Il linguaggio dei giovani

zenna
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SGUARDO PASTORALE

Il linguaggio dei giovani

È necessario parlare ai giovani con il loro linguaggio. Si tratta di una acquisizione non tanto nuova, ma che ha interpellato i preti della diocesi nei giovedì di queste settimane dedicati alla formazione permanente. Ma qual è il linguaggio dei giovani? Di primo acchito si potrebbe pensare alle frivolezze e alle volgarità che essi usano nel comunicare tra loro, oppure ai neologismi creati per adeguarsi alle esigenze dei social. In realtà il termine “linguaggio” va riferito non soltanto alle parole ma all’insieme degli elementi che permettono la comunicazione, il dialogo, l’incontro. Un primo elemento è costituito dall’ambito culturale, fatto di gesti condivisi e di abitudini comportamentali. Al giovane piace la musica, ci vive dentro; il giovane si appropria di alcuni spazi, dove sente protetta la sua originalità; abita fuori casa, anche quando sta nel chiuso della propria stanza, e si ascolta attraverso il racconto degli altri; esprime insicurezza e timidezza proprio quando snobba le idee degli adulti, fossero pure i propri genitori. Un altro elemento è costituito dall’uso nativo della tecnologia, sintetizzata dallo smartphone sempre più veloce, più definito, più versatile.

Ci studia, ci gioca, ci progetta; non si tratta solo di un mezzo ma di una dimensione del proprio sentire e del proprio essere; dalla musica alla fotografia, dallo sport agli hobby più diversi, tutto è racchiuso in quello strumento che si governa con poche dita ed è sempre a portata di mano. Non va trascurato l’elemento della trasgressione. Il giovane soffre tutto ciò che ha il sapore dell’imposizione, del dovere, della fissità; ama provare, non si accontenta delle soluzioni già confezionate; crede solo a ciò che sperimenta come gratificazione, autoaffermazione, visibilità. Viene poi l’elemento dell’omologazione sociale, dove il giovane sembra indifferente e distratto, ma dove in realtà lo portano le sue passioni più genuine, la solidarietà e il servizio; non accetta di essere manipolato dai poteri politici, economici, ecclesiastici. Anche l’elemento affettivo stabilisce delle regole di comunicazione. Esse corrono più sul piano della fruizione che su quello dell’ideale, sono funzionali all’immagine e restano piuttosto nella superficie del provvisorio. Sono solo alcune suggestioni, ovviamente, che avrebbero bisogno di approfondimento e di confronto critico, anche perché nel linguaggio dei giovani l’elemento più certo è l’instabilità. Ma già a partire da qui si possono intravedere delle possibilità di relazione. Penso in particolare ad alcuni soggetti, quali la famiglia, le agenzie educative, tra cui la comunità cristiana, e soprattutto i gruppi sportivi e le offerte ludiche. Una prima possibilità è data dal rispetto delle loro peculiarità, accolte senza pregiudizio, valorizzate al di là dei risultati verificabili. Anche immettere nel mondo del web esperienze e convinzioni, senza giocare al giovanilismo ma cimentandosi con l’essenziale e l’immediato, è una possibilità di incontro. Sarà fondamentale intraprendere la via dell’autenticità, della credibilità, della coerenza, perché il giovane non ascolta ma guarda e immediatamente seleziona. Va giocata poi la carta della sfida con progetti coraggiosi, avventure forti, protagonismi esigenti, dove ciò che paga e appaga non sono gli sconti facili ma le proposte radicali. I giovani infine vanno soprattutto amati, perché, come dice Antoine de Saint-Exupéry, “non si vede bene che con il cuore; l’essenziale è invisibile agli occhi”. 

don Francesco Zenna