Coinvolgimento dei genitori nei percorsi di iniziazione cristiana

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CATECHESI E COMUNITA’

Coinvolgimento dei genitori nei percorsi di iniziazione cristiana

Continuiamo a riflettere ancora sul tema della Iniziazione Cristiana. Il perché è presto detto: essa «non è una delle tante attività della comunità cristiana, ma l’attività che qualifica l’esprimersi proprio della Chiesa nel suo essere inviata a generare alla fede e realizzare se stessa come madre». È proprio questa convinzione ha spinto i Vescovi italiani a dare a questo tema un ampio spazio nei vari documenti magisteriali e in particolare negli ultimi “Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia”. Per questo motivo tenterò, anche nei prossimi contributi, di dire, concretamente, come tradurre quella logica catecumenale su cui ci siamo soffermati nei due ultimi contributi.

La logica catecumenale nella Iniziazione cristiana chiede, prima di tutto, di puntare a coinvolgere i genitori dei nostri ragazzi per aiutarli a compiere un vero e proprio cammino di fede sollecitandoli a testimoniare ai figli ciò che loro come cristiani tentano di vivere. Così scrivono i nostri vescovi negli Orientamenti, Incontriamo Gesù: «A poco servirebbe, in ordine alla fecondità degli itinerari di Iniziazione Cristiana, se a partire dai 6-7 anni di età i percorsi di gruppo dei bambini e dei ragazzi fossero interamente delegati ai catechisti, lasciando sullo sfondo il possibile apporto dei genitori e il contesto offerto dalla stessa vita comunitaria […]. L’accompagnamento dei genitori non potrà che continuare, evolvendosi nelle forme e negli stessi obiettivi […] In concreto, si tratta non solo di fissare veri e propri itinerari di catechesi per i genitori, ma anche e soprattutto di responsabilizzarli a partire dalla loro domanda dei Sacramenti» (I.G., n. 60). Oggi per i genitori, per le famiglie e per gli adulti in genere si parla di «secondo annuncio». Il secondo annuncio non è certamente da intendersi un nuovo “annuncio” dopo il primo, ma un aiutare a riscoprire nell’adulto ad ogni «passaggio di vita» la propria fede. Sì, è vero, che molti genitori, familiari e adulti in genere, che frequentano la parrocchia con regolarità, o in maniera sporadica o solo nei passaggi veloci della vita, sono stati già iniziati alla vita di fede, è anche vero, però, che tante volte vivono una fede data per scontata e che si affievolisce sempre di più. Ecco che i percorsi, allora, a «ispirazione catecumenale» intendono offrire, prima di tutto, ai genitori, e agli altri componenti della famiglia, delle proposte che tentano di ravvivare la loro fede, consapevoli che hanno un loro vissuto che va riconosciuto e stimolato per dar loro la possibilità di una «nuova adesione» a Cristo. Lo accennava anche il nostro vescovo Adriano nella “Nota” sul Battesimo di qualche anno fa, invitando le Comunità parrocchiali ad avviare o consolidare percorsi di pastorale pre- e post-battesimale e delle «prime età», come parte integrante a quelli di Iniziazione Cristiana, perché non bisogna dimenticare che questo cammino inizia quando i genitori chiedono il battesimo per il loro bambino a poche settimane o mesi di vita. La pastorale pre- e post-battesimale, che tenta di colmare il vuoto tra la celebrazione del battesimo e l’inizio «tradizionale» dell’iniziazione cristiana a 6/7 anni, intende: legare la famiglia alla comunità ecclesiale (e viceversa), attraverso momenti comunitari in ordine alla celebrazione, alla pastorale delle giovani famiglie e dei loro figli piccoli; accompagnare queste giovani coppie al risveglio della loro fede, alla riscoperta del sacramento del matrimonio e della loro appartenenza alla Chiesa e rimotivare il loro ruolo educativo in ordine alla fede. Nel contempo, però, è data al bambino la possibilità di essere iniziato alla fede, prima nell’esperienza quotidiana della famiglia, e poi anche in parrocchia con un percorso più sistematico sostenuto, se si vuole, dal Catechismo dei bambini. Una domanda per concludere e che riassume questo contributo: perché è importante coinvolgere i genitori nel cammino della Iniziazione Cristiana dei loro figli? Io penso:

– perché i genitori hanno un ruolo insostituibile nella trasmissione della fede alle nuove generazioni;

– perché possono diventare soggetti attivi nel cammino di IC dei propri figli;

– per far maturare consapevolezza della loro richiesta per i sacramenti;

– perché è un’occasione per ripensare la loro relazione con Dio, per scoprire o riscoprire un volto più accogliente di parrocchia.

don Danilo

da Nuova Scintilla n.48 – 17 dicembre 2017