La “Lettera ai cercatori di Dio”

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Catechesi e Comunità

La “Lettera ai cercatori di Dio”

Con questo numero inizio a presentare un Documento della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, l’Annuncio e la Catechesi della Conferenza Episcopale Italiana, dal titolo “Lettera ai Cercatori di Dio”. È stato pubblicato il 12 aprile 2009, frutto di un lavoro collegiale di vescovi, teologi, pastoralisti, catecheti ed esperti della comunicazione. I destinatari sono “tutti coloro che sono alla ricerca del Dio vivente” (p.3) e, in particolare, quegli uomini e quelle donne che vivono in una situazione di inquietudine e si chiedono “chi è Dio per me? chi sono io per Dio?”.

È rivolta, quindi, sia ai non credenti pensosi (cioè coloro che si pongono domande profonde sul senso dell’esistenza e su Dio), sia ai credenti.

Così si esprimeva il vescovo Bruno Forte allora Presidente della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi: “Ancora una volta mi preme di sottolineare che i cercatori di Dio siamo veramente tutti noi, quelli che credono: perché Dio è sempre nuovamente da scoprire nella sua profondità e bellezza. […] Ma poi, c’è la ricerca di quelli che ancora non hanno fatto questa esperienza, di quei cercatori di Dio che sono i non credenti pensosi per cui la domanda su Dio resta la domanda più grande e importante.”

La prima domanda che mi pongo è: quale è lo scopo della Lettera?

– è per una lettura personale in modo da rispondere sia a domande che nascono nel cuore dell’uomo oppure per suscitare tali domande, dal momento che, a volte, si spengono lentamente o vengono bloccate sul nascere

– ed essere oggetto di dialoghi e di incontri destinati all’annuncio della fede in Gesù Cristo.

Il Documento, come attesta il titolo, riprende il genere letterario epistolare, tipico dei più antichi testi cristiani: si riconosce dunque una situazione in qualche modo analoga a quella dei tempi delle origini, quando il messaggio cristiano riusciva a diffondersi grazie alla sua proposta attraente non facendo leva su una tradizione culturalmente tramandata.

Si suddivide in tre parti distinte, ciascuna con un proprio stile e una propria finalità:

– La prima parte, intitolata “Le domande che ci uniscono”, è una riflessione sulle domande, sulle aspirazioni e le delusioni, sulle inquietudini e i tentativi di mettersi alla ricerca di un senso dell’esistenza, che accomunano tutti gli uomini e le donne del nostro tempo. Si parte dunque dai bisogni profondi dell’uomo contemporaneo, dalla disponibilità all’ascolto e dall’accoglienza della fragilità di ciascuno, anziché dall’annuncio di una verità rivelata, di una dottrina.

– L’offerta di un dialogo rivolto “con amicizia e simpatia” a tutti, non significa tralasciare o annacquare i contenuti originali, scandalosi o ardui della fede cristiana (dalla risurrezione, alla Trinità, alla presenza dello Spirito di Cristo), ai quali è dedicata la seconda parte del documento, con il titolo “La speranza che è in noi”, espressione biblica (1 Pt 3,15: “pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”) e al tempo stesso aderente all’impostazione di apertura, di proposta di un senso, fondato sulla testimonianza di una personale esperienza (“animati del desiderio di far conoscere colui che ha dato senso e speranza alla nostra vita”, è dichiarato già nella Premessa al Documento).

La terza parte, infine, suggerisce “Come incontrare il Dio di Gesù Cristo”, proponendo un percorso che si snoda attraverso le tappe – a volte faticose o costellate di delusioni e ribellioni – della preghiera, dell’ascolto della Parola di Dio, dei sacramenti e del servizio. Anche qui, la difficoltà è legata alla capacità di mettersi in gioco personalmente, accettando tempi, frustrazioni, silenzi e battute d’arresto in un cammino orientato alla speranza, ma mai assicurato. (1. continua)

don Danilo Marin