Dove il Signore, lì anche il discepolo

Facebooktwitterpinterestmail

PAROLA DI DIO – ASCENSIONE DEL SIGNORE – A

LETTURE:  At 1,1-11; Dal Salmo 46; Ef 1, 17-23; Mt 28,16-20

Dove il Signore, lì anche il discepolo

At 1,1-11: “Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo…”

Gesù “si mostrò agli apostoli vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio”. Gli apostoli sono vissuti con Gesù circa tre anni alla sua scuola e in sua compagnia, hanno partecipato con Lui alla missione, sono stati testimoni della sua passione e morte e infine hanno vissuto esperienze tutte particolari nelle quali Gesù “si mostrò loro vivo… parlando con loro” dopo la risurrezione. Queste ultime esperienze sono state un tempo privilegiato riservato a loro e ad altri discepoli, tempo che si è concluso con l’ultima grande apparizione nella quale Gesù ha affidato loro la sua stessa missione: essi, “con la presenza e la forza dello Spirito Santo avrebbero predicato Gesù e il suo Vangelo a partire da Gerusalemme, attraverso la Giudea e la Samaria, fino ai confini della terra”. Di questa loro missione e delle ‘cose riguardanti il regno di Dio’ Gesù parla loro “mentre si trovava a tavola con essi”, cioè durante il pasto nel quale Egli, risorto e vivo, si faceva presente. In ogni pasto eucaristico, Gesù anche oggi si fa presente, parla delle cose riguardanti il Regno, riaffida la missione di annunciarlo a tutti gli uomini e rinnova il dono del suo Spirito. Ma lui, l’uomo Gesù di Nazaret, scompare? Non sarà più presente? O in quale forma sarà presente? La sua presenza ora sarà come quella del “Padre che è nei Cieli” e in unione a Lui. Così insegnano gli apostoli: Gesù, risorto e vivo, partecipa con il Padre alla cura del mondo, si prende cura dei discepoli, li accompagna e li assiste nella loro missione col dono dello Spirito Santo. La sua presenza è affidata ai segni sacramentali della Parola e del Pane, attorno ai quali Egli in ogni tempo raduna la comunità dei suoi discepoli, per i quali ha donato Se stesso. E nello stesso tempo Egli li attende per il grande e definitivo incontro, quando anch’essi saranno per sempre radunati con Lui attorno al Padre, “che è nei cieli”. La vita del discepolo di Cristo è dunque ora impegnata nell’annuncio del vangelo in attesa di quell’incontro definitivo.

Dal Salmo 46: “Ascende il Signore tra canti di gioia”.

È un tipico salmo ‘invitatorio’, attraverso il quale l’Assemblea è invitata a dare lode al Signore per quello che Egli è e per quello che opera per il suo popolo. Nella liturgia odierna il salmo è riferito a Cristo che ‘salendo al Cielo’ partecipa con il Padre alla Signoria sul mondo, da dove, quasi come da un trono regale, da Lassù, veglia e domina su tutta la terra e su tutti gli uomini. Ecco il motivo per lodare Dio e cantare la nostra gioia: Cristo nostro Re regna su di noi vegliando con amore e misericordia.

Ef 1, 17-23: “… farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati…”

Abbiamo qui una preghiera rivolta al “Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria” perché Egli conceda ai credenti l’illuminazione sapiente perché possano fare esperienza sempre più profonda di Dio stesso e di ciò che Lui riserva per essi: per mezzo della fede essi sono chiamati a condividere la preziosa eredità assicurata dalla potenza di Dio. Tale potenza di Dio è stata svelata nel gran finale della storia di Gesù: risuscitato da morte, intronizzato nel cielo, costituito capo e signore di ogni altro essere, posto al di sopra di ogni altra realtà. Proprio questo Gesù, così innalzato e partecipe della gloria e della potenza di Dio è costituito anche capo della sua Chiesa di cui essa è come il corpo, forma cioè con Lui un tutt’uno, ma da Lui essa riceve tutta la ricchezza della vita divina. Con queste parole l’apostolo, mentre ci porta a contemplare l’esaltazione di Cristo risorto e partecipe della condizione divina (asceso al cielo), ci fa innalzare lo sguardo su ciò che anche ai credenti è riservato e promesso per il futuro e considerare la ricchezza della vita divina cui già ora la Chiesa partecipa per la sua unione e obbedienza a Cristo, suo Capo.

Mt 28,16-20: “Io sono con voi tutti i giorni”.

I discepoli sono convocati ancora sul monte, luogo delle loro prime esperienze con Gesù, per un nuovo inizio. Anche l’antico popolo ebraico era nato dall’appuntamento con Dio al Sinai: lì aveva ascoltato la sua parola e si era prostrato davanti a Lui in adorazione (Es 19.20.24). Ora anche la nuova comunità di Gesù nasce nel riconoscimento adorante di Lui, in ascolto della sua parola: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra… Andate e fate discepoli tutti i popoli”. L’autorità che Israele riconosceva a Dio, ora è riconosciuta a Gesù. La nuova comunità deve uscire per cercare discepoli tra tutti i popoli: “Battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Si entra nella nuova comunità attraverso un nuovo rito di iniziazione, che sostituisce quello della circoncisione. Un rito che qualifica la nuova vita del discepolo per la sua appartenenza a Dio e alla comunità che si professa fedele agli impegni dell’alleanza con Dio: “Insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”. È un comando di rottura e di novità. È rottura con la tradizione precedente e accoglienza del suo nuovo insegnamento. Oltre a quanto ‘è stato detto e fatto’, ora bisogna rifarsi all’insegnamento di Gesù. Ma c’è di più: “Io sono con voi tutti i giorni…”, finale che rassicura i discepoli sulla presenza di Gesù che non lascerà mai la sua Chiesa.

Con queste parole termina il vangelo di Matteo, vangelo della Chiesa che ha come regola la vita e gli insegnamenti di Gesù. Con la morte, risurrezione e ritorno di Gesù al Padre (Ascensione), i discepoli vengono inviati alla missione tra gli uomini di ogni popolo, accompagnati dal Signore risorto, per dare vita ad una ‘nuova’ comunità animata dallo Spirito di Dio, che vive secondo la ‘nuova’ legge dell’amore e nella quale si entra col ‘nuovo’ rito di iniziazione, che immerge il battezzato nella vita divina di Dio, Padre, Figlio e Spirito.

+ Adriano Tessarollo

Nuova Scintilla n.21 – 28 maggio 2017