Dov’è Pasqua?

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SGUARDO PASTORALE

Dov’è Pasqua?

Dal punto di vista biblico-teologico è Pasqua la risurrezione di Gesù, quale punto di arrivo del percorso con cui il Signore Dio, svestito della propria divinità, ha assunto la nostra condizione umana e ha manifestato con il dono totale di sé la grandezza e la profondità del suo amore per noi. Proprio così: non c’è amore più grande di questo, dare la propria vita per gli amici; e noi non siamo più servi ma amici, ci assicura Gesù, perché ci ha rivelato il disegno della nuova alleanza per cui siamo diventati tutti figli di uno stesso Padre. Si tratta di un punto di arrivo, perché questo disegno si è sviluppato nel tempo e nella storia, seguendone le leggi, fino al suo compimento. E il compimento è dato dalla partecipazione piena alla sua stessa vita.

Dal punto di vista liturgico è Pasqua il memoriale dell’evento centrale della nostra redenzione. Nella celebrazione del Triduo noi siamo resi protagonisti della passione, morte e risurrezione di Cristo, grazie al rito istituito da Lui stesso nell’ultima Cena con la frazione del pane, la condivisione del calice e la lavanda dei piedi. L’invito a perpetuare il significato profondo di quei gesti sta a fondamento di tutto l’agire simbolico di cui è ricca la pietà popolare e su cui poggia l’azione sacramentale della Chiesa. E questo memoriale rende efficace la Pasqua del Signore per la nostra vita di risorti con Lui.

Ecco la terza prospettiva, quella esistenziale, che fa della Pasqua la motivazione e la sorgente della nostra liberazione dal peccato, della nostra emancipazione dalla schiavitù del male, della nostra speranza nel futuro. Pasqua è dove si vincono le tentazioni dell’egoismo, dell’esercizio dispotico del potere, dell’arroganza e del narcisismo che offuscano lo sguardo sul bene comune e fanno ripiegare sulla cultura individualista dell’edonismo e del materialismo. Pasqua è dove la retta coscienza ha il sopravvento sugli standard, sugli slogan e su ogni forma di condizionamento sociale e opportunismo etico. Pasqua è dove si coltivano e maturano ragioni per dare forma al futuro, a un futuro per l’uomo, per il rispetto della sua dignità e per il suo sviluppo integrale.

Pasqua è dove c’è speranza. Con l’annuncio che “Dio ha risuscitato Gesù Cristo dai morti” per Paolo la grande speranza che ha accompagnato nei secoli il popolo detto appunto “delle promesse” ha ricevuto una risposta piena. Cristo risorto dunque diventa la speranza dei credenti e dell’intera umanità. La predicazione delle prime comunità ne è intrisa. Scrive Paolo agli Efesini: “Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati…” e Pietro alle Chiese dell’Asia Minore: Dio “nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza vivente, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce”. Nella lettera ai Romani Paolo chiama in causa lo Spirito; egli è la garanzia che questa speranza ultima e definitiva si realizzerà per il credente e consisterà nella partecipazione alla risurrezione stessa di Cristo: “E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”.

Il compito profetico di colui che crede nella risurrezione e la celebra è allora quello di diventare parabola dell’amore crocifisso di Cristo Gesù perché il mondo veda, e vedendo creda, e credendo speri. Se siamo tanti a sperare la stessa cosa, essa è già realtà!

don Francesco Zenna

Nuova Scintilla n.13 – 1 aprile 2018