Santi Patroni

11 giugno 2020. La cappella dei SS. Felice e Fortunato

cappella santi Patroni-cattedrale
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Giovedì 11 Giugno ricorre la solennità dei santi Felice e Fortunato Mm. patroni della città e diocesi di Chioggia. I nostri santi furono martirizzati in Aquileia, all’inizio del IV secolo, durante la violenta persecuzione contro i cristiani, decretata dagli imperatori Diocleziano e Massimiano. Le spoglie mortali furono poi divise tra Vicenza, città natale di Felice e Fortunato, e Aquileia. Le reliquie che rimasero in Aquileia, nel tempo, passarono a Grado, poi a Malamocco e nel 1110 pervennero a Chioggia, con il trasferimento della sede episcopale. Ricordiamo, a tal punto, che nella seicentesca cattedrale di Santa Maria Assunta – insigne opera di Baldassare Longhena – figura la cappella dei santi Felice e Fortunato (vedi foto), dove riposano le reliquie degli invitti martiri. Illustrando tale insigne luogo, notiamo, nella colonna di sinistra, in corrispondenza dei gradini, l’iscrizione lapidea del 1729 che ricorda il rivestimento marmoreo del ciclo pittorico del martirio dei santi patroni, essendo vescovo Giovanni Soffietti e podestà Francesco Bonfaldini, L’altare conserva, invece, una pala di fra’ Massimo da Verona del 1662, con i santi Felice e Fortunato, oltre a santa Cecilia, compatrona della città e diocesi. Sopra l’altare, l’urna argentea, della ditta Faggi di Vicenza, che contiene i resti mortali dei santi patroni, con il teschio di San Fortunato e le ossa di san Felice, ideata dall’arch. Aristide Naccari, nel 1905, sotto l’episcopato di Fra’ Ludovico Marangoni. La saracinesca d’argento, sempre su disegno del Naccari, invece, é opera della ditta Zona, del 1927: porta, entro un cerchio, gli invitti martiri, con alla base lo stemma episcopale di Fra Marangoni. Nel fronte anteriore del coperchio dell’urna, al centro, figura alzato lo stemma del sommo pontefice san Pio X, con alla sinistra lo stemma del vescovo Marangoni e alla destra quello di Chioggia. Nella fronte posteriore del coperchio dell’urna – visibile solo quando l’urna è posta fuori dal suo sito – a sinistra, l’insegna di Aquileia, luogo del martirio dei nostri patroni, mentre a destra, appare lo scudo di Vicenza, città natale dei santi Felice e Fortunato. Sulla fronte dell’altare si può ammirare un prezioso paliotto, datato 1900 – opera di eccelsi artisti veneti – intessuto con fili d’oro, raffigurante scene del martirio dei santi patroni, il tutto con artistica cornice d’argento. Sempre l’altare è cimato, poi, con l’insegna del vescovo Pasquale Grassi (1618-1639), mentre alla sommità del sacello marmoreo, appare lo stemma del vescovo Francesco Grassi (1639-1669) con alla destra l’arma di Chioggia e alla sinistra l’insegna gentilizia di Marco Contarini, podestà di Chioggia (1657-1659). Nella cappella, che è rivestita di lastre marmoree, nei dorsali di destra e di sinistra, figurano sei stemmi per parte, timbrati dalla corona di patrizio veneto, oltre a due presenti ai lati dell’altare, tutti di squisita fattura. Si tratta delle insegne araldiche di casato dei vari podestà che, con elargizioni munifiche, hanno contribuito allo splendore di tale cappella. Riteniamo giusto ricordarli. Iniziando, da sinistra, dai gradini d’accesso, troviamo lo stemma dei Giustiniani, a seguire dei Crotta, dei Morosini, dei Bembo, dei Spinelli, per finire con i Grimani. Nei dorsali di destra, troviamo, invece, l’insegna dei Labia, mentre nel secondo dorsale, nel campo dello scudo, compare una cifra – probabilmente AA – di stupendo intarsio in madreperla; non siamo riusciti ad assegnarlo, in quanto non troviamo nessun podestà, nel Settecento, con tali iniziali per nome e cognome. Segue lo stemma gentilizio degli Albrizzi, dei Venier, dei Vidman, dei Sandi, per terminare con quello dei Soranzo. Ricordiamo, ancora, che tra il 1728 e il 1737, anno in cui si concluse il reggimento del podestà Paolo Antonio Labia, videro la luce anche i sei dipinti, con cornici marmoree, raffiguranti le varie fasi del martirio, collocati, a parete. Nel corso del restauro conservativo dei dipinti effettuato nel 1983, sotto la direzione del caro amico dott. Sandro Sponza – prematuramente scomparso – ispettore della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Venezia, richiesti di una consulenza araldica, avevamo potuto appurare quanto segue: “Il supplizio delle battiture”, da attribuire a un pittore del primo Settecento, porta sulla modanatura del gradino FRANCISCI BONFADINI PRAETORIS MUNUS e, sull’alzata, la data ANNO 1728, mentre sul piede del braciere si nota lo stemma di Francesco Bonfadini, podestà di Chioggia negli anni 1727-1729. Con il restauro de “Il supplizio dello stiramento dei corpi e delle bruciature”, da attribuire a un pittore del primo Settecento, si è resa visibile l’arme patriziale di Agostino Maffetti, podestà in Chioggia dall’aprile 1729 al novembre 1731. “Il supplizio dell’olio bollente”, da attribuire a un pittore tardotenebroso, porta, invece, alla base, a sinistra, lo stemma di Bartolomeo Mora, podestà in Chioggia dal novembre 1731 al luglio 1733 e la scritta BART. MORA  2” PRAETOR DICAVIT. “Il supplizio della frattura delle mascelle”, da attribuire a Gaspare Diziani, reca la cifra V.B. sul rudere del gradino in basso a sinistra, che non era mai stata identificata a chi appartenesse e che deve, invece, riferirsi a Vincenzo Barzizza, podestà di Chioggia dal luglio 1733 al dicembre 1734. “Il supplizio dei rasoi”, da attribuire a un pittore tiepolesco, è l’unico dipinto in cui non abbiamo individuato nessuna cifra o stemma; è però legittimo ritenere che esso debba risalire a Giovanni Duodo, podestà in Chioggia dal dicembre 1734 all’aprile 1736, in quanto non esiste motivo di credere che il Duodo avrebbe rifiutato di seguire una tradizione sempre rispettata dai suoi quattro predecessori e seguita, come si vedrà, dal suo successore. Per ultimo, “La decapitazione”, opera di Giambettino Cignaroli, porta sull’arcone, in alto a sinistra, l’aquila dei Labia. Paolo Antonio Labia, fu podestà di Chioggia negli anni 1736-1737. Al centro del soffitto, in ovale, l’affresco di Ermolao Paoletti del 1891, raffigurante la Gloria dei santi Martiri, con nello sfondo la città di Chioggia, il tutto, contornato con gli stucchi di Pietro Longo del  sec. XVIII. Infine, nella lunetta che sovrasta l’altare, figura una splendida vetrata istoriata, raffigurante i nostri patroni in preghiera nel bosco, della ditta Ketteler di Monaco di Baviera, fine sec. XIX.

G. Aldrighetti

Foto: cappella dei Santi Patroni, cattedrale di Chioggia.