Missione come incontro: accoglienti perché accolti

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SERVE DI MARIA ADDOLORATA

Giornata Missionaria della Congregazione a S. Maria del Covolo vissuta e narrata dalle suore

Missione come incontro: accoglienti perché accolti

La congregazione delle “Serve di Maria Addolorata” sabato 8 ottobre ha celebrato, in un clima di fraternità e di festa, la giornata missionaria. Hanno festeggiato, in questo contesto, anche il 60° di vita religiosa di suor Ancilla Zanini, missionaria in Messico per 25 anni. Vi hanno partecipato, oltre alle suore della congregazione, amici e parenti. Un pullman e parecchie auto personali sono partiti da Chioggia per raggiungere il luogo. Così narra la giornata una religiosa partecipante.

Eravamo un gruppo consistente, la sala delle conferenze ci conteneva a stento. La giornata è iniziata con la preghiera in comune, alla quale è seguita la relazione di don Gaetano Borgo, direttore del centro missionario di Padova. Il discorso di don Gaetano è stato reso maggiormente concreto ed incisivo dalla proiezione di tre video che via via ci illustravano i concetti che ci proponeva, su cui riflettere. La prima parte dell’intervento era divisa in tre punti: 1) Missione è incontro tra due fragilità; 2) Missione è incontro alla pari: accoglienti perché accolti; 3) Missione: incontro con gli impoveriti del mondo.

1) Missione è incontro tra due fragilità;

Il missionario non è una persona, sicura di sé, potente, superiore, che va ad imporre ….egli è una persona fragile che incontrerà altre fragilità… “Il missionario che parte sa che non ha la verità in tasca e che la sua sarà sempre e solo la testimonianza di chi va alla ricerca di qualcosa che gli manca… chi incontra si trova dentro alla stessa dinamica di ricerca ed è disposto a condividere quello che ha a disposizione. Questo incontro, quando funziona, diventa esperienza concreta e visibile del Regno iniziato da Gesù e reso evidente da ogni nostro atto di condivisione del Suo Amore. Il Signore invia i suoi perché raggiungano gli estremi confini della terra; il Signore non solo manda i discepoli, ma li precede lungo il cammino offrendo loro la possibilità di riconoscerlo laddove sono diretti. La periferia che continuamente ci richiama papa Francesco, è il luogo geografico, sociale, interiore, spirituale…della “fragilità”. La periferia diventa luogo privilegiato per cogliere i segni della presenza di Gesù; andare verso le periferie richiede fiducia, affidamento, dedizione, solidità interiore, entusiasmo. Ogni luogo e ambito della vita è percorribile dal centro alla periferia e occasione per annunciare e sperimentare l’amore definitivo e totale di Dio per i piccoli, gli ultimi, gli emarginati.

2) Missione è incontro alla pari: accoglienti perché accolti

“Quando partiamo non abbiamo qualcosa in più di coloro a cui andiamo. L’unica differenza, forse, è che noi conosciamo, abbiamo fatto esperienza del Vangelo e andiamo per incontrare quel Gesù che è già presente nel volto dell’indigena Chachi o del Cileno o del Tibetano: sia noi che loro diventiamo ricercatori di verità seminata nel cuore di ogni donna e uomo del mondo.

Quando il missionario arriva in “terra di missione” viene accolto dalla gente del posto come se fosse uno di famiglia. Questo lo segna così tanto che anche lui impara ad accogliere. Quindi un missionario, prima di donare accoglienza, la riceve…”.

3) Missione: incontro con gli impoveriti del mondo

“In alcune partenze all’inizio ci possono essere (stati de)gli errori mossi dalla pietà cristiana o dalla voglia di cambiare il mondo… il missionario sa che è essenziale l’incontro che fa con l’altro e non i soldi che lui riesce a portare… A volte infatti, il fattore economico, i grandi progetti sono diventati ostacolo per una relazione di rispetto e di crescita comunitaria. Ecco perché cerchiamo di promuovere sempre progetti che portino alla condivisione e a uno sviluppo secondo il passo della gente con la quale camminiamo.

La persona impoverita da un sistema sbagliato (E.G. 209) deve diventare soggetto protagonista del suo sviluppo”.

Il relatore è passato poi a considerare l’esemplarità di alcuni testimoni che hanno dato la vita in terra di missione anche in epoca molto recente o a noi contemporanea. Tra questi Andrea Santoro, che “con il sacrificio della sua vita ha fatto veramente da ponte attraverso una testimonianza fatta di non molte parole, ma di una vita semplice, vissuta con fede. L’accoglienza di andare in territori ardui per il vangelo è già una missione, è una proclamazione silenziosa ma molto forte ed efficace della buona novella, un gesto iniziale di evangelizzazione”. Citiamo alcuni nomi tra questi testimoni: mons. Luigi Padovese, ucciso in Turchia e Annalena Tonelli, martire in Somalia. In questa lista potremmo mettere molti altri, purtroppo è una lista lunga e non ancora conclusa. In epoca di pluralismo, come la nostra, va ravvivata la consapevolezza che la testimonianza fonda e precede l’annuncio, anzi è il primo annuncio.

Missione è pregare per il mondo

Prima di concludere il suo intervento il relatore ha voluto sottolineare un altro aspetto della missione, che non è l’ultimo, quello della preghiera. La preghiera ha fatto di S. Teresa di Lisieux la patrona delle missioni.

“Penso di non sbagliare se affermo che questa è la prima attività missionaria, direi la principale, quella che rende pura ogni altra azione e che ci permette di rispettare il giusto obiettivo della missione, rendere evidente il Regno di Dio, diffuso in tutto il mondo.

Un albero sta in piedi perché ha le radici. La preghiera sono le radici (della missione)”.

Infine una domanda: Perché andare in missione quando qui c’è molto da fare e c’è carenza di vocazioni? Qui da noi c’è molto da fare, ma non possiamo rinunciare ad aprire una finestra sul mondo. Le nostre comunità cristiane sono senza ossigeno… sono vecchie, hanno il bastone… fanno fatica. La missione ci sveglia.

Terminata questa sentita ed appassionata relazione, che ha scosso la nostra quiete, ci siamo recati tutti in santuario per la celebrazione eucaristica, dove abbiamo reso grazie al Signore per la testimonianza di suor Ancilla e per il suo “sì” al Signore pronunciato 60 anni fa, come religiosa, e che oggi ripete con gioiosa riconoscenza per i doni che l’Altissimo ha profuso lungo il suo cammino.

Un momento di convivialità ha permesso di rassodare le amicizie antiche e di farne sorgere di nuove. Con una visita al luogo dell’apparizione, dove una pastorella sordomuta ha acquistato la parola e l’udito per l’intercessione della Vergine che le era apparsa, abbiamo concluso la nostra intensa giornata.

Suor Chiara Lazzarin

Da Nuova Scintilla n.39 – 23 ottobre 2016