Gerusalemme, Gerusalemme!

vescovo-e-Ferro
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Gerusalemme, Gerusalemme!

Un vecchio adagio dice: “La calma è dei forti”, ma qui tutti appaiono molto deboli in fatto di calma. In questi giorni abbiamo avuto notizia dei circa 60 morti e dei circa 3000 feriti tra i 100.000 palestinesi che manifestavano nel giorno dell’inaugurazione della nuova ambasciata statunitense a Gerusalemme, giorno che coincideva con il settantesimo anniversario della nascita dello Stato di Israele, dichiarato “catastrofe” per i palestinesi. E’ noto a tutti il settantennale problema sorto con la proclamazione dello Stato d’Israele, con  tutto ciò che questo fatto ha significato per gli ebrei e tutto ciò che da 70 anni sta provocando per i ‘palestinesi’ e che in parte è provocato anche da parte loro. Non si intravvede una soluzione reciprocamente accettata.

Nel frattempo ‘il più forte’ impone le sue scelte al più debole, il quale ricorre ad ogni forma di protesta, anche violenta, ma che alla fine viene repressa nel sangue. E’ pure noto che dietro alla popolazione che è sul territorio vi sono i vari ‘potenti da fuori’ che tirano i fili o favoriscono l’una o l’altra parte, in ragione delle proprie valutazioni e dei legami di vario genere con le due parti, come legami di sangue, culturali, religiosi, sociali, economici. Altrettanto certo è che nessuna delle due parti, come pure i loro supporters, cerca realmente la pace. In una situazione così complicata era proprio necessario o opportuno che il presidente degli USA desse seguito alla decisione di portare l’ambasciata da TelAviv a Gerusalemme, dato che proprio Gerusalemme è uno dei punti ‘caldi’ anzi ‘bollenti’ in questione? Sono in tanti da fuori a ‘soffiare’ su questo braciere per attizzare il fuoco, ma chi brucia poi sono le persone chi vi abitano, specie i più deboli e poveri. A questo proposito proprio questi ‘poveri’, specie abitanti nella ‘Striscia di Gaza’, sono divisi tra loro, in quanto ‘catturati’ da sobillatori esterni che li incitano alla violenza, offrendo loro qualche aiuto. Quindi mancano di un vero leader. D’altra parte essi vivono in condizioni disumane, senza autonomia e libertà, bloccati dentro quel territorio e si ‘beccano tra loro’ come i polli di Renzo di manzoniana memoria. La loro condizione, senza alcuna speranza o con assai poca, li spinge alla ribellione violenta anche a prezzo della loro stessa vita. Sono veramente poche anche le realtà sociali e religiose che sperano e operano per una soluzione pacifica. I più pensano che la soluzione sia di eliminare l’altro, con l’appoggio e l’aiuto di forze esterne. Non si riaprirà un altro scenario di guerra da quelle parti, già tanto complicate e martoriate? 

+ Adriano Tessarollo