Ricordato dai cappuccini il frate chioggiotto

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A cinque anni dalla morte di padre Venanzio e a dieci dalla beatificazione di Padre Marco

Ricordato dai cappuccini il frate chioggiotto

Sono passati cinque anni dalla morte, il 17 giugno 2008, di padre Venanzio Renier e anche i cappuccini di Chioggia ne conservano vivo il ricordo come di un santo frate, loro professore e soprattutto confratello dalla fede autenticamente vissuta e testimoniata. Ovviamente va ricordata l’eredità più bella del nostro padre Venanzio: la causa del Beato Marco da condurre al porto della canonizzazione. Questa è stata richiamata, alla messa in memoria celebrata sabato 15, dal guardiano dei frati padre Romano Bianco: infatti, senza l’opera tenace e intelligente del frate chioggiotto non si sarebbe mai arrivati alla beatificazione dell’antico suo confratello, celebrata il 27 aprile di giusto dieci anni fa da papa Giovanni Paolo II, il quale definì allora Marco d’Aviano “profeta disarmato della misericordia divina”. Il pontefice polacco, ancora da studente, “nei libri di

scuola”, aveva conosciuto “questo contemplativo itinerante per le strade dell’Europa”, predicatore, taumaturgo, apostolo e diffusore dell’atto di dolore perfetto e anche difensore – in obbedienza al Papa – della libertà e unità dell’Europa cristiana, minacciate dagli Ottomani alla fine del XVII secolo. Egli, sempre all’atto della beatificazione, aveva ammonito: “Al continente europeo il Beato Marco ricorda che la sua unità sarà più salda se basata sulle comuni radici cristiane”. Di un tale personaggio, “esempio per la coraggiosa azione apostolica”, padre Venanzio da Chioggia diffuse ovunque le virtù e la preghiera per intercessione, mettendone in luce il valore e l’attualità a dimensione continentale. Chioggia fu interessata da padre Renier a quest’opera “senza confini”, oggi continuata dal Comitato per la causa di canonizzazione del Beato Marco e stimolata in particolare dal suo presidente onorario, il vescovo padre Flavio Roberto Carraro (che nel 1977 aveva scelto padre Venanzio per la ripresa della secolare causa), il quale da tempo indica di dilatare culto e conoscenza, perché “beato non basta” per un “Marco d’Europa”. Presso i cappuccini di Chioggia (in questa città il beato divenne sacerdote e operò anche miracoli in vita e pure dopo la morte), è disponibile un nuovo agile opuscolo a colori curato dal comitato insieme a santini sul beato e sul suo emulo e banditore. Chissà che Padre Marco si rifaccia vivo come fu per quel bimbo della nostra diocesi (di Loreo) la cui guarigione portò poi alla beatificazione. Nell’Anno della Fede bisogna credere che tutto è possibile… e non avere “riguardo” di domandare, a lode sempre di Dio!                                                                                                    (Walter Arzaretti)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 28 del 14 luglio 2013