Il dovere di portare ovunque l’amore per la vita

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OCA MARINA – Testimonianza di papà Giampietro a proposito della morte del figlio Emanuele, di soli 16 anni

Il dovere di portare ovunque l’amore per la vita

Martedì 4 luglio, nella parrocchia di Oca Marina, abbiamo avuto la gioia di ospitare Gianpietro Ghidini che ci ha donato la testimonianza della sua vita improvvisamente toccata dal dolore per la morte del figlio Emanuele di 16 anni. Dal 2010, ogni anno, nella nostra parrocchia, si ricordano i bambini e i ragazzi che hanno terminato la loro vita prematuramente e che vivono in Dio. Ogni anno dopo la celebrazione della Santa Messa in loro suffragio si è voluto dare spazio a momenti di testimonianza di amore per la vita e di vittoria della vita sulla morte. In questi anni abbiamo avuto la testimonianza di un giovane uscito dalla droga e che si impegna come volontario al servizio della vita di chi può averne smarrito il senso, una riflessione drammatizzata dei giovani animatori della nostra parrocchia che ha fatto luce sulla solidarietà contro l’emarginazione e l’indifferenza verso chi vive un disagio. Abbiamo conosciuto testimoni di una fede chiara e cristallina nella semplicità della vita di tutti i giorni, i Santi della porta accanto, come li ha definiti Papa Francesco: Chiara Corbella, Giulia Gablieli, Filippo Bataloni, Gianluca Firetti. Quest’anno papà Giampietro ha parlato di amore, di perdono, del recupero della nostra umanità soffocata dalla frenesia del mondo che ci spinge a correre, che ci distrae con la fretta cronica delle cose da fare e ci fa perdere i rapporti tra di noi, il dialogo con le persone che amiamo, l’accorgerci dell’altro, delle sue difficoltà e sentimenti tutti protesi a pensare ed ascoltare solo noi stessi, a pretendere di star bene noi, dimenticandoci che l’uomo è tale ed è vivo solo in relazione con il prossimo.

Giampietro, nel dolore più grande che possa provare una persona e volendo morire anche lui, ha sperimentato l’immensa forza dell’amore per la vita, per suo figlio, per la sua famiglia e per il dovere di lottare contro una cultura di morte che sta piano piano inquinando e soffocando l’umanità intera. Ecco uno stralcio della lettera che papà Giampietro ha scritto qualche giorno dopo la morte di Emanuele: “Ho iniziato a scendere in un baratro sempre più profondo. Penso di essermi molto avvicinato alla follia. Poi ho sentito dentro di me un’energia fuori dal comune. Ti ho sentito dentro di me e subito ho avuto chiaro davanti agli occhi cosa dovevo fare. Dedicare la vita ai giovani per creare loro occasioni lavorative. Fonderò un’associazione che si occuperà di lanciare nuovi progetti ed idee mediante l’impiego di giovani ragazzi. Svilupperemo le idee ed i brevetti che io e te abbiamo steso insieme. Eravamo entrambi convinti che questo mondo si può migliorare. Devi darmi solo la forza di realizzarlo e darmi qualche spunto da dove ti trovi. Ai tuoi amici ho detto una cosa: quando hanno un problema, anche il più grande, non devono tenerlo dentro di loro, ma parlarne con i genitori. Un genitore dà la vita per un figlio ed è in grado di perdonare qualsiasi cazzata. Organizzeremo eventi in tuo nome, grazie al quale, uniti, riusciremo almeno in parte a convogliare tutta l’energia che hai sprigionato in modo positivo e, se Dio lo vorrà, almeno nel nostro piccolo, potremo dire che grazie a te il bene avrà trionfato sul male”.

Da qui nasce l’associazione “Ema pesciolino rosso” che si occupa di portare ovunque l’amore per la vita, l’attenzione per i giovani, affinché abbiano l’opportunità di vivere i loro sogni, i loro progetti, guardando al futuro con l’entusiasmo proprio della giovinezza. In 3 anni e mezzo ha parlato in quasi 900 scuole, oratori, parrocchie. Tra i progetti dell’associazione, oltre a mettere in guardia i giovani sul pericolo di alcool e droga, attraverso i suoi accorati appelli da “padre a figli”, un “Corso di autostima per ragazzi dagli 11 ai 18 anni” direttamente in spiaggia a Riccione e la collaborazione con don Roberto, un prete di Roma, che si occupa dei ragazzi di strada nel progetto “Ali spezzate” e dare a don Roberto tutte le risorse necessarie per continuare a far crescere questi ragazzi, facendoli lavorare, studiare e non smettere di amare la vita!

“Non lasciatevi rubare la Speranza” continua a gridare papa Francesco a tutti noi. Con grande riconoscenza al Signore che sempre ci accompagna della vita e mette sul nostro cammino tante persone che ci incoraggiano a credere nell’amore che vince sempre e comunque.

Mauro e Maura Canella

Nuova Scintilla n.29 – 23 luglio 2017