Il cammino verso la gioia della vita nuova

Itinerario liturgico-catechetico-caritativo per la Quaresima - Quarta domenica

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L’esperienza della misericordia apre all’esperienza della festa e, infatti, la quaresima è in preparazione della grande festa della Pasqua. Dal messaggio per la quaresima di Papa Francesco ricordiamo brevemente quanto dice: “Se non siamo protesi continuamente verso la Pasqua, verso l’orizzonte della Risurrezione, è chiaro che la logica del tutto e subito, dell’avere sempre di più finisce per imporsi”. Potremmo parafrasare che se nel cammino della quaresima non ci lasciamo attrarre dalla gioia della vita nuova che esplode nella Pasqua, allora rimarremmo sempre chiusi nel nostro egoismo e anche un cammino penitenziale non sarà servito a granché, proprio perché la penitenza deve essere il segno del pentimento, cioè della volontà del cuore di cambiare. Solo allora proveremo il gusto di quello che sta accadendo nella nostra vita per opera dello Spirito Santo.

È Dio che ci concede il gusto della vita. Nella prima lettura ci viene descritto un momento di quiete per il popolo d’Israele. Dio concede un tempo di tranquillità affinché gli israeliti possano mangiare i frutti della terra di Canaan e celebrare la propria Pasqua. Gustano le prelibatezze del luogo e, finalmente, essi possono godere una certa stabilità e serenità. Dio non ha mai cessato di assisterli nonostante le innumerevoli infedeltà commesse.

La pagina del vangelo ci narra la parabola del Padre Misericordioso. Il figlio più giovane, di cui conosciamo la scelta e la situazione in cui si è trovato, torna dal padre, il quale fa una festa dimenticando il gesto di rottura compiuto dal figlio. Lo dimentica perché sta gustando una infinita gioia di aver ritrovato il figlio che era perduto. Il cuore del figlio maggiore, però, non è gioioso come quello del padre, non prova lo stesso sentimento, non gusta la grazia del fratello ritrovato. La preoccupazione del padre propone un cambio di gusto: dalla schiavitù alla figliolanza, dalla fame al profumo della carne del vitello grasso. Il figlio maggiore vive una vita senza gusto poiché assapora solamente l’amarezza di un servilismo che gli lascia solo l’acquolina in bocca per un capretto mai condiviso e mangiato.

A quale stile di vita siamo richiamati? La parabola del Padre buono e dei due figli mette in evidenza la grande bontà e misericordia del Padre, che sa comprendere e accogliere l’uno e l’altro, e del grande valore della libertà. La consapevolezza di essere comunque amati, perdonati ed accolti da Dio ci spinga ad essere a nostra volta misericordiosi. Potremmo allora porre dei gesti concreti di riconciliazione verso un nostro familiare, amico, vicino, che pensiamo ci abbia fatto del male. Facciamo la prima mossa verso di lui/lei, gettiamo un ponte, sforziamoci di non tener conto del passato per costruire un percorso nuovo.

 don Simone Zocca