Francesco, un papa per il mondo

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Francesco, un papa per il mondo

Intensa relazione del prof. Guzman al “don Bosco”

Non è vescovo, ma è stato scelto nel 2011 da Papa Benedetto come referente per tutti i vescovi dell’America Latina nei loro rapporti con la Santa Sede. Guzman Carriquiry è infatti il Segretario del Pontificio Consiglio per l’America Latina. Quando il cardinal Bergoglio veniva a Roma, la prima visita era a casa sua, per ricevere e dare quelle informazioni di prima mano che l’avrebbero introdotto in modo proficuo nel dialogo con gli uffici della Curia papale. Il rapporto continua ora con gli inviti a pranzo a S. Marta, insieme con la moglie, che gli racconta anche dei quattro figli

e dei dieci nipoti. Il prof. Guzman Carriquiry è una delle persone più informate e accreditate per far conoscere il cuore, la mente, le azioni di Papa Francesco, al di là del coro di immediata e corale simpatia che lo circonda, come è stato detto da Alessandro Redi nella presentazione all’incontro svoltosi nel teatro dei Salesiani a Chioggia giovedì 10 aprile sul tema: La gioia del Vangelo; un anno con Papa Francesco. Il prof. Guzman ha esordito notando che “il Papa è sempre il Papa, secondo la visione della fede cristiana, prima di ogni considerazione di tipo personale”. Proprio questo induce a scoprire più direttamente la personalità di ogni singolo Papa. “Non siamo noi a condurre la Chiesa, ma è Dio stesso che la conduce”: queste parole di Papa Benedetto hanno avuto una straordinaria conferma nella sua rinuncia e poi nella sorprendente figura di Francesco. È opera del principe della menzogna contrapporre un Papa a un altro, contraddicendo l’esperienza di continuità della tradizione cattolica che si realizza con pontefici profondamente diversi; è diabolico farsi catturare da una ‘nostalgia canaglia’. Papa Francesco si inserisce nella fase di declino dell’Occidente e in specie dell’Europa, rispetto ai paesi emergenti di altre zone del mondo. La sorpresa dello Spirito di Dio sovverte le nostre sicurezze culturali e pastorali. È imponente l’accoglienza anche di molti che si erano allontanati dalla fede. “In 42 anni in Vaticano non ho mai visto una folla così numerosa in modo persistente in Piazza S. Pietro”, dice Guzman. Il Papa parla ai suoi ascoltatori ‘cuore a cuore’, e li accoglie con una misericordia debordante. Come San Francesco, alter Christus, diventa missionario nelle periferie del mondo; predica con la vita e con l’esempio un Vangelo semplice e senza retorica, che diventa carezza e frusta. Significativo il magistero dell’omelia quotidiana a Santa Marta: un insieme di vita e di freschezza cristiana che riporta all’essenziale del cristianesimo, cioè al mistero della incarnazione e della presenza di Gesù nella storia. Il Papa è un gesuita e lo dimostra nella salda tempra culturale, nell’arte di un governo coraggioso e nella testimonianza militante e aperta. È una scossa di terremoto, un ciclone sereno. Egli sta introducendo una autoriforma della Chiesa nel capo e nelle membra. Francesco ripete a tutti i cristiani l’invito alla conversione, attraverso l’incontro personale con Cristo. “Non mi stancherò di ripetere – dice Francesco – le parole di Benedetto: ‘All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica, ma l’incontro con Cristo’”. Nulla può rimanere come prima nella nostra vita personale. La conversione non è un esercizio di penitenza, ma l’adeguare le nostre azioni al dono che Cristo fa di se stesso: la prima virtù è la coscienza della Sua presenza nella nostra vita. Non possiamo ridurci ad essere cristiani all’acqua di rose, cristiani di pasticceria, cristiani tristi o formali. La riforma riguarda la Chiesa nel suo vertice, a partire dal papato e dall’episcopato, per un nuovo modo di essere padre e pastore, non schiacciato dai problemi ma con un vivo senso del popolo di Dio, portando il profumo di Cristo e l’odore delle pecore. Francesco percorre in lungo e in largo piazza S. Pietro come altro modo di fare catechesi. Valorizza la religiosità popolare, di un popolo che non è massa anonima ma è costituito da volti e persone. Il Papa invita i peccatori a conversione, ma domanda egli stesso la misericordia nel sacramento della confessione. La conversione pastorale e missionaria cammina sulla linea della conferenza dell’episcopato dell’America Latina ad Aparecida nel 2007, alla quale Carriquiry ha partecipato. Dobbiamo liberarci dalla zavorra degli apparati curiali, per diventare servi dei servi di Dio; uscire dall’autosufficienza e dai recinti ecclesiastici, per andare incontro alle periferie sociali ed esistenziali. La Chiesa cresce per attrazione, rispondendo a persone che domandano: “Si può vivere veramente così?”. Vince l’attrattiva della bellezza di Dio nella vita degli uomini. Quanto rendiamo visibile Cristo oltre il grigiore del nostro peccato? Una fede non liquefatta, non assimilata allo spirito del mondo, non ridotta all’elenco di dottrine e precetti, a questioni morali o negative, anche quando non si può negoziare quanto è essenziale nella dottrina e nella morale.

Il prof. Guzman ha proseguito con molti sviluppi e approfondimenti di fronte a un pubblico piuttosto numeroso e attentissimo. Alcune domande finali hanno fornito altri spunti vivaci. Data l’importanza della relazione, si sta procedendo alla sua trascrizione; nel frattempo se ne può richiedere la registrazione alla parrocchia della Cattedrale di Chioggia. (a. b.)

 

da NUOVA SCINTILLA 16 del 20 aprile 2014