Il racconto delle due settimane

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VISITA PASTORALE DEL VESCOVO ADRIANO ALLE COMUNITà DI SAN MARTINO E BEATA VERGINE DI LOURDES

Il racconto delle due settimane

Le due settimane di Visita pastorale (9-20 ottobre 2017) sono trascorse nella semplicità di momenti conviviali e di dialogo che hanno aiutato il vescovo a conoscere le tante realtà presenti nelle nostre comunità di S. Martino e B.V. di Lourdes. Il vescovo è passato tra la gente, ha stretto tante mani, ha salutato tutti, ha incontrato da vicino i malati e le loro famiglie nelle case. La preghiera e la benedizione, per intercessione della Vergine Maria, porta sollievo a chi sente il peso della malattia e della sofferenza. Quanti abbracci e carezze il vescovo e i sacerdoti, che lo hanno accompagnato, hanno dato!

Tra i vari appuntamenti in calendario, c’è stata la visita ad alcune scuole. Il vescovo è stato accolto dai bambini di tre classi della “Todaro” e ha dialogato amabilmente con loro e le loro maestre. Poi la visita ai piccoli delle due Scuole materne, “Sacra Famiglia” e “Padoan”: con le loro voci e i loro canti hanno accolto in allegria il passaggio del nostro Pastore. Una bambina ha detto: “Il vescovo è il papà della Chiesa”.

Molto bello e significativo l’incontro sul “sociale” allargato a quanti conoscono Sottomarina perché vi abitano o perché vi operano nelle tante attività che si svolgono, dal commercio al turismo. È stato un appuntamento nel quale tutti abbiamo respirato un clima di stima e un desiderio di reciproca conoscenza. I tanti che sono intervenuti, a raccontare di sé e delle loro famiglie, di Sottomarina e delle comunità parrocchiali, ci hanno offerto non solo la memoria del passato, del lavoro, della fatica, del desiderio di migliorare, ma anche il possibile orizzonte dove porre attenzione e risorse: la sfida educativa dei più giovani che ha bisogno di persone e strutture ad essa dedicate, e la sfida di una religiosità che ad oggi è ancora presente in maniera diffusa, ma che attende di affondare radici forti nella vita di ciascuno. Nell’incontro con i catechisti il vescovo ha suggerito di diventare “mediatori” dell’incontro con Gesù. Come gli apostoli nel vangelo di Matteo, anche i catechisti sono chiamati a diventare narratori gioiosi dell’opera di Gesù, delle sue parole, dei suoi gesti di accoglienza e misericordia, che rivelano la vicinanza del Regno del Padre.

Un altro appuntamento è stato quello con quanti animano il canto e la liturgia e curano la bellezza delle nostre chiese. Il vescovo ci ha suggerito di domandarci se le nostre riunioni e le nostre celebrazioni sono “vive”, capaci cioè di farci sperimentare il legame prezioso e profondo con il Signore della Vita: nei sacramenti, ma non solo, Egli ci dona grazia, amicizia e consolazione per il nostro andare, rendendo tutta l’esistenza una lode al Padre.

Con i diversi gruppi che operano nell’ambito della solidarietà e della carità, dopo aver ascoltato la presentazione delle varie realtà operanti nelle due comunità, il vescovo ha voluto ricordarci di continuare a portare il nostro “bicchiere d’acqua”, perché “al secchio della carità” tutti possano continuare ad attingere: ognuno con le proprie specificità, ma anche riconoscendo la forza dello stare assieme, del sostenersi e incoraggiarsi a vicenda, e “sapendo di fare del bene”.

Un’ultima cosa bella: il vescovo ha avuto un occhio di riguardo per i giovani, quelli che ha incontrato una sera in teatro, ma anche quelli incrociati per caso in piazza Todaro. Più volte, passando per la piazza, il vescovo si è fermato a scambiare un saluto e una parola; qualcuno, riconoscendolo, gli ha detto: “Tu mi hai dato la Cresima”. Anche in questo modo abbiamo visto realizzarsi quell’augurio del vescovo nella preghiera da lui composta: “Nessuno si senta estraneo a questa Visita, ma tutti possano godere di un segno di stima, accoglienza e misericordia”.

don Nicola e don Pierangelo


Alla scuola “Sacra Famiglia”

