Riflessioni sulla Nota pastorale della Cei (II)

Questa-nostra-fede
Facebooktwitterpinterestmail

CATECHESI E COMUMITA’

Riflessioni sulla Nota pastorale della Cei (II)

“Questa è la nostra fede”

Continuando la presentazione della Nota pastorale della CEI “Questa è la nostra Fede”, iniziata nel numero precedente, mi chiedo: quale volto di Chiesa questa Nota evidenzia?

Evidenzia soprattutto il volto missionario della Chiesa e, quindi, di ogni cristiano. Tutta la Chiesa è per sua natura missionaria e la missione riguarda tutti i cristiani, le nostre Comunità, le istituzioni e gli organismi pastorali, le aggregazioni ecclesiali e opere di apostolato. L’evangelizzazione non è un compito riservato a degli “specialisti”, ma è proprio di tutta la comunità.

Quale tipo di annuncio e di catechesi essa prospetta?

L’annuncio deve essere fatto, sottolinea la Nota, «[…] seguendo lo stile del Signore Gesù, il primo e più grande evangelizzatore»:

– deve avere un contenuto essenziale, deve essere breve e conciso, seguendo l’esempio della predicazione di Gesù: «Gesù Cristo, Crocifisso e risorto, è il Signore e l’unico salvatore del mondo»;

– va espresso in un’ampia varietà di forme e di modi, rimanendo fedeli al messaggio di Cristo, e alle sue esigenze concrete dell’uomo. Il Vangelo non può essere meccanicamente ripetuto, ma deve essere sempre inculturato intelligentemente e genialmente riespresso;

– è un annuncio di gioia! Dio si rivela mediante Gesù come amore gratuito e misericordioso rivolto a tutti, soprattutto agli oppressi e ai peccatori.

Mi chiedo, inoltre, quale prospettiva per la pastorale catechistica, la Nota, propone?

La catechesi non può essere incolore, né correre sulla linea di un discorso medio.

* Alla comunicazione della fede è offerta oggi la possibilità di avvalersi di sussidi audiovisivi, produzioni musicali, cinematografiche e televisive, di siti religiosi, come pure di tutto l’apporto dei registri della comunicazione sociale.

* Andrà poi opportunamente valorizzato lo straordinario patrimonio storico e artistico del nostro Paese, proponendo percorsi di riscoperta delle radici cristiane della nostra cultura, e in particolare del vangelo della Pasqua, nelle sue varie espressioni iconografiche, architettoniche, musicali, oggi disponibili anche attraverso i media (fotografia, cinema, televisione, internet). L’arte può diventare luogo d’incontro, fatto di fascino e di stupore, con il mistero della persona e dell’opera di Gesù Cristo, che proprio sulla croce manifesta pienamente la bellezza e la potenza dell’amore di Dio.

* Bisognerà creare momenti di tempo libero e situazioni informali, in cui soprattutto i giovani, cambiando ambiente e situazione, possano aprirsi al Vangelo, se esso viene offerto in un contesto di vera simpatia e di accoglienza amichevole, da una comunità cristiana coraggiosa nel proporre la sua fede e al contempo capace di intessere relazioni significative.

Infine la vita presenta occasioni quanto mai opportune in cui calare l’annuncio, come ad esempio: la preparazione al matrimonio e alla famiglia, l’attesa e la nascita dei figli, la richiesta dei sacramenti e catechesi o alcune situazioni di difficoltà delle famiglie, dovute a malattie o a problemi particolari, tutto questo costituisce una preziosa opportunità per entrare in dialogo con persone che, forse, da anni, non partecipano più alla vita della Comunità, o per proporre un percorso che aiuti a rinnovare le promesse battesimali con una fede più solida e matura, oppure donare parole e gesti che esprimano condivisione cristiana e aiutino a radicare la sofferenza e le difficoltà della vita nel mistero della croce di Cristo.

È questo il compito che ci spetta sia come cristiani che come catechisti e che potremo chiamare il secondo primo annuncio.

(2 – fine)

don Danilo Marin

 

Nuova Scintilla n.11 – 18 marzo 2018