COME NANI SULLE SPALLE DEI GIGANTI

Spiritualità oggi

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Parlare di spiritualità oggi significa entrare in un universo simbolico effervescente, affascinante, per certi versi complesso e mai risolutivo. La vita dello spirito intercetta ognuno di noi e sviluppa idee, sogni, visioni, orienta scelte, coinvolge le coscienze. Oggi parlare di vita dello spirito è come entrare nelle sabbie mobili, perché sin dalle premesse non ci troviamo in sintonia; ovvero: di quale spirito stiamo parlando? Capita di condividere, anche nel nostro ambiente ecclesiale, visioni diverse: cristiani che parlano dello spirito della natura, dello spirito delle cose, dello spirito divino che abita il creato, ma giungere alla vita dello spirito che è lo Spirito di Cristo Risorto non è così scontato. In questi giorni ho riletto un testo di Gustave Bardy, vecchiotto: esce per la prima volta in lingua francese nel 1946 e Jaca Book lo ristampa nel 2015. La conversione al cristianesimo dei primi secoli è il titolo dell’opera. In questo tempo di quaresima ci siamo tutti chiesti come poter vivere lo spirito di conversione e quali scelte fare in ordine alla preghiera, al digiuno e all’elemosina scelti per la liturgia del mercoledì delle ceneri. L’autore indaga i motivi, le esigenze, gli ostacoli e i metodi della conversione cristiana e costruisce un percorso interessante di riflessione per cercare quei nodi che portarono i primi cristiani a credere in Cristo morto e risorto. Sinteticamente si può dire che coloro che sceglievano la vita cristiana sceglievano di rompere con tutto ciò che avevano scelto fino a quel momento per orientare la propria vita verso una nuova identità, una strada di santità. Mi piace questo cuore pulsante che desidera Cristo a costo di lasciarsi abitare da quello spirito diverso che è il Logos, la Parola, Cristo vivente! In questo senso l’esortazione apostolica di papa Francesco rivolta ai giovani del mondo può essere realmente uno strumento di base per la costruzione di metodi di conversione che abbiano radici in esigenze e motivazioni non sempre slegate da ostacoli spesso globali e occulti. Quale identità ci stiamo dando, quali sono le rotture che siamo disposti a compiere per procedere nella vita cristiana? I primi cristiani avevano ben chiaro che la conversione al cristianesimo significava un taglio col passato, con l’uomo vecchio, per rinascere a vita nuova come uomini nuovi, non solo nelle idee ma soprattutto nella prassi, nella vita reale. La vita cristiana e la santità sono anche una prassi, uno stile così ben definito che ha portato a persecuzioni e martirio. Lo spirito del Risorto ci spinge continuamente a convertire la nostra umanità a Cristo che è il vivente e può anche chiedere di rompere con un certo passato, certo e rassicurante: Perché i tuoi discepoli non digiunano?, gli chiederanno alcuni in Matteo 9? Da quella risposta nascerà una conversione. E se quel passato con cui siamo chiamati a rompere fosse quello stesso nostro passato che amiamo, che ci ha nutrito, che ci ha donato valori e costumi? Può lo spirito di Cristo fare nuove tutte le cose secondo le parole dell’Apocalisse?

Damiano Vianello