IN MEMORIA DEL FRATELLO DEL VESCOVO ADRIANO

A Dio attraverso l’umano

Padre Giuseppe Tessarollo, il suo percorso di vita e la sua testimonianza

Fratello-Vescovo
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“Come stai?”. Quando P. Giuseppe Tessarollo ti faceva questa domanda alludeva senz’altro anche alla tua salute fisica, ma percepivi chiaramente che egli puntava più in profondità. L’acutezza del pensiero e la sua ricca sensibilità spirituale stimolavano una riflessione sul proprio benessere interiore. Accostava le persone nella loro interezza, dimostrando di comprenderle nei loro dubbi e nelle loro certezze.

Già nell’adolescenza e nella prima giovinezza – spiegava il vescovo Adriano all’omelia delle esequie celebrate a Tezze sul Brenta lunedì 30 dicembre – egli dovette porsi molti interrogativi. Dapprima la morte di due fratellini piccoli, poi la perdita della mamma quand’era quindicenne e in seguito, mentre studiava chimica industriale a Padova, l’incidente mortale sul lavoro che gli strappava un fratello di due anni più giovane di lui, gli trasmisero il senso della caducità umana e di riflesso ingenerarono il bisogno di scoprire ciò che giova alla vita vera. Fu così che il 10 ottobre 1954, all’età di 23 anni, essendo nato il 6 febbraio 1931 a Tezze sul Brenta, in provincia di Vicenza, entrò dai Gesuiti di Lonigo. Si apriva così – continuava il fratello vescovo con una certa commozione – una seconda feconda tappa del suo percorso, quella della ricerca di Dio come “roccia e salvezza”, secondo le espressioni del salmo responsoriale recitato insieme: “Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia speranza”. Le basi erano state poste in famiglia, soprattutto dalla fede forte del papà, e Giuseppe ci costruì sopra, con lo studio della filosofia a Gallarate e della teologia a Chieri; ma anche con uno stile di vita austero, fatto di rinunce e di preghiera: “Gli sta a cuore alzarsi di buon mattino per il Signore, che lo ha creato; davanti all’Altissimo fa la sua supplica”, recita il libro del Siracide di cui è stato proclamato un brano come prima lettura.

Ha svolto il ministero pastorale a Roncovetro, in provincia di Piacenza, all’istituto Leone XIII di Milano, e nella Casa degli Esercizi Spirituali di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Questa fu la terza fase del suo cammino, quella della comprensione del mistero di Dio attraverso l’incontro con l’uomo e la sua storia. Del resto Egli si è rivelato in Gesù, attraverso l’incarnazione del Figlio, fattosi uomo per noi e per la nostra salvezza. Spiegando questo passaggio, il fratello – che ha presieduto la liturgia funebre nel paese nativo, concelebrata dal parroco e dall’omonimo cugino, assieme a una quarantina di sacerdoti, soprattutto delle diocesi di Chioggia e Vicenza, dei confratelli gesuiti di Padova ed altri amici – ha raccontato le diverse forme con cui P. Giuseppe ha svolto la sua missione, sempre alla ricerca di servire l’uomo perché, come dice Agostino, conoscendo se stesso arrivi a conoscere il suo creatore: “È nelle realtà della famiglia, del lavoro, del creato, della pluralità delle relazioni che l’uomo può vivere l’esperienza della presenza e della compagnia di Dio”. Di fatto P. Giuseppe si è occupato di studi sul lavoro, sulla grafologia, di attenzione alla famiglia, nell’intento di poter parlare all’uomo singolo nella sua situazione personale e reale. Da qui il suo interesse a proporre gli esercizi spirituali ignaziani, anche individuali, ad accostare la vita concreta delle persone fino al desiderio di coinvolgersi direttamente nella vita parrocchiale; e ne ottenne la possibilità dai suoi superiori inserendosi nella pastorale diocesana a Vicenza prima, in particolare nella parrocchia di Vaccarino, e poi a Chioggia. Ha lasciato anche un volumetto sul “discernimento ignaziano” per aiutare il lettore a valutare profondamente tutte le motivazioni, i sentimenti e gli impulsi che spingono ad agire, in modo da valutare se sono vere ispirazioni dettate dal bene e dall’amore o istinti mossi dall’egoismo e dallo spirito del male; e un altro volumetto su “Il sacrificio eucaristico fonte e apice di tutta la vita cristiana” (ed. “Nuova Scintilla”), aiutando ad andare al cuore della fede e della liturgia. Infine – ha concluso mons. Adriano – è approdato sulle rive sicure della Parola di Dio, specialmente del Vangelo, che nella liturgia proponeva in forma semplice, coniugandolo con la vicinanza e la riflessione sulle esperienze umane che si trovava a vivere, in modo che tutti lo potessero accostare come fonte per il proprio cammino di vita umana e spirituale.

È spirato, a giorno inoltrato, venerdì 27 dicembre, nella casa dei Gesuiti a Gallarate, dove viveva da quattro anni amorevolmente assistito, dopo aver tenute strette le mani del fratello che lo accompagnava con pensieri biblici e della tradizione cristiana. Era il primo della sua numerosa famiglia, Adriano il più giovane. Gli altri fratelli con le rispettive famiglie, la sorella Gianna e i numerosi nipoti e pronipoti, tutti presenti al commiato, in una chiesa affollata di fedeli provenienti da diverse località, si erano già stretti a lui il 12 luglio 2014, nella cappella del seminario di Chioggia, dove aveva ricordato il suo 50° anniversario di sacerdozio. Furono anni in cui abbiamo avuto anche noi la fortuna di conoscerlo e di goderne la presenza, sempre disponibile, con umile generosità, nella segreteria del vescovo, nelle parrocchie di Dolfina e San Gaetano, ovunque veniva richiesto per le confessioni o altro servizio ministeriale. Al grazie affettuoso della nipote, che al termine delle esequie ricordava il suo attaccamento alla famiglia, uniamo anche quello della nostra chiesa locale che P. Giuseppe ha mostrato di amare con altrettanta tenerezza.

Francesco Zenna