I fradei rinnovano gli antichi riti

Anche in tempo di coronavirus. Due “novissi”, tra cui un quattordicenne

6 giugno 2020
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Il flagello del covid19 ha mutato anche la suggestiva notte della Confraternita dei Flagellanti della Santissima Trinità, che vede da oltre quattro secoli rivivere a Loreo antichissimi riti di preghiere e penitenza. Obbedendo alle norme imposte dalla legge e dal buon senso, i confratelli hanno anticipato l’inizio della cerimonia scegliendo di non celebrare nel loro oratorio e trovando accoglienza nel grande duomo dedicato a Santa Maria Assunta, che ha garantito l’obbligatoria “distanza sociale” di sicurezza. Nella lunga storia della Confraternita (fondata nel 1608 dal vescovo di Chioggia Lorenzo Prezzato) mai è stata sospesa la celebrazione dell’antico rito, tranne un’unica memoria certa che risale al 1867 quando il sindaco di Loreo Teofilo Rossi vieta, con pubblico avviso, la celebrazione dei riti della confraternita: in quell’anno infatti si registravano sul territorio numerosi casi di colera.

Così alle 21.30, in anticipo sulla mezzanotte, le campane hanno suonato a festa per chiamare i confratelli all’interno del duomo e dare inizio alla suggestiva cerimonia di accoglienza e di vestizione dei “novissi”, che accompagnati da un padrino presentatore hanno chiesto di fare parte della confraternita. Con grande solennità il priore Roberto Rizzato (un confratello eletto a vita) ha chiamato per nome Luca e Francesco, presenti di fronte all’altare con i loro padrini e le nuove consorelle Lauretta e Daniela. L’eccezionalità della serata è stata l’accoglienza nella confraternita del giovanissimo Francesco, un ragazzo quattordicenne proveniente da Milano. Pur non essendo contemplata dall’antica regola, la scelta della confraternita è sempre stata orientata ad accogliere persone adulte previa la presentazione di un altro fradeo (padrino) ed il colloquio e la confessione con  il padre guardiano (l’arciprete della parrocchia di Loreo). Nei 412 anni di storia per la prima volta è stato accolto un quattordicenne, una notizia che rimarrà nella memoria storica della confraternita.

Aiutati dai padrini, Francesco e Luca, su invito del priore, hanno indossato per la prima volta il saio rosso, poi si sono cinti i fianchi con il cordiglio e si sono calati sulla testa il cappuccio ascoltando le parole del priore sul profondo significato simbolico attribuito a questi gesti ed apprendendo le regole della confraternita da sempre tramandate solo oralmente.

Al termine della sempre suggestiva cerimonia della vestizione il padre guardiano don Angelo Vianello ha elevato una speciale preghiera e ha dato la santa benedizione con un antico crocifisso sotto lo sguardo materno della Beata Vergine della Carità. Un lungo e calorosissimo applauso ha sciolto l’emozione dei presenti e sottolineato la gioia di accogliere quattro nuove persone all’interno della confraternita. Dopo il rito pubblico dell’accoglienza e della vestizione dei “novissi”, i confratelli (tra di loro si chiamano “fradèi”) hanno celebrato l’antico rito segreto di preghiera e penitenza, che tradizionalmente si svolge nel buio ed alla presenza dei soli confratelli. Nel corso del rito il priore ha iniziato le tradizionali formule antiche elevando preghiere di benedizione e di ringraziamento per quanti si sono adoperati in molti settori, dando anche la propria vita, nella lotta al coronavirus.

Al termine del rito segreto non si è potuta svolgere la processione notturna sino alla chiesa della Madonna del Pilastro e la veglia cimiteriale, essendo vietati gli assembramenti.

E’ seguita la celebrazione della Santa Messa nella festa propria della Santissima Trinità, conclusa con la speciale benedizione del padre guardiano e le parole di saluto del priore. La processione è stata simbolicamente sostituita da un semplice pellegrinaggio, svolto dal priore e da tre confratelli, che l’indomani di primissima mattina hanno adempiuto a nome di tutti i fradei, seguendo la croce, alla Madonna del Pilastro ed al camposanto. Il pellegrinaggio si è concluso con il ritorno al duomo e la partecipazione alla prima Santa Messa celebrata dal vicario generale mons. Francesco Zenna. La confraternita dei Flagellanti o Battuti o Incappucciati della Santissima Trinità di Loreo svolge un richiamo alla preghiera, alla carità ed alle opere spirituali e trova vigore e nuovi aderenti anche dopo oltre quattro secoli di storia. I confratelli provengono da ogni parte d’Italia, non vivono in comune e nel corso dell’anno partecipano con la propria veste ai riti ed ai momenti più importanti dell’anno liturgico. La loro semplice veste è l’unico segno che li contraddistingue e li accompagnerà anche nel letto di morte con due pietre nuove poste sotto il capo in segno di umiltà. Alla confraternita aderiscono anche numerose consorelle che, pur non vestendo il saio e non partecipando ai riti segreti, sostengono la confraternita con le loro opere e preghiere.

Andrea Bellato