Impegnarsi con ragazzi e giovani

“Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10,10).

Inizio-Anno-Pastorale
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Carissimi, mi rivolgo a voi ora qui presenti, ma attraverso di voi mi voglio rivolgere a quanti vivono nel territorio della nostra diocesi di Chioggia. Viviamo questo momento inaugurale dell’Anno Pastorale 2018/19 come momento di fiduciosa preghiera e di orientamento dell’azione della nostra Chiesa su due versanti: quello del suo essere e quello della sua missione. Il mio cammino tra le nostre Comunità parrocchiali e l’incontro con tante persone e gruppi mi offre l’opportunità di riandare con il pensiero a Gesù e al suo percorrere ‘città e villaggi’ insieme con i discepoli, incontrando molta gente che viveva nel territorio della Palestina di allora e specialmente quello della Galilea delle Genti. Leggendo attentamente i Vangeli si coglie come i problemi nascono dal fatto che Gesù appartiene allo stesso popolo di Dio cui Egli si rivolge, invitandolo a innovare tanti atteggiamenti e tradizioni consolidati da lunga prassi, approvata da legittime  autorità. Veniva accusato di sovvertire una certa dottrina e una certa prassi che lui invece ribadiva di volere riportare al suo senso più profondo, genuino e originale. L’ambiente giudaico si riteneva tutto appartenente al popolo dell’Alleanza. Alcune diversificazioni delle prassi non erano considerate tali da costituire una difficoltà a sentirsi tutti ugualmente appartenenti al medesimo popolo dell’Alleanza. Gesù però, senza mai assumere un atteggiamento esclusivista, ad un certo punto ha concentrato la sua attenzione e opera verso coloro che facevano la scelta di ‘seguirlo’. Con essi percorreva città e villaggi, incontrando sia i giudei che i cosiddetti pagani rivolgendo a tutti l’invito a conversione e proponendo loro il suo messaggio di speranza e il suo stile di vita (venuto per servire e non dominare o essere servito: Mc 10,45). Dopo di Lui, anche apostoli e discepoli di Gesù e i loro successori si trovarono ad essere una minoranza immersa nel mondo del loro tempo, sparsi nei vari territori, di fronte a un generale diverso modo di vivere, di pensare e di credere. Essi coltivarono sempre la cura e la formazione di chi aderiva alla fede ‘cristiana’ decidendo di appartenere alla Comunità dei credenti, ‘essendo perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere’(Atti 2,42), e quello della missione, “Andando in tutto il mondo e proclamando il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15).

In questo anno, in attesa di terminare la Visita Pastorale, invito tutte le Comunità parrocchiali, Unità Pastorali e Vicariati, a valutare la forma e il metodo della formazione di chi decide di mettersi con costante impegno alla Scuola del Signore, pur senza escludere chi solo per tradizione ha accolto i Sacramenti senza abbracciare la fede in Gesù Cristo e la attiva partecipazione alla vita della comunità cristiana e senza rinunciare a uscire per annunciare il vangelo ‘a tutti’.

Porremo quest’anno poi particolare attenzione e discernimento a due ambiti della pastorale. Il primo è la cura dei ragazzi adolescenti affinché dopo il ricevimento più o meno scelto e desiderato dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana, possano davvero essere aiutati a conoscere e amare la loro vita personale, la buona vita del Vangelo, possano trovare la gioia di partecipare alla vita della Chiesa nelle loro comunità di appartenenza per giungere alla scoperta e conoscenza di Gesù Cristo salvatore degli uomini. Il secondo ambito di speciale attenzione è quello ‘missionario’, nei confronti cioè di tanti giovani/adulti che poco o nulla hanno conosciuto Gesù e il suo Vangelo e che vivono ai margini o fuori della vita delle comunità cristiane delle nostre parrocchie. Ci potrà aiutare in tutto ciò quanto emergerà dal Sinodo sui giovani, che ormai si avvia alla conclusione. Questa ‘missione’ richiede il coraggio di modalità proprie e innovative ricercate insieme con impegno e forza. Dobbiamo prendere atto che anche il nostro territorio non è ‘universalmente cristiano’, ma è abitato da persone con atteggiamenti e pratiche diverse nel vivere a fede cristiana e appartenere alla Chiesa. E c’è chi non aderisce e rifiuta la fede cristiana. E’ diversa quindi la proposta quando ci si trova a uscire ad accendere in qualcuno la fiamma della fede, o alimentare la stessa fede già accolta da molti, o coltivare una viva comunione ecclesiale, o collaborare semplicemente con altri al bene comune, o semplicemente con la comunità umana ‘senza etichette’.

Maria, vergine sapiente dell’ascolto, ci disponga ad ascoltare ciò che oggi lo Spirito dice e chiede alla nostra Chiesa Clodiense (Ap 2,7).

 + Adriano Tessarollo