Il 13 ottobre abbiamo avuto la gioia di avere con noi il vescovo Adriano. I bambini e i genitori, che hanno gremito la sala, l’hanno accolto con entusiasmo. Il vescovo ha ascoltato con attenzione i canti che venivano eseguiti dai bambini ed ha sottolineato l’importanza della scuola che attraverso la socializzazione permette ai bambini di apprendere e sperimentare nuove conoscenze. Alla domanda: “Chi è il vescovo?” una bambina ha risposto: “è una persona che ci insegna ad amare Gesù”. Al termine i bambini hanno offerto al vescovo uno scrigno contenente cose vecchie e cose nuove. Hanno voluto così rammentare la frase che lo stesso vescovo ha scelto per la Visita pastorale tratta dal Vangelo di Matteo. Ancora un grazie al vescovo Adriano. Speriamo di averlo ancora tra noi per condividere con Lui la gioia di appartenere alla Chiesa.

Suor Annunziata


Dall’incontro con i giovani

La serata del vescovo Adriano con i giovani della nostra Unità Pastorale, giovedì 19 ottobre, è iniziata come tra amici, con una pizza, e si è conclusa con un bell’incontro. Dopo la rapida presentazione di ciascuno dei presenti, anche il vescovo si è presentato dicendo molto scherzosamente: “Sono Adriano, e basta”. Da lì c’è stata una serie di domande del vescovo ai giovani, che sono stati provocati a riflettere sulle loro esperienze di vita. Nelle parole semplici e dirette del vescovo sono emerse alcune raccomandazioni importanti: “Accogliete tutti tra di voi, qualsiasi pensiero o convinzione abbiano; non abbiate paura di mostrarvi per quello che siete: cristiani”.

Ha invitato quindi a non coltivare solo una visione orizzontale della vita, ma a cercare anche quella verticale con Dio, con la preghiera, non come formule da recitare, ma come contatto diretto. Anche i giovani hanno rivolto alcune domande al vescovo. La più curiosa è stata questa: “Ha il numero del cellullare del papa?”; quella più interessante e inaspettata: “Che impressione le abbiamo fatto?”.

A conclusione dell’incontro, all’invito di un’uscita pomeridiana con i giovani il vescovo Adriano ha risposto favorevolmente, con entusiasmo.

Piero Rado e Roberta Cecchetto


Testimone privilegiato, accanto al vescovo

I vangeli ci raccontano che Gesù visse certamente alcuni incontri nelle sinagoghe, ma la maggior parte della sua missione si svolse per strada, lungo le sponde del lago, nelle case di “buoni e cattivi” che lo accoglievano. “Gesù passava per villaggi e città”, scrive l’evangelista Luca. Può sembrare esagerato, ma la “visita” pensata, voluta e realizzata dal nostro vescovo ha avuto questo stile familiare: il vescovo è “passato”, ha “salutato”, ha “ascoltato”, ha “stretto mani”, ha “abbracciato” malati e bambini, è “entrato” nelle case di alcune famiglie. Il vescovo non ha compiuto “miracoli”; né dinanzi a lui ci sono state persone che hanno avuto un’immediata “conversione”. Gesù stesso, del resto, non ha guarito tutti e molti comunque, pur incontrandolo, non hanno aderito al suo messaggio; ma, annota il Vangelo: “La sua fama si diffondeva per tutta la regione”. Personalmente, mi sento un testimone privilegiato di questi giorni: pure io, come il vescovo, ho avuto un primo contatto con le persone che qui vivono, lavorano, faticano, ma al tempo stesso, come annotarono i vangeli duemila anni fa, ho assaporato uno stile, una modalità che fa bene, che mi fa bene, e alla quale riandare quando stanchezza o delusione fanno capolino. Cosa rimane di questo momento? Penso al rilancio che ci è stato offerto alla conclusione della Visita venerdì 20: nutrire la consapevolezza di aver avuto la fortuna di aver incontrato il Signore, la sua Parola, i sacramenti, i fratelli nella fede, senza sentirci degli arrivati, ma piuttosto degli inviati perché altri possano partecipare alla gioia del Vangelo o riscoprirla. Come nella parabola dei vignaioli chiamati a lavorare in ore diverse, è per noi una gioia grande lavorare e portare il “peso” di tutta la giornata, accogliendo chi solo “all’ultima ora” è stato chiamato! Molte volte il vescovo Adriano ci ha suggerito uno stile: riconoscere che il Signore ha avuto un occhio di predilezione per i suoi “più stretti collaboratori”, come un tempo gli apostoli affinché stessero con Lui e per inviarli. Le due esperienze non si possono escludere: vicino al Maestro, ma a servizio di tutti! L’attenzione alla catechesi per genitori e figli, per ragazzi e giovanissimi; l’esercizio della carità, segno di vicinanza concreta a chi è nel bisogno; la vita liturgica che è la dimensione “verticale” di ogni discepolo: sono le direttrici della vita di ogni comunità, “ecclesia” oggi. Quando ci è stata proposta l’icona di questa Visita pastorale, tratta dalle parabole del cap. 13 del vangelo di Matteo, avevo fatto fatica a coglierne il significato. Ora, lentamente, tutto mi appare più chiaro ed evidente. “Ogni scriba, divenuto discepolo del regno, dal suo tesoro trae cose nuove e antiche”: la novità è nello stile e nel volto di Cristo, assieme alla sua Parola, che danno un nuovo significato a quello che già abbiamo vissuto e operato. Buona continuazione, “don” Adriano, della Visita pastorale… con l’augurio alle nostre comunità di tradurre nel quotidiano quanto ricevuto.

