Consacrazione secolare

ZENNA
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LO SGUARDO PASTORALE

Consacrazione secolare

Abbiamo già spiegato che il termine “pastorale” è un aggettivo più che un sostantivo. Esso non definisce quindi un’azione specifica della Chiesa, ma connota piuttosto tutto il suo operare. Lo vuole, sull’immagine del buon Pastore, relazionale e ricco di misericordia, capace di integrare ed attrarre, trasparente e costruttivo, improntato al servizio e alla solidarietà. Riprendo questo discorso in margine a un’osservazione che mi è stata fatta sul tenore di queste riflessioni, ritenuto poco secolare. In realtà sarebbe mio desiderio superare questa dicotomia religioso-secolare per maturare la convinzione e ancor più la prassi per cui non c’è nulla di eminentemente umano che non sia anche cristiano e, viceversa, non c’è tematica religiosa che non abbia una sua ricaduta nella vita secolare. Il soggetto è senza dubbio la comunità nel suo insieme, ma anche il singolo fedele, il catechista ma anche il lavoratore, il padre di famiglia, l’insegnante e il politico.

Ognuno per la sua competenza e per il servizio che è chiamato a svolgere. Riflettevo in questi giorni, come si può pensare, proprio sull’impegno politico affidato con i nostri consensi ai parlamentari del paese. Si tratta senza dubbio di un’azione secolare ma chi sceglie di interpretarla con spirito evangelico compie un’importante opera pastorale. Non perché si sente chiamato a difendere con le logiche della maggioranza i valori cosiddetti cristiani, o non negoziabili, ma perché nel campo dell’economia e della finanza, così come in quello della sanità e dell’educazione, ciò che lo anima è la dignità della persona, il suo rispetto e la tutela del suo bene assieme a quello di tutta la società. Se, quindi, sottolineo l’importanza dell’ascolto della Parola di Dio, della vita sacramentale, della preparazione anche teologica, in particolare della dottrina sociale della Chiesa, non faccio un discorso di nicchia ma coerente ed estremamente pratico. Allo stesso tempo, quando affronto problematiche presbiterali o catechistiche, commento l’ultima esortazione del papa, do rilievo al suo magistero e a quello più locale del vescovo, metto in evidenza l’aggancio che tutto questo ha con le fatiche della gente, gli interrogativi del ménage quotidiano, le attese e le speranze racchiuse nei progetti dell’uomo comune, in particolare dei giovani. Da tempo sto seguendo una particolare vocazione presente nella Chiesa, la chiamata alla consacrazione secolare. Ci sono uomini e donne che si consacrano radicalmente al Signore senza assumere le caratteristiche classiche dell’abito, della vita comune, del riconoscimento pubblico, di particolari ministeri. Essi restano nella realtà secolare, impegnati in un lavoro, radicati in una famiglia naturale e in un territorio, membri attivi di una parrocchia senza esercitare necessariamente un servizio ecclesiale. Vivono la loro consacrazione innanzitutto nel rapporto personale con il Signore, e poi attraverso uno stile di vita povero, casto e obbediente, vale a dire essenziale, onesto e paziente, cercando in ogni situazione la volontà di Dio, il massimo di donazione con la minor pretesa. Una peculiarità di questa forma di vita è quella del riserbo, proprio perché la testimonianza evangelica traspaia in tutta la sua naturalezza, sia quando la persona è impegnata in faccende mondane sia quando tratta questioni sacre. Un nome comunque si può fare, quello di Giorgio La Pira, di cui è avviata la causa di beatificazione: santo non “nonostante la politica” ma “attraverso la politica”.

don Francesco Zenna

 

Nuova Scintilla n.23 – 10 giugno 2018