“Padre nostro”, nuova versione

Dalla I Domenica d’Avvento (29 novembre 2020) obbligatorio per tutti

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Dal 29 novembre, prima domenica di Avvento, in tutte le chiese italiane, sarà obbligatorio recitare il Padre Nostro nella nuova traduzione definita dalla Cei, nella quale si dice “non ci abbandonare alla tentazione” e non più “non ci indurre in tentazione”.

Ad anticiparlo, alla fine di Gennaio è mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e Vasto, a margine del Forum internazionale di Teologia alla Pontificia Università Lateranense. Non si tratta, naturalmente, di cambiare il Padre Nostro: i Vangeli sono scritti in greco e il testo originale della preghiera di Gesù è immutabile.

Il problema, non solo in Italia, è piuttosto la traduzione, come rendere quella voce verbale che si legge nel Vangelo di Matteo (6,13), riferimento della tradizione liturgica: “eisenénkes”, dal verbo” eisféro”, che per secoli è stato tradotto con l’“inducere” latino della Vulgata di San Girolamo, da cui l’“indurre” italiano.

Questione delicata, perché tutti hanno imparato fin da piccoli a dire “e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male”. Solo che “questa è una traduzione non buona”, aveva spiegato alla fine del 2017 Papa Francesco: “Sono io a cadere, non è Lui che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto. Un padre non fa questo, aiuta ad alzarsi subito. Chi ci induce in tentazione è Satana, è questo il mestiere di Satana”. La nuova versione del Padre Nostro figurerà già nel nuovo Messale che sarà pubblicato dopo Pasqua, che quest’anno cade il 12 aprile.

G. Aldrighetti