Il valore del “Mandato”

Facebooktwitterpinterestmail

CATECHESI E COMUNITA’

Il valore del “Mandato”

Stiamo ancora muovendo i primi passi del nuovo anno pastorale che ci vede impegnati a vivere o a seguire in diocesi la visita pastorale del nostro vescovo Adriano. E’ il periodo in cui, all’inizio del percorso catechistico, nelle nostre comunità parrocchiali si consegna anche il Mandato ai catechisti e agli operatori pastorali.

Negli Orientamenti, “Incontriamo Gesù”, i vescovi sottolineano l’importanza di questo rito semplice ma significativo: “Nel dire il suo “sì”, il catechista e la catechista aprono la vita a una particolare esperienza di grazia che vivifica e sostiene il loro servizio educativo, radicato nella vocazione all’annuncio universale della salvezza ricevuta nel Battesimo” (IG, 78).

In realtà la consegna del “Mandato” ai catechisti rivela la fondamentale dimensione ecclesiale del loro servizio, che non solo si svolge nella Chiesa ma attua la sua missione. La parola “Mandato” contiene, principalmente, due significati. Il primo è quello del concreto invio in missione con un incarico preciso e impegnativo, in nome e per conto della Chiesa. Nella Chiesa si è sempre “mandati” da qualcuno. Dunque esiste un necessario legame di riferimento all’autorità che invia. Il secondo significato della parola “Mandato” riguarda il contenuto dell’invio, il suo segno specifico di riferimento: il Vangelo di Dio, Gesù stesso.  Ecco perché si tratta non di un rito che si fa solo per tradizione, ma di una consegna ufficiale, autorevole, distintiva, impegnativa, pubblica. Nel dire “ho ricevuto il Mandato” il catechista testimonia di avere “in consegna” Gesù per viverlo prima di tutto lui personalmente e poterlo poi annunciare agli altri nella consapevolezza che il messaggio di Gesù deve essere trasmesso nella sua integrità, purezza e completezza. E’ un momento importante all’interno delle comunità parrocchiali che ancora una volta rende evidente che l’azione pastorale della Chiesa ha bisogno della cooperazione di molti, perché le comunità e i singoli fedeli possano giungere alla maturità della fede e l’annunzino costantemente con la celebrazione, con l’impegno formativo e con la testimonianza della vita. Tale cooperazione viene offerta, appunto, da quanti si dedicano al servizio della catechesi, sia nella prima iniziazione e sia nella catechesi dei giovani e degli adulti, condividendo con gli altri ciò che essi stessi, illuminati dalla parola di Dio e dal magistero della Chiesa, hanno imparato a vivere e a celebrare.  Annunciare, infatti, Gesù nella catechesi è un servizio che non si fa ma si vive: ce lo ricorda papa Francesco quando dice che non dobbiamo “fare catechismo” ma “essere catechisti”. Allora l’augurio a tutti coloro che sono impegnati nel servizio della catechesi, all’inizio di questo nuovo anno pastorale, lo esprimo con le parole del Benedizionale: “Guarda con bontà, o Padre, questi tuoi figli che si offrono per il servizio della catechesi; confermali nel loro proposito con la tua benedizione, perché nell’ascolto assiduo della tua parola, docili all’insegnamento della Chiesa, si impegnino a istruire i fratelli, e tutti insieme ti servano con generosa dedizione, a lode e gloria del tuo nome” .

don Danilo Marin