Il diaconato a Ermanno Caccia

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Chiesa dei Padri Filippini

Il diaconato a Ermanno Caccia

Ci siamo ritrovati sabato 8 dicembre 2012, festa dell’Immacolata, dai Filippini per l’ordinazione diaconale del giovane Ermanno Caccia, bergamasco di nascita, chioggiotto di adozione. Tante persone, amici, parenti venuti – nonostante l’inclemenza del tempo – dal veronese, dal bergamasco, dal milanese per la solenne celebrazione eucaristica vespertina presieduta dal nostro vescovo Adriano Tessarollo, assistito da numerosi sacerdoti, che hanno voluto condividere un bellissimo dono del Signore, un evento grande e significativo per l’intera comunità cristiana: un nuovo diacono per la Chiesa locale e per l’Oratorio filippino, che gioisce mentre si sta snodando l’Anno giubilare per la sua presenza in Città da ben 260

anni. L’ordinazione diaconale è una vera consacrazione, che rende l’ordinato segno e strumento sacramentale del Salvatore, a servizio del popolo di Dio in cammino nella storia. L’intenso momento di preghiera e di festa è avvenuto nella seconda domenica di Avvento, le cui letture ci invitano a guardare verso l’evento della salvezza che si realizza in Cristo, che noi di anno in anno celebriamo nella festa del santo Natale. La corale “San Filippo Neri” ha accompagnato, con canti ben preparati e ben riusciti, ogni parte della emozionante liturgia, perché il pensiero andava a Ermanno, che ha pronunciato il suo “Eccomi”, quel “sì” che si fa servizio, affidando al Signore tutto il cammino della sua vita e rimettendo nelle sue mani tutto se stesso. Una diaconia di amore, che ha la sua fonte e il suo culmine nella Parola, nell’Eucaristia e nel prossimo, che ha uno stretto legame col sacerdozio ministeriale dei presbiteri. Il Vescovo, all’omelia, – sviluppando l’esortazione di san Paolo ai Filippesi – ha invitato Ermanno a divenire “collaboratore” del Vangelo, ad accostarsi alle persone per offrire loro speranza, forza, consolazione, ma anche “aiutando i poveri, curando i malati, sanando i lebbrosi”, in un cammino di rinnovamento nella carità, nell’amore, nella vicinanza, perché nasca in loro il desiderio di incontrare il Signore, di sperimentare la sua misericordia, la salvezza, il discernimento. Donazione pronta e generosa dev’essere la sua, per servire il Signore, realizzando un’unione sempre più intima con Lui, non per servire se stesso, o per essere felice da solo. Il momento culminante del rito di ordinazione, ricco di segni e condiviso da una folta assemblea, che ha strappato qualche lacrima in più persone, è stato l’imposizione delle mani del Vescovo sul capo del candidato, la vestizione con la stola diaconale (che richiama “il grembiule” del servizio) e la dalmatica, la consegna del Libro dei Vangeli e l’abbraccio di Pace con il celebrante, che gli ha espresso un invito incalzante: “Credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”. Ci è caro riportare – a questo punto – tre belle espressioni di san Filippo Neri vissute dal Vescovo nella casa paterna durante la sua fanciullezza (“In Paradiso non si va in carrozza”, “Paradiso! Paradiso!” e “Chi cerca altro che Cristo, non sa quel che si vogli”) e la testimonianza delle virtù della carità, dell’umiltà e della povertà riscontrate nella spiritualità di Padre Raimondo Calcagno, che possono offrire all’ordinato e a tutti i presenti una preziosa indicazione non solo per vivere il Vangelo nella vita personale, ma di testimoniarlo nella realtà quotidiana. (R. Chiozzotto)

 

 

 

 

(Foto di Ruggero Donaggio)

 

 

 

dal NUOVA SCINTILLLA 47 del 16 dicembre 2012