Salesiani Chioggia

Don Marco Favaro lascia Chioggia per una nuova missione in Romania

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È tempo di partire! È tempo di fare il punto della strada. È tempo di saluti e di ringraziamenti. Dopo vent’anni a Chioggia e complessivamente 25 nel territorio della Diocesi, non posso che essere grato a questa terra, a questo mare e alla sua gente che mi ha formato e mi ha dato modo di crescere come persona, come uomo e salesiano prete.

L’arrivo

Non potrò mai dimenticare il timore che ho provato al mio primo arrivo a Chioggia nel lontano 19 febbraio 1987 quando, poco più che ventenne, solcai per la prima volta nella mia vita il suolo di questa città, in qualità di obiettore di coscienza. Era un giorno uggioso e umido. La riva San Domenico verso i salesiani era molto più stretta di adesso e molto pendente verso il canale. La mia mano destra strinse vigorosamente la maniglia sopra il finestrino della 127 guidata da don Silvio Ballarini. Mi pareva impossibile che l’acqua fosse così vicina alla strada. Poi l’incontro con i ragazzi, con la comunità salesiana, con gli animatori e tutti coloro che da qual momento in poi sono diventati amici, fratelli e sorelle. Se la mia vocazione ha avuto inizio nel cuore di Dio e nel grembo della mia famiglia e della mia parrocchia francescana di Cordenons, certamente è stata la vita nell’oratorio di Chioggia a farmi sbocciare e partire come salesiano. Chioggia è stata la risposta viva alla mia domanda ripetuta per anni a Gesù Eucarestia: “Signore, cosa vuoi che io faccia?”. La partenza per il noviziato salesiano nel 1988 è stato un momento misto a gioia e dolore e, sinceramente, pensavo in cuor mio che non avrei più rivisto quei volti cari, che mi avevano amato e accolto. Invece, no. Vent’anni trascorsi insieme dal mio ritorno a Chioggia da quel fine maggio 2001 a oggi.

Nuova missione

Ora dopo tanto tempo, Chioggia mi rimanda nel mondo per una seconda volta, con una rinnovata vocazione. Mi aspetta la missione presso il cresciuto “Oratoriul Don Bosco” di Costanza, in Romania. Oratorio fondato 25 anni fa da un salesiano partito a sua volta da Chioggia, don Sergio Bergamin, che ora opera a Chisinau, in Moldavia. Mi aspetta ancora un ruolo, quello di economo, che non avrei mai pensato in vita mia di esercitare, se non per la forte propensione al lavoro manuale che mi contraddistingue da sempre. A Costanza avrò probabilmente più possibilità di stare con i ragazzi, di condividere con loro le mie competenze, di dedicare loro ascolto, di creare buoni rapporti con tutti e avvicinare più persone possibili a Gesù, magari facendoglielo incontrare attraverso la mia povera umanità.

Perché tu?

Molti mi chiedono: “Perché proprio tu, don Marco? Non potevi dire di no e stare qui?”. Questa domanda me la sono fatta pure io e l’ho posta sia al mio superiore, che al Signore. La risposta è da una parte complessa, ma anche tanto semplice. Detta in dialetto: “La coerta xé curta”. Non tutti sono adatti a fare tutte le cose; e c’è da creare comunità e spirito di famiglia, che mi dicono so fare. Il discorso non faceva una piega, ma non mi bastava. E non mi sono bastate nemmeno le lusinghe del tipo: “Abbiamo pensato tutti a te, sei la persona più adatta”. Se da una parte facevano gonfiare un po’ il mio orgoglio, sentivo che non mi bastavano. Allora ci ho pensato una settimana e per tre giorni il mio cuore ha ribollito, fino a che mi sono posto la domanda fondamentale: “Ma tu don Marco, perché sei qui prete, salesiano a Chioggia da 20 anni?”. La risposta è affiorata da sola, subito e, la domanda che mi sono posto, l’ho capito dopo, mi è stata ispirata: “Per Te, Gesù”. Ora a Costanza avrò Gesù, avrò don Bosco, avrò i confratelli, i ragazzi e tanti fratelli e sorelle, figli di Dio da amare e accogliere. Mi basta questo. Poi è chiaro che gli affetti che lascio, l’essere il successore di Brando, gli scout, i tanti amici e collaboratori e i calerassi non li scorderò mai e mi mancheranno sempre. Ma così agisce Dio!

Cosa lascio, cosa spero

Ho ancora alcuni pensieri che vorrei lasciare come augurio e richiesta a quanti mi conoscono e vorranno accogliere l’invito. Comincio dai più giovani. Spero vivamente che la mia partenza sproni molti di voi ragazzi e giovani a chiedervi il senso della vostra vita, a domandarvi cosa siete disposti a lasciare per dire di sì a Dio quando sentite nel vostro cuore una chiamata particolare a seguire Gesù. Spero poi che molti collaboratori e volontari si tirino più su le maniche per coprire le tante lacune che lascio e per portare avanti quanto insieme abbiamo costruito. Spero che salesiani e laici, ma anche parroci e fedeli di questa amata Chiesa locale, crescano tutti nel desiderio di lavorare di più insieme, andando al di là delle differenze e delle forme, mettendo da parte la paura di perdere qualcosa, perché con Gesù e il Vangelo si guadagna il centuplo in questa vita, oltre alla vita eterna. Spero ancora vivamente che l’amministrazione pubblica e le forze politiche, assieme alle realtà sociali, culturali ed educative, si trovino insieme a pensare il futuro della nostra bella città e della sua popolazione. Sento forte di dover ripetere che Chioggia sta invecchiando a velocità inaudita. Non percepisco un progetto di rinnovamento. Non si odono più le grida chiassose dei ragazzi e dei bambini per le calli dei centri storici e, i palazzoni di Marina sono alveari senza un’anima. Una città che non fa più figli, dove i giovani laureati scappano in cerca di un lavoro adeguato al loro progetto, perché qui possono fare solo i camerieri o i baristi stagionali, è una città destinata a invecchiare e morire.

Questo accorato appello è per me un segno di amore, non di rimprovero. Un giorno vorrei tornare, magari anziano e trovare nuovi volti pieni di luce e di vita, volti sorridenti e amici, che sapranno accogliermi nuovamente per fare ancora un pezzo di strada insieme. “Se vedemo fioi e fie. Grazie di tutto e buona fortuna. Mult noroc”.

don Marco Favaro