La fiducia nell’intima forza del Regno

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PAROLA DI DIO – XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

LETTURE: Ez 17,22-24; Sal 91; 2 Cor 5,6-10; Mc 4, 26-34

La fiducia nell’intima forza del Regno

Spesso Gesù parla in parabole. Nel brano del vangelo di Marco di questa domenica ne leggiamo due: quella del seme che, una volta nel terreno, cresce da solo (vv. 26-29) e quella del granellino di senape che diventa un albero frondoso (vv. 30-32). Siamo difronte ad un inizio silenzioso e ad una conclusione che potremmo definire ‘effervescente’…

Sappiamo che il linguaggio delle parabole si serve di paragoni e similitudini che propongono un insegnamento che fa riflettere gli interlocutori, rispettando la loro libertà. Esse hanno, inoltre, la prerogativa di risultare luminose e comprensibili per chi ha il cuore aperto al mistero di Dio, mentre rimangono enigmatiche e oscure per chi non è interessato al Signore e ha l’animo ingombro da altre cose.

Nelle due del vangelo di oggi Gesù ci parla della realtà divina del suo Regno, affermando che la sua venuta somiglia al germogliare e al crescere del seme: una volta che è stato seminato, non è l’azione del contadino a produrre il germoglio, è piuttosto il seme che contiene in sé una forza nascosta e misteriosa, eppure straordinaria. Così la realizzazione del Regno di Dio non è certamente il frutto dell’agire, a volte scomposto e affannato, dell’uomo. Ce lo dicono le due realtà, all’apparenza piccole, come il chicco di grano e l’ancor più piccolo granello di senape, il “più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra”, due realtà che potrebbero sembrare trascurabili, tanto è irrilevante il loro peso e il loro volume, ma che contengono in sé un’energia vitale insospettabile e, una volta seminati nel terreno, infatti, sia il chicco di grano che il granello di senape affiorano dal buio della terra spaccando le zolle e si affacciano alla luce: il seme per produrre la spiga, ricca di molti altri chicchi, il granello di senape trasformandosi rapidamente da arbusto in albero, con rami e fronde che accolgono e danno riparo agli uccelli.

Il messaggio è chiaro: per Gesù non ci si deve né avvilire né spaventare difronte ad un inizio modesto perché, fortunatamente, è Dio e non noi a costruire il suo Regno. A noi spetta il compito di accogliere con fede la Parola, di lasciarsi convertire e guidare da essa e di permettere alla Parola seminata in noi di portare molto frutto. In fondo Gesù ci incoraggia ad accogliere e continuare a vivere la bella notizia del Regno nella nostra vita nonostante le debolezze e gli scoraggiamenti, cercando di far fruttificare la verità della sua Parola nella nostra storia. È stupendo ciò che il vangelo di Marco oggi ci suggerisce: indipendentemente da quello che fanno o come si comportano gli uomini, il Regno di Dio cresce e lo ritroviamo in tutti quegli elementi positivi di bontà, altruismo, giustizia, generosità, servizio, abnegazione, amore, lealtà che sono presenti in noi e crescono attorno a noi e si concretizzano in tante situazioni. Questo perché il Regno di Dio, anche se richiede la collaborazione dell’uomo, non è un prodotto dell’uomo, ma un dono di Dio che va accolto e, nonostante il male in cui siamo immersi, esso giungerà sicuramente al compimento per la forza irresistibile e misteriosa che lo sostiene. A ciascuno di noi il compito di accogliere quei piccoli semi o quei granellini di bene presenti nella vita di tutti i giorni e saper leggere, nella loro apparente debolezza, l’azione invisibile, ma costante, di Dio che è essenzialmente forza esplosiva di amore per tutti e per tutto. Mi viene spontaneo concludere la riflessione sul vangelo di questa domenica, parafrasando un po’ la preghiera che ascolteremo partecipando all’Eucaristia: Tu, o Dio, semini a piene mani nel nostro cuore il seme della verità e della grazia che è la tua Parola, il granellino di fede piantato nella nostra vita nel giorno del Battesimo, il pizzico di bontà che alberga sempre nel cuore di tutti, fa’ che accogliamo questa ricchezza con umile fiducia, consapevoli che, a volte, il tuo disegno sfugge alla nostra mente. Dacci, o Dio, la grazia di comprendere la bellezza del silenzio e la capacità di saper attendere con trepidazione i frutti di questi ‘semi’ che crescono pur in mezzo a tante nostre infedeltà e deficienze. Sostenuti dal miracolo della fecondità dello Spirito, possiamo contemplare il diffondersi del Tuo regno e gustarne gioiosamente la sua bellezza e la sua grandezza.

don Danilo Marin