40 anni hanno lasciato il segno

mons-scarpa-celebra-messa
Facebooktwitterpinterestmail

SAN MAURO DI CAVARZERE

50° anniversario della morte dell’arciprete mons. Giuseppe Scarpa

40 anni hanno lasciato il segno

Domenica 11 febbraio ricorre il 50° anniversario della morte di mons. Giuseppe Scarpa, “l’Arciprete di Cavarzere” dal 1928 al 1968. Un Arciprete che rimase a Cavarzere per 40 anni e che amò il nostro paese, “il suo paese” e la “sua gente”, come un padre ama i propri figli. Un sacerdote che ha condiviso con Cavarzere, come il suo amato Crocifisso, i periodi più tristi e più difficili: la guerra, l’alluvione, la tragedia di Boscochiaro. La Parrocchia di San Mauro e l’Amministrazione comunale, in particolare l’Assessorato all’Istruzione e Cultura, non potevano non dare il giusto risalto ad una tale ricorrenza e non cogliere l’occasione per fare memoria dell’opera pastorale e civile di un uomo e un sacerdote a cui Cavarzere deve molto. Don Giuseppe fu ordinato sacerdote nel 1901 e, dopo Loreo e Donzella, venne nominato parroco della chiesa–Santuario della Madonna delle Grazie di Pettorazza Papafava dove rimase per ben 18 anni. A lui si deve l’incoronazione dell’immagine della Beata Vergine delle Grazie, avvenuta per mano del Vescovo Domenico Maria Mezzadri il 7 settembre 1924. Il 6 maggio del 1928 entrò a Cavarzere, in S. Mauro, dopo due anni dal superamento del concorso diocesano ad arciprete. Mons. Scarpa, oltre che un pastore molto colto, fu anche un grande organizzatore.

Dopo il 1930 avviò i lavori di conservazione e restauro della “Scoletta”, la più antica fra le chiese del paese, che aveva alle pareti dipinti di scuola veneta del ‘600 e ‘700. Nel 1937 iniziò importanti lavori di restauro del Duomo che, purtroppo, venne completamente distrutto negli ultimi giorni della II Guerra mondiale. La distruzione del “suo” Duomo e dell’intero paese venne raccontata da mons. Scarpa nel diario di guerra “Il Martirio di Cavarzere”. Un “diario” breve e semplice, un documento unico nel suo genere, una documentazione storica sulla tragedia che colpì Cavarzere nell’ultima fase della II Guerra mondiale da trasmettere alle future generazioni. Leggendo “Il Martirio di Cavarzere” si coglie l’amore profondo che legava mons. Scarpa a Cavarzere e alla sua gente. Egli non poteva certo prevedere quanto sarebbe accaduto alla “Sua Cavarzere”, l’immensità della tragedia: il dolore per la perdita di tante vite e la distruzione di un intero paese. All’indomani dell’ultima battaglia per la liberazione (27 aprile 1945) mons. Scarpa, con la tempra e la lungimiranza che gli erano caratteristiche e il grande amore per il paese e per le persone di cui era il pastore, comprese che doveva, quale autorità morale di Cavarzere, infondere coraggio, fiducia e speranza per rialzarsi e riprendere il cammino, rimboccandosi le maniche. Resterà nella storia il “manifesto” che fece affiggere per le vie del paese, che esortava alla ripresa, predisposto per la festività del “Corpus Domini” del 31 maggio del 1945. Mons. Scarpa è stato l’artefice della ricostruzione del duomo di S. Mauro, “dov’era, com’era”, questo era il suo motto, quasi un grido di speranza e di coraggio. Per il “Suo Duomo” si impose alle autorità cittadine, alle autorità ecclesiastiche e anche alle autorità statali (con i suoi viaggi a Roma), al fine di ottenere finanziamenti e autorizzazioni. Gli si deve, inoltre, il merito della istituzione a Cavarzere del patronato «S. Pio X» e della costruzione del teatro dedicato a Carlo Coldoni. Partecipò, inoltre, alle varie riunioni con le autorità cittadine per la predisposizione del Piano regolatore della Ricostruzione. Per onorare questa importante figura, nell’ottobre del 2003 l’amministrazione comunale, in accordo con mons. Umberto Pavan, intitolò la Piazza antistante il Duomo proprio a mons. Giuseppe Scarpa. L’8 novembre del 2015, nel giorno in cui si ricorda la consacrazione del Duomo, avvenuta l’8 novembre 1958, su iniziativa del Gruppo Culturale San Mauro, è stato posto un grande ritratto fotografico di mons. Scarpa nel corridoio che porta alla Cappella del Crocifisso, in quel Duomo che egli volle così fortemente. Il programma per il 50° anniversario della sua morte prevede alle 10.15 la deposizione di una corona di fiori sulla tomba nel cimitero del capoluogo e alle 11 in Duomo una Santa Messa solenne in suffragio.

Raffaella Pacchiega

Nuova Scintilla n.6 – 11 febbraio 2018