Umile dedizione della famiglia

zenna
Facebooktwitterpinterestmail

SGUARDO PASTORALE

Umile dedizione della famiglia

Ho avuto l’opportunità di riflettere ancora una volta sulla famiglia in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Era mercoledì 24 gennaio e la Parola proclamata nella celebrazione cittadina in San Giacomo ci aiutava a comprendere come di fronte alla prepotenza del Faraone e alla violenza di Erode è stata l’umile dedizione della famiglia a salvaguardare il progetto divino e a portarlo a compimento. Apparentemente abbandonato sulle acque del fiume, il bambino che doveva venire soppresso è guardato a vista dalla sorella e il seno materno lo nutrirà per essere consegnato alla missione per la quale era stato scelto. Mosè, salvato dalle acque dalla sua famiglia, guiderà il popolo di Israele alla libertà. La furia omicida di Erode, che provocò morte e dolore in Betlemme, nulla potrà sul discendente di Davide, affidato alla povera famiglia di Maria e Giuseppe, illuminata e sostenuta dai sogni. Tornato anch’egli dall’Egitto, Gesù guiderà l’umanità intera a conoscere le profondità dell’amore di Dio.

A partire dalla memoria di questi eventi storici, tramandati dalla Scrittura, abbiamo riflettuto sul valore insostituibile della famiglia nella salvaguardia della libertà e nella costruzione dell’unità e della pace. La famiglia potrà salvare ancora una volta dalla prepotenza di una cultura chiusa nel proprio individualismo e dalla violenza di un sistema sociale malato di illegalità e corruzione. Come? Facendo leva su alcune specificità che attingono ai valori umani e alla fede.

La prima specificità è senz’altro il legame affettivo che va al di sopra di qualsiasi fragilità. L’amore di un genitore, la devozione di un figlio, la solidarietà tra fratelli hanno sempre il sopravvento sull’egoismo e la rivendicazione. Alcuni fatti di cronaca, messi in risalto dai mass media, come gli abusi sui minori da parte dei genitori stessi, o la violenza sulle donne, sembrano testimoniare il contrario, ma creano indignazione nelle coscienze di tutti per l’innaturalezza dei comportamenti e delle scelte.

Una seconda specificità può essere riconosciuta nell’identità sociale della famiglia. Essa costituisce un soggetto di diritti e di doveri che legano i suoi membri e la società al rispetto, alla cura, al reciproco sostegno. Quando questa specificità viene dimenticata in nome di diritti individualistici si perde l’equilibrio del bene comune e si arriva a perpetrare perfino delle ingiustizie nei confronti dell’istituto familiare. Mi riferisco al riconoscimento delle unioni di fatto e a quelle convivenze che non impegnano né sul fronte dell’unità né sul fronte della procreazione.

Una terza specificità è data dalla grazia del sacramento del matrimonio che sta alla base della famiglia cristiana. Si configura come vocazione, come chiamata cioè a rendere visibile e incontrabile l’amore del Signore per l’umanità e la Chiesa, definita proprio per questo “sposa di Cristo”, “famiglia dei figli di Dio”, “primizia del regno” di giustizia, d’amore e di pace, verso il quale tendono il tempo e la storia.

Quest’ultima specificità comprende anche le altre e le alimenta, perché attinge al mistero pasquale di Cristo che ha dato la vita, versando tutto il suo sangue, per purificare la sua sposa e renderla santa per le nozze eterne. Non c’è amore senza sacrificio, non c’è comunione senza donazione reciproca, non c’è unità senza rinunce, non c’è Chiesa senza misericordia, non ci può essere umanità vera senza quella fraternità universale che si alimenta nell’esperienza familiare e ne traduce la logica all’interno delle relazioni nazionali e internazionali.

Alla famiglia di Nazareth affidiamo le nostre famiglie, con le loro fatiche e i loro drammi, ma anche con la loro forza rigenerante. Possano le difficoltà essere affrontate e superate anche attraverso la solidarietà concreta della comunità cristiana. E possano le risorse uniche delle famiglie rinnovare il volto e la storia delle nostre comunità.

don Francesco Zenna

Nuova Scintilla n.5 – 4 febbraio 2018