canonica a non allontanare mai lo sguardo dalla storia della salvezza che il Signore sta scrivendo oggi».

Patrizia Parodi

 

Nuova Scintilla n.35 – 17 settembre 2017