Una sera egli viene

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I GIORNI

In margine all’incontro con don Carròn in Cattedrale

Una sera egli viene

Non esiste cristianesimo senza qualcuno che lo viva ora, senza una mano che ce lo porga ora. Gesù entra nella nostra città, rasenta i muri delle case, scruta dalle fessure delle finestre, bussa discretamente alla nostra porta. Noi stiamo a guardare le stelle e consultiamo l’oroscopo, o più banalmente ci pieghiamo davanti alla Tv, rassegnati alle solite notizie e annoiati con i soliti programmi. Forse attendiamo che Dio ci parli dalle nuvole e compia il miracolo richiesto; saremmo anche disposti a dargli buoni suggerimenti. Intanto ci sballottiamo a domandarci dov’è e cosa fa, vagoliamo alla ricerca di nuovi guru e sperimentiamo terapie religiose per placare il bisogno e addormentare il desiderio. Ed ecco, Egli è qui. Viene a cercarci in mezzo alla folla, chiamandoci per nome come Zaccheo salito sull’albero, che si è sentito invadere il cuore di gioia e riempirsi la casa della sua grande presenza.

È una grazia il desiderio che muove a incontrarlo, è una grazia persino il bisogno che rende inquieti. Ed ecco, una sera Lui viene. Senza i fulmini del monte Sinai, senza che le acque si ritirino a destra e a sinistra come davanti al popolo ebreo in fuga dall’Egitto. Chi poteva pensare che Dio si facesse uomo diventando bambino, cercando una ragazzina nell’antico Israele perché gli diventasse madre? Chi poteva pensare che Dio – per iniziare una storia con gli uomini – avrebbe chiamato un pastore come Abramo? O che avrebbe incrociato due giovani pescatori sulla riva del fiume Giordano? Dio usa un metodo che non ci saremmo immaginati.

Con lo stesso metodo Egli ora è qui. Compie azioni e pronuncia parole, come proclama il Concilio Vaticano II. Si presenta attraverso le parole così immediate e i gesti così umani di papa Francesco. Mentre noi saremmo pronti a dire al papa come si fa il papa, suggerendogli come fare diversamente; o lo ammiriamo senza seguirlo.

E Lui stasera è qui. Ci parla in una cattedrale ben più vasta e affollata di tutte le sinagoghe nelle quali è entrato nei brevi giorni di Palestina. Ci parla attraverso un prete spagnolo – don Juliàn Carròn – che cita e descrive il Vangelo come si fa con i bambini, e indugia a raccontarci la familiarità e la misericordia del Dio fatto uomo – Gesù di Nazaret – con gli uomini. Possiamo baloccarci a domandare dov’è Dio? Possiamo stare alla finestra, o forse chiuderla, senza scendere ad aprire? Possiamo continuare a non accorgerci della folla che lo ascolta, dei discepoli che lo seguono? Il cristianesimo è una presenza talmente umana, da poterla guardare e riconoscere e seguire. È semplice il cristianesimo: basta viverlo.

don Angelo

Da Nuova Scintilla n.45 – 26 novembre 2017