Grazie, don Italo, “sacerdote da cortile”

Funerali-don-Italo
Facebooktwitterpinterestmail

In Cattedrale l’ultimo commosso saluto di tutta la città di chioggia al caro padre salesiano

Grazie, don Italo, “sacerdote da cortile”

Cattedrale gremita oggi pomeriggio per l’ultimo saluto della città al salesiano don Italo Fantoni morto venerdì a quasi 91 anni a Mestre. Il rito era presieduto dall’arcivescovo mons. Dino De Antoni insieme al vescovo Adriano e all’ispettore salesiano don Roberto Dal Molin con numerosi altri concelebranti provenienti dalle varie case salesiane (in particolare quanti hanno prestato il loro servizio a Chioggia) e un buon numero di sacerdoti diocesani; anche l’amministrazione cittadina era rappresentata dal presidente del consiglio comunale Endri Bullo. All’inizio e alla fine della celebrazione ha suonato la Banda cittadina, mentre gli altri canti sono stati sostenuti dal coro dei Salesiani.

All’omelia mons. De Antoni ha sottolineato il dono della sapienza del cuore di cui era stato riempito dal Signore don Italo, che ha saputo comunicarla a tutti coloro che incontrava, da vero figlio di don Bosco, anzi da “sacerdote da cortile”, come amava definirsi. Don Dino ha ricordato anche i propri anni giovanili quando insieme a tantissimi ragazzi chioggiotti, nella grande povertà del dopoguerra, frequentava l’oratorio, rivelando che la propria vocazione era nata anche grazie alla frequentazione di don Italo. “Ma a don Italo – ha ribadito più volte evocando i vari aspetti della sua personalità e i vari ambiti del suo impegno – molti di noi devono molto”. Concetto riecheggiato poi, al termine della celebrazione, dai vari interventi di saluto e di ringraziamento: hanno preso la parola – coordinati dal direttore e parroco salesiano don Rossano – il presidente del consiglio comunale, un capo scout, il presidente degli ex-allievi don Bosco, il rappresentante dei chioggiotti di Lombardia (dove don Italo si era recato una decina di volte…), un missionario salesiano che ha letto una lettera del salesiano chioggiotto Cesare Bullo missionario in Etiopia, una nipote che ha delineato la figura amabile e sorridente dello zio. Un’assemblea commossa e riconoscente ha sottolineato con fervorosi applausi tutti gli interventi, esprimendo il grande affetto e la stima di cui ha sempre goduto in città il caro don Italo. Al termine i vescovi e l’ispettore hanno asperso e incensato la bara, che è stata poi accompagnata all’uscita dal clero, mentre la banda cittadina ha suonato, quale omaggio conclusivo all’esterno del tempio, due brani di musica “allegra”, secondo il desiderio di don Italo, come segno di festa per l’ingresso in cielo e come annuncio di risurrezione.

(Vito)

 

Nuova Scintilla n.10 – 11 marzo 2018