Felice e Fortunato i Santi Patroni

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I PATRONI DELLA CITTA’

Patroni della città e diocesi di Chioggia, Felice e Fortunato sono stati sempre rappresentati come due soldati romani. Essi nel martirio hanno combattuto per Cristo, e hanno mantenuta integra la propria fede.  La tradizione in realtà li qualifica come due giovani fratelli vicentini, venuti ad Aquileia per commerciare; Aquileia infatti è il principale sbocco all’Adriatico di tutta l’Italia settentrionale.

Trovati in preghiera in un bosco vicino alla città, per l’imperversare della persecuzione di Diocleziano (303-305), furono torturati e decapitati. I loro corpi, raccolti dai cristiani, furono conservati uno a Vicenza e l’altro ad Aquileia. In seguito alle invasioni barbariche, le reliquie conservate in quest’ultima città furono trasportate a Malamocco, dove si era stabilita una sede vescovile. Questa sede si trasferì nel 1100 a Chioggia, e con essa, per volontà del vescovo Enrico Grancarolo e col consenso del Doge, anche le insigni reliquie. Attualmente sono conservate nella Cattedrale, racchiuse in una pregiata urna di squisita fattura, eseguita nel 1905 su disegno del chioggiotto Aristide Naccari.

La festa dei Santi Martiri, patroni della città e della diocesi di Chioggia, si celebra solennemente il giorno 11 giugno. 

CHIUSURA DEFINITIVA DELL’URNA DOPO LA RICOGNIZIONE 2004-2005

E’ stata chiusa definitivamente il 30 novembre 2005 la preziosa Urna contenente le reliquie dei Santi Patroni Felice e Fortunato, sulle quali era stata eseguita dall’équipe del prof. Raffaele De Caro, direttore dell’Istituto di Anatomia umana dell’Università di Padova, un’accurata ricognizione storico-scientifica, in occasione del 17° centenario del martirio, dal 2004 al 2005. Oltre alla classificazione dettagliata di tutte le ossa (risultandone uno scheletro pressoché completo, compreso il cranio) si era proceduto anche all’analisi dell’antichità delle reliquie con l’esame del C14 ricorrendo ai laboratori specializzati dell’Università di Lecce, il cui responso ha accertato la congruenza con la tradizione: i resti infatti risalgono al periodo compreso tra il 120 e il 350 d. C. Nel settembre scorso è giunto anche l’ultimo referto sull’esame del DNA, finalizzato a definire se i resti appartengono ad un solo soggetto (come si potrebbe dedurre dai risultati della ricognizione effettuata sui resti conservati a Vicenza che apparterrebbero ad un solo soggetto) o di due (il cranio di Fortunato e il corpo di Felice, come si ritiene nella tradizione chioggiotta): il responsabile del Laboratorio di Antropologia Molecolare e Paleogenetica di Firenze, dr. David Caramelli, dopo ripetuti tentativi sui frammenti fattigli pervenire dal prof. De Caro, ha definitivamente appurato che, a causa delle difficili condizioni “tafonomiche” a cui sono state sottoposte le reliquie nei secoli, “difficilmente si potrà ottenere, anche da altri frammenti ossei recuperati nella stessa sepoltura, un DNA ancora in buono stato di conservazione”. Nell’urna è stata depositata una pergamena in data 1 novembre 2005, che, a futura memoria, aggiorna sulla ricognizione effettuata. Ne riportiamo di seguito il testo.

IL TESTO DELLA PERGAMENA

Nel nome del Signore, oggi 1° novembre 2005, primo del pontificato di papa Benedetto XVI, essendo presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi e vescovo di Chioggia mons. Angelo Daniel, si procede alla chiusura definitiva dell’urna dei santi Felice e Fortunato, dopo la ricognizione scientifica iniziata per volontà del vescovo il 23 aprile 2004 e conclusa nella Pentecoste 2005. L’équipe scientifica guidata dal prof. Raffaele De Caro, direttore del reparto di anatomia e fisiologia umana nella facoltà di medicina all’Università di Padova, attraverso l’esame del C 14 ha accertato l’antichità delle reliquie, dopo averle dettagliatamente classificate: risalgono all’arco di tempo che va dal 120 al 350 d.C. Però l’effettiva antichità dei tessuti prelevati e sottoposti in diversi Istituti scientifici all’esame del DNA ha vanificato la possibilità di accertare la congruenza tra cranio e scheletro come appartenuti a una stessa persona. Perciò le sacre reliquie sono state ricomposte nell’urna e continueranno a essere venerate, secondo la tradizione, come il capo di S. Fortunato e il corpo di S. Felice. Risulta comunque trattarsi di persone tra i 22 e i 40 anni, di poco superiori alla media statura. Con le ossa dei santi martiri viene chiuso nell’urna il presente atto unitamente alla documentazione storica:- sei antiche lamine di piombo, – un sacchettino bianco contenente n. 131 monete quasi tutte medievali (altre 38 ornano l’interno dei tre reliquiari tubolari dei santi Patroni, esposti nel Museo diocesano), – un altro sacchettino bianco con campioni del precedente allestimento, – un sacchetto rosso contenente frammenti della precedente urna lignea, – un altro sacchetto rosso con le reliquie dei santi Fabiano e Sebastiano assieme ad altri frammenti di marmo, residui metallici e scaglie di cera, – un fascicolo cartaceo con pergamena, attestanti il cambio d’urna avvenuto nel 1904-1905, – una medaglia di papa Pio X e una moneta di 2 lire italiane del 1905, – una serie di 8 monete pontificie del 2005, – una medaglia d’argento, commemorativa del 25° di pontificato di Giovanni Paolo II; rimangono in vista: – due ampolle vitree con frammenti dei “precordi” e “ceneri” dei santi Patroni, – una medaglia pontificia in bronzo dorato, commemorativa del 75° dei Patti Lateranensi, – una medaglia d’oro del Comune di Chioggia, partecipe all’evento, datata al 2004. – la lamina d’argento del vescovo Angelo Daniel, a ricordo della ricognizione 2004-2005.