Non abbiate paura!

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Veglia per i missionari martiri

Il racconto di Suor Vania: il martirio delle sei Suore delle Poverelle in Congo

Non abbiate paura

Venerdì 24 marzo sera, all’interno delle “24 ore per il Signore” abbiamo avuto la possibilità di vivere la veglia diocesana in memoria dei missionari martiri. È stato un momento semplice ma molto significativo sia per la cornice di preghiera e adorazione che ha preceduto e seguito la veglia, sia per l’intensità della preghiera e della testimonianza presentata al suo interno. Accompagnati dal coro di Porto Viro, abbiamo meditato sul tema della giornata “Non abbiate paura” e, in particolare, sul racconto fatto da suor Vania Mapelli, una suora delle Poverelle che, nate a Bergamo, operano nella nostra diocesi, nel vicariato di Ca’ Venier, dagli anni ‘50. Suor Vania sta portando avanti la causa di beatificazione di 6 suore della sua congregazione che, nel 1995, sono morte a causa di un’epidemia di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo. Attraverso la sua testimonianza ci ha descritto come Suor Floralba, Suor Clarangela, Suor Danielangela, Suor Dinarosa, Suor Annelvira, Suor Vitarosa sono state donne capaci di vangelo.

Hanno lasciato che Cristo afferrasse pienamente la loro vita, fino a spingersi lontano, al di là di ogni limite di spazio, di culture, di lingua, di razza guidate solo dalla ricerca dei più poveri. Nella terra d’Africa hanno portato il gusto di Dio e la luce della speranza e hanno irradiato la gioia che sbocciava nel loro cuore pieno di Dio. Hanno operato nella normalità del quotidiano, all’interno di ospedali, ambulatori, lebbrosari, maternità, orfanotrofi e sanatori, mettendo a frutto le proprie conoscenze infermieristiche e imprimendo alla propria attività una carica umana che andava al di là di un semplice lavoro. Era come se queste suore andassero alla ricerca dei malati, dei denutriti, degli abbandonati per essere anzitutto vicine e far sentire il loro affetto. Esse avevano a cuore i poveri, come e forse più della loro vita. Suor Vania ci ha ricordato come attingessero la forza di andare verso i poveri dalla fede in Dio, dall’amore a Gesù. Ciò che colpisce nella malattia che, in modo imprevisto e imprevedibile, le ha raggiunte, è la pronta sollecitudine a stringersi attorno a chi tra le suore via via si ammalava. Se la carità verso i poveri è stata per loro “regola di vita”, ancor di più hanno sentito il bisogno di vivere la vicinanza con le consorelle bisognose. Sono state vicine le une alle altre nel momento della prova più dura non per dovere o per obbedienza, né tanto meno per ostentazione, ma per una esigenza di amore. Il vescovo poi, nella sua melia, ha sottolineato il grande valore di “donare la vita fino alla fine” e il compito della testimonianza affidato anche a noi nel nostro ambiente di vita. Queste 6 suore morte di Ebola continuano a parlarci con la loro testimonianza: ci esortano a non dimenticare che il Signore agisce in ogni situazione esistenziale, anche quelle più amare e desolanti; ci insegnano a stare da cristiani nella storia quando il cuore è afflitto, angosciato e disorientato e quando bisogna affrontare tempi duri e insidiosi. Proprio in questa domenica 2 aprile le nostre comunità sono invitate alla colletta quaresimale per sostenere un progetto a servizio della maternità nelle zone in cui operarono le 6 suore.

Stefania D.

Nuova Scintilla n.13 – 02 aprile 2017