4ª Domenica di Avvento, Anno B, 24 dicembre 2017

3-dom-avvento
Facebooktwitterpinterestmail

4ª Domenica di Avvento, Anno B, 24 dicembre 2017

Liturgia (IV)

2 Sam 7,1-5 – Rom 16,25-27 – Lc 1,26-38

Davide vuole costruire una casa per il Signore, ma Dio non lo permette, poiché sarà Dio a fare una casa per l’uomo, dove potrà trovare pace e serenità.

Questa casa preparata da Dio è Gesù stesso nel grembo di Maria immensamente amata, per questo è “piena di grazia”.

Proposta per la 3ª preghiera dei fedeli per la 4ª Domenica di Avvento, Anno B:

Per ogni uomo e donna in cerca di pace, affinché sia sempre garantita una casa dove abitare in sicurezza e dignità e sperimentare relazioni familiari serene e costruttive, ti preghiamo.

S. D.

————

Catechesi (IV)

Eccoci a Natale! La 4ª domenica di Avvento coincide, quest’anno, con la vigilia del Natale. È Maria, in questa domenica, che diventa il nostro modello di incontro con il Signore. Possiamo, nel momento di catechesi, rileggere il racconto dell’Annunciazione già ascoltato, del resto, anche il giorno dell’Immacolata focalizzando soprattutto il fatto che il Signore, in Maria, “cerca casa” per venire ad abitare in mezzo a noi. “E il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi”.

Per abitare tra noi Gesù, trovando il “Sì” di una creatura, ha posto “la sua tenda” perché una dimora fissa lo avrebbe relegato in un solo posto, lontano dagli esseri umani. Lui invece ha voluto abitare tra noi, farsi accanto ad ogni uomo, ovunque esso si trovi. Una casa fissa non gli avrebbe dato questa possibilità! Ponendo la sua tenda in mezzo a noi, il Signore è con noi sempre. I presepi che stiamo realizzando nelle nostre case dovrebbero ricordarci proprio questo: il Signore ha piantato la sua tenda in mezzo a noi e non vuole andare più via dalla nostra vita. Se è vero il fatto che Gesù vive in noi e in mezzo a noi, noi che portiamo dentro la sua divinità e l’umanità da Lui condivisa, non possiamo fare a meno di vedere negli altri il suo volto e di chiederci quanto sappiamo accoglierlo in essi. In questo ultimo tratto di Avvento lasciamoci abitare da Cristo per imparare da Lui ad abitare, a nostra volta, la famiglia, gli affetti, la parrocchia, il territorio ed il creato. Soffermiamoci, per qualche istante, in questi giorni che precedono il Natale di fronte al nostro presepe e proviamo a guardarlo con occhi nuovi: immaginiamoci, cioè, accanto al pastore che conduce le pecore al pascolo o a fianco del panettiere che si sveglia all’alba per preparare il pane…, sediamoci accanto a Maria che culla Gesù o mettiamoci nei panni dell’Angelo che annuncia a tutti la lieta novella… Questo ci aiuterà a ricordare il grande dono di un Dio che ha piantato la “sua tenda” in mezzo a noi ed è con noi per sempre!

 D. M.

————

Carità (IV)

Davide vorrebbe costruire una casa al Signore che si trova in una tenda precaria, quasi a volerlo inconsciamente delimitare e controllare. Dio non ha la propria casa in un luogo fisico, ma nel mondo intero, dove stanno tutti gli uomini e le loro relazioni. Ma gli uomini, delimitati e finiti come sono, hanno bisogno di una casa fisica, con mura, tetto, infissi, protezioni… L’essere umano ha necessità di abitare, di situarsi, di porre base certa per intessere con gli altri relazioni proficue. Infatti, la casa è un diritto umano primario.

In questi ultimi periodi, così come rilevato anche dai Centri di Ascolto Caritas, sono sempre di più le persone che perdono la casa, per tutta una serie di motivi. Perdendo la casa, esse perdono pian piano la dimensione della realtà, pernottano “fuori” sia fisicamente che esistenzialmente. La perdita della casa, della dimora, non è mai da sola, ma è accompagnata da un lento scivolare nella marginalità. Inizia così un circolo vizioso che rischia di portare chi vi cade ad una condizione di non-umanità.

La casa di mattoni, luogo di cui Dio non ha bisogno, è indispensabile per l’uomo. Ridare una dimora a chi l’ha perduta equivale ad aiutarlo a ristabilire i suoi equilibri, le sue sicurezze, la sua pace interiore. E quindi consentirgli di avere un luogo dove possa a sua volta incontrare, ascoltare, condividere, intessere quelle indispensabili relazioni umane che sono l’anticipo della relazione con Dio.

 A. G.

da Nuova Scintilla n.48 – 17 dicembre 2017