Fra curiosità e devozione

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FESTA DELLA MADONNA DELLA SALUTE

Fra curiosità e devozione

La festa della Madonna della Salute, che si celebra il 21 novembre, ha avuto origine all’epoca della costruzione del tempio omonimo a Venezia (foto), eretto in ringraziamento alla Vergine per la cessazione della terribile pestilenza scoppiata nel 1630. Non molti sanno però che il morbo fu importato a Venezia da un mantovano, un certo Alessandro, marchese di Strigia, ambasciatore del duca di Mantova, il quale giunse a Venezia il 6 giugno 1630 per chiedere aiuto durante la “Guerra di Mantova”, allorché la sua città fu circondata d’assedio da parte di Francesi e Spagnoli per un problema di successione. Due giorni dopo il suo arrivo, l’ambasciatore fu colto dalla peste e in pochi giorni morì. Indirettamente il morbo contagiò anche un certo Gianmaria Tirinello, “marangon”, incaricato di costruire delle casupole di legno nell’isola di San Clemente come ricovero degli appestati e dov’era stato isolato l’ambasciatore. Il “marangon” e i suoi familiari furono i “vettori” del contagio prima nel quartiere attorno a Sant’Agnese, dov’essi abitavano, e poi in tutta la città. Ciò perché le autorità tardarono nel correre in tempo ai ripari per svariate ragioni, lasciando così che il morbo si diffondesse in tutta Venezia e anche nei centri vicini, tra cui Chioggia.

Come è descritto magistralmente da Alessandro Manzoni nel suo celebre romanzo “I promessi sposi”, si ripetè a Venezia ciò che già succedeva a Milano e cioè si presentò il problema degli “untori”. Costoro erano persone, secondo una diceria popolare, che ungevano porte e maniglie per contagiare le persone, per cui anche a Venezia si diffuse la voce del “Dagli all’untore!”. Non si riusciva ad arginare l’epidemia e le vittime aumentavano di giorno in giorno (si arrivò anche, il 9 novembre 1630, ad un picco di 609 decessi, per cui diventava difficoltoso trasportare e seppellire un sì gran numero di morti). Al punto che il doge Nicolò Contarini assieme al Veneto Senato, su invito del Patriarca, come si era fatto 50 anni prima per la pestilenza del 1575 con la erezione del tempio del Redentore, fece voto alla Madonna di far costruire una chiesa a lei dedicata se avesse fatto cessare la pestilenza. Il voto fu proclamato in San Marco il 26 novembre con una lunga formula. Fu scelto come sito la punta della Dogana e subito iniziò un concorso di idee per il progetto. A sua volta Chioggia non fu da meno: dei 12.000 abitanti che essa contava ne morirono 7.000. Press’a poco alla stessa data, il 28 ottobre dal Minor Consiglio e il 3 novembre dal Maggiore, fu stabilito di far erigere, a spese del Comune, nell’antico tempio della Madonna della Navicella un altare con una pala dedicata alla Madonna e di organizzare annualmente tre processioni. Il 13 novembre le reliquie dei Santi Patroni dalla chiesa di S. Andrea furono trasportate processionalmente in S. Giacomo e la sera riportate. Il 22 novembre si potè dichiarare cessato il flagello. Fu mantenuto il voto relativo all’erezione dell’altare e quello delle tre processioni, che col tempo andarono però in disuso, fatta salva la festa del ringraziamento del 22 novembre, festa di S. Cecilia, giorno già dichiarato tale fin dal 1336 a ricordo della splendida vittoria riportata dai chioggiotti sui Padovani. Quando, come risaputo, il tempio in parola fu sconsacrato e in seguito demolito ad opera degli austriaci, l’altare suddetto, eretto su progetto del celebre architetto Baldassarre Longhena e abbellito da una pala raffigurante la Madonna che libera gli appestati dipinta da un certo Lorenzino di Tiziano, fu trasferito nella chiesa di San Martino a Sottomarina, mentre la pala fu trasferita nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio di Pellestrina, dove tuttora si trova.

Un paio di curiosità circa la festa della Madonna della Salute, molto sentita dalla gente sia di Venezia che di Chioggia. Tralasciamo di soffermarci sulla venerazione da parte di quest’ultima, già evidenziata in alcuni numeri delle scorse annate di questo settimanale e illustriamo due particolari della festa veneziana. Caratteristica principale è costituita dal ponte di barche che viene allestito per traversare il Canal Grande tra Campo S. Maria del Giglio e calle Traghetto. “Seppur con fogge diverse, il ponte era sempre costituito da una struttura in legno poggiata su “peate”, grandi e basse barche da trasporto, con un arco centrale per permettere il passaggio delle imbarcazioni lungo il Canal Grande. In tempi recenti, però, viene realizzato un ponte di nuova concezione, ad elementi componibili di altissima tecnologia, poggiante su unità inaffondabili e suddiviso in tre tronconi con struttura in acciaio e piano di calpestio in legno. La sua lunghezza è di circa m. 80” (da P. Mameli, “La Madonna della Salute – Un voto, un rito, una festa”, Ed. La Nuova Venezia, Venezia, 2011).

L’altra curiosità è costituita dalla festa “profana”. Lo stesso Mameli scrive: “Questa ricorrenza, però, è anche un’allegra sagra profana, dedicata ai bambini: se nel tratto che va da San Gregorio al Campo della Salute vediamo un’ininterrotta teoria di venditori di candele, in quello che porta a sud, verso le Zattere, si trovano le bancarelle con i dolci tipici del periodo: frittelle, mandorle caramellate e altre mille profumate delizie, nonché gli immancabili venditori di palloncini, un tempo semplici e oggi dalle forme più strane e dai colori metallizzati”.

Angelo Padoan

SALVE, O REGINA

Vergine Maria, vento d’Israele,

madre di Dio, piena di Grazia,

nessuno come Te

ha avuto il privilegio

di accogliere tra le mani

il Bimbo della speranza.

Tu sola hai potuto dire:

– Questa carne divina

è anche carne mia.

È fatta anche di me,

ha i miei occhi,

mi assomiglia di certo.

Solo Tu hai potuto baciarlo

e nutrirlo col tuo latte.

La prima amarezza:

l’esilio in terra d’Egitto

per sfuggire a quel malvagio,

che voleva strappartelo.

Ma quanto dolore,

una spina nel cuore

quando lo vedesti sulla croce,

condannato come un malfattore!

Mater dolorosa, l’hai tenuto

In braccio solo pochi minuti.

Ma il Dio della vita

l’ha risuscitato e restituito,

nel suo regno di luce,

al tuo amore di Madre.

Giancarlo Mezzopan

(“Poeti Città di Chioggia”)

 

Da Nuova Scintilla n.44 – 19 novembre 2017