don Nicola


Dall’incontro sul “sociale”

In un passaggio della preghiera composta dal vescovo Adriano per la Visita pastorale, si recita: “Nessuno si senta estraneo a questa Visita, ma tutti possano godere di un segno di stima, accoglienza e misericordia”. È con questo spirito di apertura che nella serata di venerdì 13 ottobre si è svolto un incontro tra il vescovo e alcuni esponenti della comunità sociale dell’Unità Pastorale S. Martino e Madonna di Lourdes nell’ambito della Visita pastorale. All’incontro è stata data questa connotazione: “La comunità si racconta…”

Attraverso la testimonianza di alcune persone significative si è raccontata al vescovo la storia sociale di “Marina”, accompagnati da foto storiche, proiettate sul maxischermo del teatro, che ne hanno visivamente reso il cambiamento urbanistico, sociale e religioso. Coloro che hanno preso la parola hanno evidenziato, nella loro testimonianza, come Cristo e la parrocchia abbiano segnato la loro vita, tra momenti di vicinanza e lontananza: un fornaio, storicamente punto di riferimento nel territorio; l’ex-direttore scolastico che ora si dedica al recupero del Forte S. Felice e sollecita un centro civico per Sottomarina; l’ex-esponente politico che ha avuto modo di conoscere il passaggio da Chioggia a Sottomarina; il parrucchiere a cui tante generazioni hanno affidato le loro acconciature nei momenti di festa; lo storico appassionato al recupero e alla custodia delle tradizioni locali, che ha parlato della “marinantità”; l’operatrice turistico-alberghiera, oggi madre, che accompagna i suoi figli in parrocchia. Una serata semplice, ma viva di umanità, perché la tradizione non sia il culto delle ceneri, ma la conservazione del fuoco. Al termine dell’incontro il vescovo ci ha invitato, come comunità ecclesiale, ad essere di sostegno e accompagnamento alle realtà civiche e sociali, perché una Chiesa “in uscita”, ha rilanciato, è la dilatazione di Cristo nel tempo e nella vita di tutti, perché nessuno se ne senta escluso e Cristo sia tutto in tutti.

Piergiorgio Penzo


Ho gustato la presenza…

Nelle diverse occasioni di incontro, che per me sono state fortunatamente frequenti, ho davvero avuto modo di gustare personalmente la presenza fra noi del vescovo Adriano, pur condivisa ovviamente con molte altre persone. Sì, è stato soprattutto un incontro personale: una presenza che col passare dei giorni è diventata sempre più familiare e significativa. E per questo cara e quindi necessaria, da conservare nel cuore e nella memoria.

Ecco, la Visita pastorale per me è stata quasi una sorta di rinnovata… cresima! Essere ancora una volta “confermati” nel cammino di fede personale e delle nostre comunità parrocchiali, nell’invocata unità fra di noi e nella fedele celebrazione dei sacramenti. E poi in questi ultimi giorni una inaspettata conseguenza… Continuare a recitare la preghiera per la Visita pastorale, composta dal vescovo, finalmente con una coscienza piena e intensa.

Perché prima la coscienza di questa preghiera rischiava di rimanere un po’ teorica e di generica buona intenzione, ma dopo la visita è diventata preghiera convinta e sincera perché tutta verificata. Grazie, Eccellenza!

Andrea Venerucci

Da Nuova Scintilla n.42 – 5 novembre 2017