L’identità cristiana

zenna
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SGUARDO PASTORALE

L’identità cristiana

Sono tre i piani del discorso sulla problematica degli immigrati. Non è male tornarci sopra perché sta interpellando le nostre comunità cristiane ed è doveroso offrire elementi di riflessione e anche di sintesi per poter dire una parola motivata.

Il primo piano è quello sociale e legislativo. Dobbiamo fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità, a livello politico e imprenditoriale, perché i flussi migratori siano regolati da una normativa seria ed esigente, perché a fronte dei diritti personali emergano anche i doveri che consentono una convivenza serena e costruttiva. Va denunciata la deriva partitica e ideologica che crea facili corridoi da una parte, o erige muri invalicabili dall’altra. Non di meno va promossa la cultura della sussidiarietà, in base alla quale quanto viene operato da un singolo soggetto si inserisca in un’azione corale delle strutture nazionali e internazionali. Su questo piano deve agire soprattutto chi è preposto ad organizzare la convivenza civile, sia a livello di promozione che a livello di repressione, quando è necessario. Servono chiarezza e praticabilità nelle leggi, e la certezza della pena, perché non venga vanificata la reale possibilità di integrazione. Uno dei punti nevralgici è proprio questo dell’integrazione, possibile attraverso l’impegno di tutti, anche dei singoli cittadini, perché vengano smantellate le mega strutture ricettive e si faciliti la distribuzione equa nel territorio geografico e nel tessuto umano.

Il secondo piano è quello umanitario. Le difficoltà sociali non possono farci derogare dal principio della pari dignità di ogni essere umano. La diversità culturale e religiosa non può diventare pretesto per discriminare le persone attribuendo loro stereotipi di stampo xenofobo e razzista. Neppure l’odioso e vile proliferare del terrorismo ci consente di operare riduzioni concettuali sulla inviolabile sacralità di ogni essere umano. Troppe sofferenze sono state inflitte e immani tragedie sono state perpetrate in deroga a questa verità universalmente accolta nella dichiarazione mondiale dei diritti umani. Poniamo attenzione al riguardo anche alle comprensibili reazioni del nostro animo, facile a formulare giudizi sommari e carico di altrettanta violenza, per non cadere nella trappola di chi ha interesse ad alimentare l’odio e la conflittualità.

C’è poi il terzo piano, quello dello spirito evangelico, che deve caratterizzarci come credenti in Cristo. È lo spirito dell’accoglienza, della compassione, della misericordia, lo spirito del dono, dell’amore gratuito e incondizionato. Era annunciato dai profeti che chiedevano agli israeliti di sostituire i propri sacrifici con la cura del debole e la premura per l’orfano, la vedova, il senza tetto, lo straniero. È stato incarnato dal Figlio di Dio fatto uomo che non ha fatto differenze di persone e ha sacrificato la sua vita per la salvezza dell’umanità tutta. Viene chiesto alla Chiesa, depositaria e interprete della radicalità espressa nella parabola del buon samaritano, nell’incontro di Gesù con la samaritana, nel dialogo con la cananea e nello sviluppo di tutta l’azione messianica. In che cosa consiste l’identità cristiana che sentiamo il bisogno e il dovere di difendere? È bene espressa dal simbolo del crocifisso, e consiste nel praticare l’amore che in quel patibolo ha trovato la sua massima espressione.

don Francesco Zenna

 

Nuova Scintilla n.33 – 03 settembre 2017