Storie di vite che si incrociano

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OSSERVATORIO DEL GIUBILEO

Gli operatori della carità attraverso la Porta Santa

Storie di vite che si incrociano

Circa 120 persone hanno partecipato domenica scorsa al Giubileo per gli operatori della Carità e della Solidarietà. La data e la coincidenza con la Marcia Perugia-Assisi ha un po’ penalizzato la partecipazione, visto che molti operatori del campo della solidarietà – e qualche richiedente asilo – hanno anche partecipato alla Marcia. Però è stato positivo l’inserimento di questa Giornata Giubilare (che inizialmente si era pensata ad aprile) nella domenica che ha aperto l’anno pastorale in Diocesi. Lo stile dell’incontro è stato prevalentemente narrativo e testimoniale portando a conoscenza le azioni e le opere che molte persone – anche in maniera nascosta – stanno facendo in diocesi.

Per la brevità del tempo non è stato possibile inserire forse le esperienze più datate come il lavoro sulla disabilità e sulla marginalità, ma si è dato voce ad esperienze più ‘nuove’ o meglio, su tentativo di rendere nuove azioni che da anni caratterizzano l’aiuto delle comunità a favore dei più fragili. In questo senso proseguono appaiate le due esperienze che oggi nell’Emporio della Solidarietà convivono; cioè l’aiuto alimentare che offre il Centro di Solidarietà Anna Dupuis e la (quasi) nuova esperienza dell’Emporio della Solidarietà che nasce dalla prassi delle Caritas in Italia e che il vescovo Adriano ha indicato come segno del Giubileo dell’Anno della Misericordia. Impianto narrativo dove – con la gradevole e spigliata conduzione di Alessandra Naccari, anche lei educatrice – si sono alternate le spiegazioni su cosa vuol essere l’Emporio in diocesi, nella sua sede centrale e nelle sue articolazioni periferiche in sinossi con il tratto testimoniale di Matteo Cupoletti che nel suo intervento ha descritto l’azione del Centro di Solidarietà. Il secondo aspetto reso visibile attraverso un breve filmato è stata la spiegazione dell’housing sociale, una nuova metodologia che la Caritas diocesana sta portando aventi in Diocesi, grazie anche ai forti investimenti nella formazione che la stessa Caritas aveva fatto su alcuni operatori gli anni scorsi. Carlo Naccari ha presentato il senso dell’opera segno denominata “La Tenda di Sara”, che è già da molti conosciuta anche perché inaugurata la scorsa estate. Infine la testimonianza di Jorge, ex militare argentino di origini portoviresi che oggi è dentro (scherzosamente si definisce zio e nonno) nella comunità In-patto di Porto Viro, dove in questi anni si è maturata un’esperienza di eccellenza nei confronti dei minori con procedimenti penali o nelle misure alternative al carcere. Accanto a Jorge due testimonianze di due ragazzi fatte pervenire per scritto. Infine Kevin, richiedente asilo nigeriano ospite a Villaregia, che ci ha raccontato la sua tormentata vicenda e, ora che gioca nella Portotollese, il suo immenso desiderio di fare il calciatore. Storie di vite che s’incrociano con altre vite, che s’incrociano con la carità quotidiana che a sua volta porta alla luce una carità pensata, condivisa con altri. Una carità che diventa progetto di rapporti e relazioni nuove dentro un quartiere, un paese, una città. Una carità che si propone oggi anche come sfida alla cultura dell’isolamento e dell’egoismo. Immigrazione, casa, lavoro, salute, istruzione, diritti delle persone: ecco dove si declina oggi la prassi di una carità vissuta e pensata. Ci ha guidato nel corso dell’incontro, prima di avviarci ad ascoltare il programma pastorale del vescovo, l’icona del Buon Samaritano, ricordandoci anche, tra le varie suggestioni, che alla fine anche le nostre azioni caritative ci consegnano il senso della finitudine e della incompletezza di ogni nostro gesto, anche il più bello, anche il più eroico. Di ritrovarci e rivederci in altre occasioni: questa è l’idea che ci è rimasta.

m.c. 

Da Nuova Scintilla n.38 – 16 ottobre 2016