L’appuntamento

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SGUARDO PASTORALE

L’appuntamento

Ho letto in questi giorni numerosi riscontri sulla celebrazione del Natale. Molto spazio è stato dedicato alla descrizione dei presepi, apprezzati anche come richiamo alla nostra identità cristiana che una certa pseudocultura vorrebbe passasse sotto traccia per non offendere i non credenti. Non sono mancati i tradizionali concerti con vari repertori, più o meno ricchi, tutti molto partecipati. Ci sono state prese di posizione per mancate luminarie, tributo indispensabile all’idolo del consumo, che risulta essere aumentato significativamente rispetto agli anni passati. Grazie ai richiami di papa Francesco, anche l’attenzione ai poveri e alle persone sole ha visto sorgere iniziative di convivialità un po’ ovunque, nelle comunità parrocchiali e anche nel nostro Seminario la vigilia di Natale. Ho visto nei social la foto di panorami ghiacciati, di piatti farciti, di numerosi regali, di qualche volto influenzato, di luoghi visitati, di impianti sciistici, di scritte augurali con slitte, alberi e fuochi d’artificio. Sto pensando invece alle celebrazioni eucaristiche, che dovrebbero costituire il cuore del Natale, assieme al sacramento della riconciliazione. Uso il condizionale perché mi sembra che non siano state molto frequentate, oppure sono state vissute più nei contorni delle tradizioni che nel cuore del mistero. Eppure è su queste che i nostri sacerdoti hanno investito impegno e fatica in questo periodo, tenendo conto che le forze sono sempre meno e le esigenze comunque immutate e protestate.

I ragazzi sono stati i principali assenti, anche le autorità civili e la bandiera non si sono visti nella solennità dell’Epifania, alcuni giovani c’erano la notte del 24, magari in fondo, appoggiati ad una colonna ad aspettare che lo “spettacolo” finisse. Lo dico io: “Grazie don, che ci hai spezzato il Pane e la Parola, che hai accettato di farti strumento, anche povero e sporco come la stalla di Betlemme, per far memoria del mistero dell’Incarnazione; grazie di aver accarezzato i nostri bimbi, di averci offerto una parola di speranza, di averci fatto sentire famiglia nonostante le nostre resistenze e le nostre liti”. È proprio così difficile? O i nostri riferimenti sono altri, quelli dell’amicizia e della simpatia, dell’appartenenza e del compiacimento, e per gli altri è tutto dovuto?

Riprende la ferialità della scuola e del lavoro, anche l’anno liturgico ritorna all’ordinario, rimangono ferite da lenire, vuoti da colmare, situazioni tragiche da condividere. Continuano anche gli sbarchi sulle coste del Sud, con le inevitabili vittime, già numerose all’inizio di questo nuovo anno. Nel nostro paese è già nel vivo la campagna elettorale, con promesse e denunce che lasciano intravedere con tanta fatica il desiderio del bene comune. In diocesi è in atto la visita pastorale del vescovo, nella ricerca di un dialogo sincero e corresponsabile, non sempre compreso e assecondato. È dentro a queste situazioni che il Figlio di Dio continua la sua incarnazione, portando serenità e motivazioni a quanti sono mossi dalla buona volontà di riconoscerlo, seguirlo e testimoniarlo. Non dobbiamo proprio perdere l’appuntamento con questa presenza, distratti come siamo da ciò che corre in superficie e non riuscirà mai a scendere nella profondità di una relazione vera e coinvolgente. Sarebbe un grosso inganno che comprometterebbe l’autenticità del nostro stesso percorso di comunità credente.

don Francesco Zenna

Nuova Scintilla n.2 – 14 gennaio 2017