Criteri di trasparenza economica

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SGUARDO PASTORALE

Criteri di trasparenza economica

Lunedì 28 maggio è stato presentato al Consiglio diocesano per gli affari economici il bilancio del 2017 della nostra Chiesa locale. Si tratta dell’8ª edizione. È stato fortemente voluto dal Vescovo Adriano e perfezionato sempre più dall’Economo don Alberto Alfiero, con l’aiuto del dott. Carlo Albertini. Presto si potrà avere perfino un bilancio consolidato, comprendente cioè anche il rendiconto degli Enti che afferiscono all’amministrazione diocesana, pur avendo una loro autonomia, dal Seminario alle Parrocchie, dal Settimanale “Nuova Scintilla” alle Case dei Sacerdoti. Si tratta di rispondere all’esigenza della trasparenza e della partecipazione nella gestione dei beni ecclesiastici, e della responsabilità nella conservazione dei beni artistici e storici, sia mobili che immobili, oltre al materiale d’archivio.

Lo andiamo ripetendo in maniera chiara negli incontri avviati con i membri dei Consigli parrocchiali in seguito alla Visita pastorale, ribadendo i criteri che dovrebbero guidare l’esercizio di questo ministero. Un primo criterio è quello della competenza pastorale e tecnica, che vede lavorare in sinergia pastori e fedeli laici, in modo che ognuno possa offrire il contributo delle proprie peculiarità ed esperienze. Viene di conseguenza il criterio della partecipazione con il quale si invoca il coinvolgimento di tutti, presbiterio e comunità cristiana, mediante gli organismi previsti dagli ordinamenti e la pubblicazione dei “rapporti economici”. Si aggancia qui il criterio della comunione, che domanda il superamento delle barriere e dei campanilismi e avvia l’esperienza di collaborazione tra più parrocchie e con il centro diocesano, arrivando ad unire il più possibile le forze umane, professionali e anche quelle economiche. Data la natura del soggetto, che non può essere ridotto a freddo ente giuridico, un altro criterio guida per l’amministrazione dei beni ecclesiastici è anche quello ascetico, che richiama la moderazione, il disinteresse e lo spirito di carità. Fondamentale è poi il criterio apostolico che induce ad utilizzare i beni come strumento a servizio dei fini propri della Chiesa, cioè l’annuncio del Vangelo, la celebrazione dei Sacramenti e l’esercizio della Carità. Vale infine anche per il mondo ecclesiale il criterio classico del buon padre di famiglia, che richiama, al di là delle regole giuridiche, il senso di responsabilità e l’atteggiamento di diligenza. È stato predisposto da qualche anno un semplice strumento per la registrazione e la rendicontazione delle entrate e delle uscite; ad ogni parrocchia è stato consegnato l’inventario dei beni, steso secondo le indicazioni vincolanti della stessa Soprintendenza, che ne conserva copia; sono stati visitati e opportunamente sistemati gli archivi, soprattutto per la conservazione dei registri ufficiali; un ufficio tecnico diocesano è disponibile per l’accompagnamento nella progettazione e nella realizzazione dei lavori di restauro o di ricostruzione. Mentre do atto al mio predecessore, don Alberto, dell’ottimo lavoro svolto assieme ai collaboratori della Curia, mi permetto di richiamare tutti alla corresponsabilità e a una maggiore fedeltà. È un dovere che abbiamo nei confronti di chi offre, di chi ha diritto di usufruire, di chi sarà chiamato a gestire dopo di noi, della comunità tutta, oltre che nei confronti della nostra coscienza.

don Francesco Zenna

 

Nuova Scintilla n.22 – 03 giugno 2018