è bello cantare!

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PARROCHIA S.GIOVANNI BATTISTA

A lezione di canto gregoriano

E’ bello cantare!

Di grande interesse la lezione a quattro mani sull’Inno a San Giovanni Battista tenuta in parrocchia nell’ambito del Corso di Canto gregoriano.

Don Alberto ha presentato in modo sintetico, ma chiaro e preciso, la complessa figura del Santo partendo dal racconto biblico della sua nascita e della sua missione. Il suo nome è già un progetto; significa “Dio ha avuto misericordia”. Giovanni infatti è il figlio tanto atteso e inaspettato, dono di Dio a due anziani genitori. L’incredulità di Zaccaria lo renderà addirittura muto fino alla nascita del bambino che, divenuto adulto, si definirà solo una “voce”. Ultimo dei profeti e primo testimone, apre la strada a Cristo che, secondo una corrispondenza inversa, è invece inizio e fine, Alfa e Omega.

A questo punto il maestro Carlo Oro si inserisce efficacemente nella lezione per farci conoscere le caratteristiche musicali dell’Inno a San Giovanni Battista. L’importanza di questo Santo nella storia della salvezza è testimoniata già dal fatto che la ricorrenza della sua nascita, il 24 giugno, è considerata dalla Chiesa non semplicemente festa, ma solennità. E stupisce che l’Inno a lui dedicato coincida con la nascita delle note musicali, così come le conosciamo, codificate nel testo stesso dell’Inno. Siamo in pieno Medioevo, intorno al secolo decimo, e …meraviglia delle meraviglie, dobbiamo riconoscere che le origini cristiane di questo codice musicale si incrociano in modo sorprendente con le origini cristiane dell’Europa. La musica, al servizio della fede, rende onore e lode a Dio anche attraverso la celebrazione del Santo che ha preparato la strada alla venuta di Cristo. È qui evidente che il canto si fa preghiera: preghiera sublime perché raggiunge vette altissime ed eleva lo spirito volgendolo a Chi ha creato il cielo e la terra. La nota musicale Sol rimanda al “Sol” (“Sole” in latino), che rappresenta Dio e ne diviene simbolo! Ma questo è solo uno dei tanti esempi! Certo, perché nel Medioevo le arti e le lettere sono imperniate di religiosità e manifestano la fede profonda di coloro che ne sono artefici. Artisti e letterati arricchiscono le loro opere di allusioni simbolico-teologiche come ha fatto Guido da Arezzo per questo stupendo Inno. Basti pensare a Giotto e a Dante (per citarne solo due): la lettura simbolica è indispensabile per comprendere la loro concezione della vita.

Questo studio fa sorgere il desiderio di approfondire le caratteristiche e i contenuti del Canto gregoriano proprio perché la preghiera sia più vera e consapevole. Perciò si può concludere dicendo che è bello cantare, ma cantare con consapevolezza è ancora più bello!

Daniela Penzo

 

Nuova scintilla n.11 – 18 marzo 2018