Gesù divin Maestro mite e umile

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PAROLA DI DIO  – DOMENICA XIV DEL TEMPO ORDINARIO –  A

LETTURE: Zc 9,9-10; Dal Salmo 144; Rm 8,9.11-13; Mt 11,25-30

Gesù divin Maestro mite e umile

Zc 9,9-10: “Ecco a te viene il tuo re…giusto, vittorioso, umile”.

Ecco il sogno di Dio che un profeta è inviato a far conoscere agli uomini. E’ un sogno che riguarda tutta l’umanità, “da mare a mare e dal Fiume fino ai confini della terra”. In che cosa consiste questo sogno di Dio che gli uomini devono conoscere? “Fare sparire il carro da guerra…il cavallo…l’arco da guerra…e annunciare la pace alle nazioni”. Confrontiamo questo sogno di Dio con il sogno di noi uomini di questo nostro tempo: non regalità/servizio ma dominio, non incremento di strumenti di sviluppo umano e di pace ma corsa alle armi di distruzione di tutti i tipi, non progetti di collaborazione e sviluppo per tutti i popoli, ma repressioni, ingiustizie, popoli che sfruttano altri popoli. Chi realizzerà questo sogno di Dio? Verrà “un re giusto e vittorioso”, senza armi,  non si presenterà con parate militari, ma in groppa al mezzo di trasporto di tutti i giorni di vita normale, in groppa a un piccolo asino bigio preso a prestito. Questi sono i sogni e i pensieri di Dio, i progetti per realizzare i quali manderà Qualcuno a coinvolgere gli uomini in quella realizzazione. Ma i cristiani, proprio in quanto suoi discepoli, si fanno promotori e annunciatori di questi ‘sogni di Dio’ e di questa missione loro affidata da Gesù?

Dal Salmo 144: “Benedirò il tuo nome per sempre, Signore”. 

Il Salmo 144 è un inno con diversi inviti alla lode a Dio intercalati a descrizioni della sua misericordia. Vengono riprese solo quattro strofe di due versetti ciascuna, quindi 8 versetti su 21 dell’intero salmo. Si comincia con un ripetuto auto-invito personale alla lode a Dio, seguito dalla proclamazione di Dio misericordioso. Tutta la creazione, insieme ai fedeli, è invitata alla lode a Dio e al suo regno. Lo stile del ‘regnare’ di Dio e del manifestare la sua potenza è caratterizzato da azioni di misericordia verso l’uomo. Proprio questo stile manifesta il volto autentico del Re divino!  

Rm 8,9.11-13: “…lo Spirito di Dio abita in voi”.

Tutta la vita del cristiano nasce da questo dono: “lo Spirito di Dio abita in voi”. Tutto il resto ne è conseguenza: “non siete sotto il dominio della carne (delle passioni egoistiche)”; “apparteniamo a Cristo”; “lo Spirito darà la vita ai nostri corpi mortali”; “non viviamo più secondo i desideri carnali…ma …facciamo morire le opere del corpo” (significa che la nostra vita non è più dominata dall’egoismo ma liberata dallo Spirito per amare). Viene spontanea una domanda di fronte a questo dono che Dio ci ha offerto in Cristo: ma noi ci abbeveriamo allo Spirito attraverso la partecipazione alla vita sacramentale? Non sarà proprio per questo che rimaniamo ancora schiavi dei nostri vizi e egoismi e poco docili allo Spirito stesso? 

Mt 11,25-30: “Il mio giogo è dolce, il mio carico leggero”.

Gesù va per i villaggi della Galilea predicando il vangelo del Regno di Dio. Entra nelle sinagoghe per partecipare agli incontri di preghiera sulla Parola di Dio e prende la parola per aiutare i presenti a capire le Scritture Sacre. Ma chi accetta il suo nuovo modo di intendere le Scritture? Come reagisce le gente alla sua ‘nuova dottrina’ con la quale parla di Dio in maniera così confidenziale ed unica tanto da definirsi ‘suo Figlio’? Chi lo segue come discepolo?  Il brano del vangelo risponde a questi interrogativi. Innanzitutto Gesù si rivolge al Padre (vv. 25-26) con un’invocazione di lode e di accettazione della sua volontà: “Ti benedico o Padre…perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti ed intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te”. Come mai proprio i ‘conoscitori delle Scritture’ non accolgono la rivelazione di Gesù, ma la accoglie invece il popolo semplice? Gesù riconosce in questo la benevolenza di Dio che si dà a conoscere a chi ha l’atteggiamento di disponibilità ad accogliere il mistero di Dio e non la pretesa di possederlo e definirlo grazie ai suoi sforzi e capacità.

Poi (v. 27) Gesù parla di se stesso, del suo rapporto filiale con il Padre e della sua missione tra gli uomini. “Tutto mi è stato dato dal Padre…”. La missione di Cristo è quella di portare alla conoscenza e all’esperienza del Padre. A lui il Padre ha dato ogni autorità. La conoscenza e l’esperienza di Dio come Padre da parte degli uomini passa attraverso la relazione col suo Figlio Gesù.

Infine (vv. 2830), Gesù si rivolge a tutti, in particolare a coloro ai quali la religione, con tutte le sue prescrizioni e divieti, è proposta come un grande peso. Gesù li invita a mettersi alla sua scuola, al suo seguito per essere liberati da quei pesi e trovare invece nel vivere la fede sollievo e gioia. “Venite a me…, prendete il mio giogo…, imparate da me…”. E’ un forte invito ( tre imperativi: venite, prendete, imparate) a diventare discepoli di Gesù, passando dal vivere la propria relazione con Dio come peso e giogo al viverla come gioia e ristoro. Di Gesù, Maestro dal cuore mite e umile, ci si può fidare: egli non è venuto a imporre pesi inutili ma a portare la gioia e il sollievo di vivere la relazione col Padre da figli amati e non da schiavi sottoposti ad una infinità di pesi inutili.

+ Adriano Tessarollo